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I nuovi italiani celebreranno insieme ai Milanesi il 150° UNITA’ d’ITALIA – 17 marzo ore 11.00 (Con preghiera di massima diffusione)

Carissimi amici,

Vi trasmetto in allegato il volantino dell’importante evento in occasione del 150° anniversario dell’UNITA’ d’ITALIA che si terrà il 17 marzo ore 11.00 in Piazza della Basilica di San Lorenzo – Corso di Porta Ticinese, 35 – Milano a cui Vi invito a partecipare.
Vi prego inoltre di pubblicizzare l’evento e di trasmetterlo a tutti Vostri contatti.
Vi ringrazio della sempre disponibile collaborazione.

Cari saluti.

HèctorDavid Villanueva
CIRCLA – Centro di Integrazione permanente di Rappresentanza della Comunità Latino-Americana

www.circla.org

Via Domenico Veneziano, 6 – 20139

Tel : 0039 338 3414438

Milano – Italia

e-mail : hectorvillanueva@libero.it

“DIALOGO INTERCULTURALE, STRUMENTO DI PACE ED INTEGRAZIONE”

La sfida di oggi è passare da una società multiculturale a una interculturale,dove le identità culturali, etniche, religiose e sociali non entrino inconflitto, ma creino la convivialità delle differenze. Solo superando i punti di vista egocentrici e soggettivi, il pregiudizio e lo stereotipo, può diffondersi una sanaconvivenza umana, basata sull’accoglienza, il rispetto e la condivisione.

HèctorDavid Villanueva

Associazione CIRCLA
A.R.I. (Ass.ne Rumeni in Italia)
Ass.ne Arcobaleno o.n.l.u.s.
Associazione Sodalis
Cappellania Migranti – Santo Stefano
Comunità di Sant’Egidio
CO.RE.IS Italiana
Prima Scuola Cinese Milano Italia
Unione Giuristi Cattolici di Milano

Con il patrocinio di :

Consolato Generale del Guatemala
Consolato Generale del Libano
Consolato Generale Romania
Consolato Generale del Pakistan
Consolato Generale di Svezia
Cons. Gen. Rep. Bolivariana Venezuela

Sono presenti rappresentanti di:

Afganistan, Albania, Algeria, Argentina, Armenia,

Azerbaijan, Bangladesh, Belize, Biellorussia, Bolivia,

Brasile, Bulgaria, Cile, Cina, Colombia, Congo Brazaville,

Costarica, Cuba, Ecuador, Egitto, El Salvador, Eritrea,

Filippine, Georgia, Guatemala, Honduras, India,

Indonesia, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Madagascar,

Marocco, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Nigeria,

Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Polonia, Repubblica

Dominicana, Romania, Russia, Rwanda, Senegal, Siria,

Sri-Lanka, Svezia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Uruguay,

Uzbekistan, Venezuela.

Antonio Raimondi fu un eroe della nostra Indipendenza

in Perù, la storia di Antonio Raimondi è studiata nelle scuole, a lui sono
intitolati musei, biblioteche, circoli culturali e centri scolastici, mentre in
Italia è quasi sconosciuto.Eppure fu un eroe della nostra Indipendenza e uno
degli studiosi più importanti ed eclettici.

Nato a Milano nel 1824, Raimondi combatté con onore contro il Maresciallo
Radetzky, durante le CinqueGiornate di Milano (18-22 marzo 1848) e difese la
giovane Repubblica Romana contro i francesi, nel 1849. Frustrato dalle
sconfitte e intuendo ancora troppo lontana la meta dell’Indipendenza, decise di
lasciare il nostro paese. Scelse il Perù perché, come scrive: “La sua
proverbiale ricchezza, il suo vario territorio, che sembra riunire in sé gli
arenili della costa, gli aridi deserti dell’Africa, i vasti altipiani, le
monotone steppe dell’Asia, le alte vette della cordigliera, le fredde regioni
polari, gli intricati boschi di montagna e la lussureggiante vegetazione, mi
spinsero a preferire il Perù come campo di esplorazione e studio” (da El Perú
di AntonioRaimondi).

Assieme ad Alessandro Arrigoni, che gli sarà amico fino alla fine dei suoi
giorni, giunse in Perù nel 1850. Dall’anno successivo, iniziò i viaggi di
esplorazione nel paese latinoamericano. Per quasi vent’anni, dal 1851 al 1869,
vagò fra le Ande, scese in Amazzonia e visitò la costa. Bussola alla mano, a
piedi o servendosi di muli e cavalli, e addirittura portato a spalla da
portatori locali quando, ammalato, il fisico non lo reggeva, percorse oltre
45.000 chilometri, studiando la geografia del Perù, etnie sino allora
sconosciute, la flora e la fauna, scoprendo resti archeologici, classificando
minerali, scrivendo diari di viaggio e disegnando splendidi acquerelli.
Sopportò la fatica, la fame, le intemperie del clima e le punture degli
insetti; nulla riuscì a fermare il suo desiderio di conoscenza.

