BOMBE A GRAPPOLO. RAMPONI, L’ITALIA DICE NO

di Carla Isabella Elena Cace

Il Senato ha approvato all'unanimità un disegno di legge contenente la ratifica della Convenzione di Oslo del dicembre 2008 per la messa al bando delle munizioni a grappolo, le cosiddette cluster bomb. Si tratta di armi 'disumane' perché colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile. La Convenzione e' stata firmata da 108 Paesi che si sono impegnati a proibirne l'uso, la produzione e lo stoccaggio. Quelle esistenti dovranno essere distrutte. Sono molti ancora i Paesi che non hanno aderito: Stati Uniti, Russia, Cina, India, Pakistan, Iran, Israele, Brasile, Estonia, Lettonia, Polonia, Grecia e Finlandia. Si calcola che le bombe a grappolo causino la morte di almeno 11 mila persone civili l'anno nei 23 Paesi dove sono ancora disseminate. Un quarto delle vittime sono bambini. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha definito fondamentale la tappa della Convenzione di Oslo per il cammino verso il disarmo mondiale ed ha auspicato che presto tutto il mondo venga liberato da queste ''armi ignobili''. Ascoltiamo in merito il senatore Luigi Ramponi, componente della Commissione Difesa.

Un voto unanime dell'Aula del Senato per dire no alle bombe a grappolo. Un ordigno molto pericoloso?
“Intanto le definiamo impropriamente 'a grappolo', poiché si tratta in realtà di contenitori posti nelle testate dei proiettili, dei missili o direttamente all'interno degli aerei o degli elicotteri. Tali armi riescono a spargere nell'ambiente tutta una serie di piccole bombe che, praticamente, interdicono la percorrenza dell'area che viene letteralmente invasa”.

Il problema è che ne rimangono molte inesplose, giusto?
“Si. Il problema è che queste bombe dovrebbero rimanere efficienti soltanto per due o tre ore, per poi auto-eliminarsi. Succede, però, che molte rimangono inesplose e quindi divengono pericolose, specialmente nelle aree con fitta vegetazione, in quanto nascoste dalle piante. Quando qualcuno si avvicina e erroneamente le tocca, infatti, esplodono”.

Questo voto del Senato, dunque, è un passo decisivo per l'eliminazione di questi terribili ordigni che, in realtà, sono ancora utilizzati?
“Certamente. Ma è importante sottolineare che vengono utilizzate solo da quei paesi che non hanno firmato la Convenzione”.

Dal punto di vista politico qual è l'importanza di questo ddl?
“Per quanto riguarda la coscienza, più che la politica, si prende atto che non è possibile utilizzare un tipo di arma efficace non soltanto nei confronti degli avversari e dei terroristi, ma che finisce per essere estremamente nociva nei confronti della popolazione civile”.

Il provvedimento prevede anche la distruzione degli stock presenti nei nostri arsenali. E' così?
“Si, il provvedimento prevede due allocazioni di risorse. La prima è per l'eliminazione dei nostri stock e anche per la bonifica dei territori eventualmente soggetti ad attacchi di questo genere; la seconda è per sostenere la cura di coloro che hanno subito effetti letali o lesioni proprio a seguito dell'esplosione di una cluster bomb”.

Quindi ci sarà un impegno concreto dell'Italia su questo fronte?
“L''Italia ha già iniziato un percorso in tal senso. Quando un sistema è messo fuori legge da una convenzione e si firma, sarei sorpreso se non avessimo già eliminato tali ordigni. Devo dire che, oltre a non averli più negli arsenali, è proibito anche produrli e finanziare coloro che producono cose di questo genere”.

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