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Italiani all’estero: Qousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? (Sino a quando dunque, Catilina abuserai della nostra pazienza?). Italiani dimettetevi Il 17 marzo

150° dell'Unità d'Italia, una grande occasione per l'onore e la dignità

Non se ne può più degli italiani all’estero. La nostra pazienza arriverà sino al punto di andare casa per casa ad ammonirli severamente di togliersi dalle scatole.
Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? (Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà [la tua] sfrenata audacia?”).
Infidi figuri circolano e guidano queste masse. Li logora la voglia di emergere e di essere eletti nel Parlamento italiano con la scusa della rappresentanza. Senza merito, senza studio, senza cognizione alcuna né delle cose che pensano né per quelle che fanno. Quale pretesa sciagurata e svergognata. La faccia pallida come il culo bianco eternamente nascosto alla luce del sole. La mala fede emerge come l’olio sull’acqua e si vede benissimo. Tutti i tentativi che si fanno sono miserabili e senza basi perché non si sa cosa dire alla gente. Molti di questi hanno i capelli bianchi e le rughe da pensieri di riscatto perché hanno una idea distorta della vita degli uomini. Per questi l’umanità è divisa in maniera netta da uomini che non sono emigrati ed uomini che sono emigrati. Punto. Con queste premesse è chiaro a tutti che non c’è posto nelle istituzioni italiane per tali personaggi che non hanno valori ma sanno solo lamentare di essere all’estero come una febbre grave che chi non l’ha contratta non può capire cosa sia. Non sono capaci di esprimersi attaccati come sono alla possibilità, forse l’ultima, di farcela con la scusa della necessità di intervenire. Signori, lo dico senza pregiudizi ma con grande serenità perché sono anch’io uno fuori confine, avete rotto i coglioni. Fatevi da parte, ammettete di essere incapaci, ammettete di essere quelli che si sono appropriati di 18 posti senza averne alcuna necessità. Restituite all’Italia i soldi dei parlamentari che non sono serviti a nessuno. Fate un passo indietro e con un gesto di responsabilità dimettetevi agli occhi degli italiani in Italia lasciando definitivamente ogni possibilità di contatto con la madre patria. Siate onesti e non fate che la pazienza trabocchi oltre gli argini e finire alla porta come mendicanti indesiderati. Ormai rassegnatevi alla vostra incapacità cronica di organizzarvi. Ormai i vostri figli parlano “straniero” e vi prendono a pacche sulle spalle senza neanche una lacrima all’occhio di circostanza. Arrendetevi il 17 prossimo venturo ufficialmente, in pompa magna a schiena ritta e capo fiero. Farete un bella figura e forse qualcuno vi prenderà in considerazione finalmente.

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