POST 150°

Si vanno esaurendo le celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia e tranne qualche presa di posizione decisamente sciocca – come lo show del leghista Salvini che il giorno 17 ha portato la sua scrivania in piazza sotto il Municipio di Milano per far vedere “che lui lavorava” – mi sono sembrate manifestazioni partecipare e composte il che, visto il clima che gira, non è cosa da poco. Archiviata la festa resta però la sostanza: che può fare ciascuno di noi per la nostra Patria? Come sentirci parte di una comunità nazionale? Come superare un momento di difficoltà innegabile del “senso di appartenenza” non solo sventolando per un giorno il tricolore ma lavorando concretamente? Mi auguro che le occasioni di questi giorni siano servite a tutti per almeno un attimo di riflessione perché quell'unità 150 anni fa è arrivata per il sacrificio di tante persone. Ritornare quindi tutti ad un po' di sano spirito di sacrificio per la nostra comunità, a tutti i livelli? Allora sì che sarebbero stati utili i festeggiamenti e 150 anni non sarebbero passati invano…
LIBIA: I MIEI DUBBI
L'Italia parteciperà alle azioni in Libia in linea con l'atteggiamento che terranno i nostri alleati, ma permettetemi di temere l'innesco dell'ennesimo pasticcio, questa volta a due passi da noi.
Non c'è dubbio che Gheddafi vada fermato e che sia un sanguinario tiranno, anche se fino a qualche mese fa – potendo ricattarci con petrolio e clandestini – veniva ossequiato e baciato in Italia così come gli inglesi liberavano l'attentatore della PAN AM, ma qui si rischia di lanciare un'altra guerra senza capire dove andare a parare.
Sarà forse un conflitto strategicamente più semplice che non contro Saddam Hussein (iniziato più di dieci anni fa, ma che ancor oggi in Iraq causa disastri spaventosi) o in Afghanistan dove ci stiamo controvoglia e senza idee chiare, sperando che nel frattempo qualcosa si aggiusti, ma temendo che tra dieci anni saremo ancora a leggere di attentati.
Anche in Libia infatti la situazione è confusa e al momento in cui butto giù queste note poco è comprensibile.
Si vogliono mandare aerei ma non soldati, si vogliono aiutare gli insorti ma si teme una escalation arabo-estremista. La Francia vuole la guerra perchè domenica prossima si vota, la Germania il contrario per opposti motivi elettorali interni, Obama (il famoso premio Nobel per la pace…) improvvisamente si sveglia dopo settimane di silenzio e preanuncia pure lui venti di guerra. E' lecito esprimere qualche preoccupazione? Anche perché la posizione italiana sembra – come quasi sempre – quella del ” Vorrei ma non posso, picchiatevi tra voi, ma non fatevi troppo male.” Speriamo in bene…
NUCLEARE
Le migliaia di vittime del più forte terremoto in Giappone dell'ultimo secolo e il successivo tsunami con decine di migliaia di scomparsi rimpiccioliscono per importanza nelle cronache in Italia per l'immediato riavvio non già di un sacrosanto dibattito, ma di una vera e propria rissa sul nucleare. Tutte le notizie vengono date con un'enfasi particolare da catastrofe nucleare imminente, mentre speriamo così non sarà. Ricordato che comunque ha fatto migliaia di volte più vittime quella diga giapponese che abbiamo visto crollare in televisione piuttosto (almeno per ora) della centrale nucleare a rischio e ricordato che anche dopo il Vajont le dighe si sono ancora continuate a costruire, vedo esponenti politici di sinistra tutti contenti perché “l'avevamo detto noi che il nucleare è “cattivo”, quasi che lo tsunami sia stato un ottimo lancio per l'imminente campagna elettorale referendaria.
Questo atteggiamento mi dà fastidio perché è di una ipocrisia indecente. Perfino il computer sul quale leggete queste note è alimentato da energia elettrica che è in buona parte importata in Italia dai paesi confinanti, dove è prodotta dalle centrali nucleari…
Potremmo andare avanti infatti per ore a dibattere, ma serve? Tanto in Italia le nostre generazioni non vedranno comunque nuove centrali nucleari perché solo in Italia su questa materia non si avrà mai il coraggio di prendere una qualsivoglia decisione.
Dovrebbero essere sempre e solo i tecnici a dire se e dove va fatta una centrale, non politici e amministratori che dicono “si” o “no” sulla base dell'umore del momento, pronti comunque a dire “no” davanti alla scontata protesta di piazza.
Siamo in un paese dove perfino le (poche, per fortuna) scorie radioattive non sono state stoccate a Scanzano Ionico dove geologicamente era giusto farlo nella massima sicurezza solo perché ha vinto la piazza e un governo (Berlusconi 2001-2006) non ha avuto il coraggio di insistere a metterle al sicuro perchè – tanto per cambiare – la gente protestava. Così dall'immondizia di Napoli ai fusti radioattivi tutto va all'estero, comodo (quanto costoso) scaricabarile, politico e di coscienze.
Noi siamo tutti verdi, ecologisti…però poi non va bene né l'eolico (le pale deturpano) né il fotovoltaico (dove sembrano siano pullulate le truffe, bisognerebbe verificare) né l'idroelettrico, perchè si disseccano i fiumi.
Tutto vero, tutto giusto: basta che il cerino lo spengano gli altri e intanto paghiamo l'energia e la benzina più cara del mondo, le nostre aziende perdono in concorrenza, ci siamo tenuti per mano Gheddafi (così come sbaciucchiamo tiranni di mezzo mondo, all'Africa alle repubbliche asiatiche, alla Russia solo perchè ci vendano gas o petrolio a peso d'oro).
Soluzioni? Innanzitutto risparmiando energia…ma se brucia una lampada pubblica ricevo le proteste in municipio, il car-pooling non l'usa nessuno, l'80% della gente non va in autobus. Noi italiani siamo tutti individualisti, autonomi, presunti ecologisti ed ecologicamente spreconi. E il nucleare? Per carità…che ci pensino gli altri!

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