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SCARCERAZIONE PODLECH: INDIGNAZIONE E INQUITETANTI INTERROGATIVI

A pochi giorni dalla sentenza finale del processo in corso a Roma, rischia di fuggire dall'Italia e dalla giustizia il “procuratore militare” del Cile di Pinochet.

La scarcerazione di Alfonso Podlech, il procuratore militare cileno detenuto a Rebibbia e da due anni al centro del processo per la morte del “desaparecido” italiano Omar Venturelli (all'epoca sacerdote cattolico impegnato nell'opposizione politica al governo di Pinochet) ci indigna profondamente e apre inquietanti interrogativi.

Indignazione e stupore perché siamo a pochi giorni dalla requisitoria finale del Procuratore Giancarlo Capaldo e a poche settimane dalla conclusione del processo, prevista per il mese di aprile.

Interrogativi inquietanti, perché tale inspiegabile atto – disposto dal Tribunale del riesame che esclude il “pericolo di fuga” dell'imputato – avviene a pochi giorni dalla visita in Italia del nuovo Presidente del Cile Pinera.

Come cittadino della Repubblica, come parlamentare eletto nella ripartizione America Meridionale della Circoscrizione Estero e come membro del “Comitato per il processo Podlech” voglio esprimere la profonda preoccupazione per il fortissimo rischio di fuga di Podlech alla vigilia della conclusione del processo, esprimendo a Maria Paz Venturelli (figlia di Omar Venturelli) la solidarietà umana e politica per un atto che riapre la grande ferita di questa e di tutte le vittime della brutalità del regime dittatoriale di Pinochet.

Per quanto mi compete mi adopererò affinché la giustizia possa compiere il suo corso, a partire dalla presenza in aula di Podlech fino alla conclusione del processo; invito chiunque sia sensibile a questo tema a fare sentire la propria voce presso le istituzioni italiane e cilene a favore del pieno rispetto della memoria e della giustizia per una delle pagine più buie del nostro dopoguerra.

ITALIA
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