Nessun campo della scienza e dell’arte gli fu sconosciuto. Primo fra tutti,
Antonio Raimondi definì i limiti geografici del Perù e disegnò la più
dettagliata Mappa Nazionale del paese andino in epoca repubblicana,
evidenziando i confini politici, i capoluoghi di provincia, i fiumi, le
montagne e ancora tracciando l’ubicazione diponti, sentieri, missioni, tambo –
costruzioni inca che fungevano da punti di ristoro-, miniere d’oro, argento e
rame. Studiò tutti i siti archeologici conosciuti e sino a quel giorno
attribuiti alla civiltà inca, ipotizzando, primo al mondo, l’esistenza di
civilizzazioni precedenti.

Durante la sua visita a Chavín de Huántar, nel dipartimento di Ancash, rimase
a lungo perplesso, osservando le imponenti rovine, di fattura e stili molti
diversi rispetto ai centri inca. “No -pensò-, questa città ha ben poco a che
vedere con gli inca”. Aveva ragione. Chavín fu un luogo di culto e una città
che prosperò 2.500 anni prima dell’impero del Tahuantinsuyu!

A proposito di questo viaggio, scrive: “…arrivai al villaggio di Chavín per
osservare le importanti rovine denominate El Castillo; penetrai nei suoi oscuri
sotterranei, percorsi in tutti i sensi, sin dove mi fu possibile, questo
intricato labirinto, vidi la pietra scolpita con simbolici disegni che, come
una colonna, sostiene i grandi massi che formano il soffitto, nel punto dove si
incontrano le gallerie e disegnai una piccola mappa della zona che ero riuscito
a visitare” (da El Perú).

Terminata la visita delle rovine, Antonio si concesse un poco di riposo,
ospite di un contadino della zona. Sorseggiando un boccale di chicha, la birra
di mais, all’interno della povera abitazione, rimase perplesso dal contrasto
tra le pareti della casa, costruite con i classici adobe –mattoni di paglia e
fango- e il lungo tavolo dipietra annerita sul quale erano adagiate pannocchie
di mais e patate. Tastò la tavola, scoprendo sulla faccia inferiore fini
incisioni. Emozionato, offrì all’ospite una somma di denaro per l’acquisto
della pietra. Si trattò diuna delle scoperte più importanti: la Stele Raimondi.
Ora conservata al museo di Lima, misura 1,95 metri dialtezza e 74 centimetri di
larghezza, con uno spessore di 17 centimetri. Rappresenta, probabilmente, la
più importante divinità del tempo, Choquechinchay, il giaguaro dorato –o felino
volante-, identificato con la stella Sirio.

In quei giorni, Raimondi fece un’altra importante scoperta, la più
spettacolare pianta andina –che oggi porta il suo nome-, la Puya Raimondii.
Appartiene alla famiglia delle bromilacee ed è la più grande della specie.
Impiega circa cent’anni per raggiungere la massima estensione ed è allora che
inizia la fioritura.
Scrive lo scienziato: “…si osservano, in un terreno quasi spoglio, alcuni
grandi cespugli con foglie spinose ai bordi, nel mezzo dei quali si alza un
gigantesco fusto coperto per quasi tutta la lunghezza da fitte spighe di
fiori”.

L’opera di Raimondi fu vasta; compilò il più completo inventario di risorse
minerarie del Perù, descrisse e catalogò giacimenti di fossili, studiò i
giganteschi accumuli di guano –concime naturale composto da deiezionidi
uccelli- delle isole Chincha (di queste fanno parte le famose isole Ballestas).
La sua opera fu riconosciuta a livello internazionale. Ricevette elogi, lauree
ad honorem, attestati di benemerenza da diverse istituzioni; fra le altre,
dalla Royal Geographic Society di Londra, dalla Società Italiana di
Antropologia, Etnologia e Psicologia Comparata, dalla Facoltà di Medicina dell’
Università San Marcos di Lima e dalla Società Geografica di Parigi.

Nel 1869, Raimondi si sposa con Adela Loli e, dalla loro unione, nascono tre
figli.
Il 26 ottobre del 1890, muore a San Pedro de Lloc, nei pressi di Trujillo, in
casa dell’amico di sempre, Alessandro Arrigoni. Ora riposa nel cimitero
Presbitero Maestro di Lima, in un mausoleo costruito per lui e il governo
peruviano gli ha dedicato un museo nella capitale.

Gabriele Poli
GARIBALDI Giuseppe Maria – Eroe dei due mondi e cittadino del Perù

Nato a Nizza il 4 luglio 1807 – morto a Caprera il 2 giugno 1882. Patriota. Generale dell’Esercito Italiano. Inizia a lavorare nella Marina Mercantile come mozzo nel 1822. Ferito alla mano destra in combattimento contro pirati greci nel 1831. Nominato Capitano marittimo il 27 febbraio 1832. Comandante del “Nostra Signora delle Grazie” dal 27 febbraio 1832. Comandante in 2^ del “Clorinda”. Nel luglio 1833 incontra Mazzini a Marsiglia e si iscrive alla Giovane Italia col nome di Borel. Soldato di leva di 3^ classe della Marina Sarda dal 26 novembre 1833 al 3 febbraio 1834. Il 3 febbraio 1834 partecipa all’ammutinamento della nave su cui è imbarcato ed è costretto a fuggire. Esule a Nizza dal 16 febbraio 1834. Processato dal Consiglio Divisionario di Guerra di Genova in contumacia e condannato a morte il 3 giugno 1834. Imbarcato su navi della flotta del Bey di Tunisi dalla fine del 1834 alla metà del 1836. Si trasferisce a Rio de Janeiro nel gennaio 1836 e acquista una nave che chiama “Mazzini”. Il 14 novembre 1936 riceve la Patente di Corsaro dal Comandante Generale delle Forze del Rio Grande del Sud. Dal 1837 al 1841 combatte per il Rio Grande del Sud con il grado di 1° Tenente. Ferito e catturato viene rinchiuso a Gualeguay. Naturalizzato cittadino peruviano il 4 giugno 1840. Liberato, nel 1841 si trasferisce a Montevideo. Il 16 giugno 1842 sposa la signora Anita Ribeira. Comandante della Legione Italiana dal 10 aprile 1843 al 15 aprile 1848. Partecipa all’insurrezione contro l’Argentina ed il 9 febbraio 1846 a Sant’Antonio del Salto riporta la più importante vittoria in America. nominato Generale Comandante Supremo delle truppe della Capitale dal Governo di Montevideo il 26 giugno 1847, dimissionario il 6 luglio 1847. Il 15 aprile 1848 parte per l’Italia ed il 21 giugno 1848 sbarca a Nizza e si mette a disposizione del Re Carlo Alberto che rifiuta. Combattente della campagna del 1848. Comandante del battaglione volontari “Anzani” dell’Esercito del Governo Provvisorio di Milano dal 25 luglio al 27 agosto 1848. Il 28 agosto per sottrarsi ad accerchiamento varca la frontiera con la Svizzera. A servizio della Repubblica Romana dal 12 dicembre 1848 al 2 luglio 1849. Comandante della Legione Volontari dal 12 dicembre 1848 al 23 aprile 1849. Promosso Generale di Brigata della Repubblica Romana il 23 aprile 1849. Comandante di Brigata dal 23 aprile al 13 maggio 1849. Sconfigge i francesi a Porta Cavalleggeri il 30 aprile 1849, le truppe Borboniche a Pelestrina il 9 maggio 1849. Comandante in Capo dell'Esercito della Repubblica Romana dal 13 maggio al 2 luglio 1849. Ferito a villa Corsini il 26 giugno 1848. Lascia Roma il 3 luglio 1849 per recarsi in soccorso della Repubblica di Venezia. Giunto a San Marino il 31 luglio 1849 scioglie i propri soldati dall'obbligo di seguirlo. Il 4 agosto 1849 in Podere Guiccioli alle Mandriole muore Anita, incinta e gravemente ammalata. Braccato dagli Austro-papali è costretto a riprendere la fuga. Riesce a raggiungere Portovenere il 5 settembre 1849, Genova il 6 settembre 1849. Arrestato a Genova il 7 settembre 1849 è invitato ad emigrare dal governo sardo. Esule a Tunisi dal 24 settembre al 18 ottobre 1849 poi Tangeri dal 19 ottobre 1849 al 3 giugno 1850, poi a New York dal 30 luglio 1850 al febbraio 1853. Operaio in una fabbrica di candele dal 1850 al 1851, Comandante del brigantino “Carmen” dal 1852 al 1853, si dedica al trasporto del rame e di grano tra il Perù, la Cina e l’Australia Rientrato in Italia l'8 maggio 1854. Nell'aprile 1855 si stabilisce sull’Isola di Caprera che ha acquistato. Aderisce alla Società Nazionale Italiana i 13 agosto 1856 e ne diviene Vice Presidente. Il 24 gennaio 1859 sposa la Marchesina Giuseppa Arimondi ma il matrimonio viene annullato dopo poche ore. Nominato Maggiore Generale dell’Esercito Piemontese il 17 marzo 1859. Presta giuramento a Torino il 20 marzo 1859. Comandante della Brigata “Cacciatori delle Alpi” dal 25 aprile al 7 agosto 1859. Combattente della campagna del 1859. Decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare l’8 giugno 1859. Dimissionario dall’Esercito il 1° agosto 1959. Comandante della Divisione Toscana dal 15 agosto al 13 novembre 1859. Promosso Tenente Generale il 15 settembre 1859. Comandante in 2^ delle Truppe della Lega dell'Italia Centrale dal 27 settembre al 13 novembre 1859. Aiutante di Campo del Re dal 16 novembre 1859. Nominato Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia il 16 gennaio 1860. Il 27 gennaio 1860 ritorna a Caprera per protesta contro la cessione di Nizza alla Francia. Il 6 maggio 1860 parte da quarto per iniziare la “Spedizione dei mille” , sbarca a Marsala l’11 maggio 1860. Sconfigge i Borboni a Calatafimi il 15 maggio, a Palermo il 27 maggio e a Milazzo il 29 luglio. Assume il Titolo di Dittatore della Sicilia dal 13 maggio al 9 settembre 1860. Il 19 agosto passa lo Stretto di Messina, il 7 settembre entra a Napoli ed il 12 ottobre sconfigge i borbonici a Volturno. Dittatore delle Due Sicilie dal 7 settembre al 29 ottobre 1860. Il 9 dicembre 1860 ritorna a Caprera, con un sacco di sementi e poche centinaia di lire, dopo aver rifiutato il grado di Generale d'Armata, il collare dell'Annunziata e dotazioni per i figli. Presidente del Comitato di Provvedimento per Roma e Venezia il 13 gennaio 1861. Il 29 luglio 1862 si reca in Sicilia da dove il 28 agosto 1862 parte con una spedizione di volontari per liberare Roma. Ferito sull’Aspromonte il 29 agosto 1862 alla coscia ed al piede destro dall’Esercito Italiano. Arrestato e condotto prigioniero al Varignano dal 2 settembre al 22 ottobre 1862, poi alla Spezia dal 22 ottobre all'8 novembre 1862 e Pisa dall'8 novembre al 19 dicembre 1862. Amnistiato il 19 dicembre 1862, torna a Caprera dove vive in isolamento fino all'11 giugno 1866. Dal 3 al 28 aprile 1864 si reca in Inghilterra. Nominato Cittadino Onorario di Londra il 7 aprile 1864. Combattente della campagna del 1866 contro l’Austria. Generale Comandante dei Volontari dal 10 giugno al 23 settembre 1866. Ferito il 3 luglio 1866 nel combattimento di Monte Suello. Il 19 agosto all’invito del Generale Lamarmora, che ha firmato l’armistizio, a ritirarsi risponde con il famoso “Obbedisco”. Il 30 settembre 1866 ritorna a Caprera. Arrestato a Sinalunga il 24 settembre 1867. Ristretto nella fortezza di Alessandria dal 24 al 26 settembre 1867, a Caprera dal 25 settembre al 20 ottobre 1867. Fugge dall'isola il 20 ottobre 1867 per tentare la spedizione per liberare Roma. Comandante dei Volontari dal 23 ottobre al 4 novembre 1867. Sconfigge le truppe pontificie a Monterotondo il 26 ottobre ma viene sconfitto dai francesi a Mentana il 3 novembre 1867. Arrestato a Figline il 4 novembre 1867. Rinchiuso al Varignano dal 5 al 25 novembre 1867 poi a Caprera dal 25 novembre 1867 al 6 ottobre 1870. Combattente della Campagna del 1870 contro i prussiani. Generale in Capo dei Franchi tiratori e volontari della Repubblica Francese e Comandante dell'Armata dei Vosgi dall'11 ottobre 1870 al 14 febbraio 1871. Sconfigge i prussiani il 21/23 giugno 1871 a Digione. Eletto all’Assemblea Nazionale di Bordeaux. Il 16 febbraio 1871 ritorna a Caprera. Fondatore della Società Italiana per la protezione Animali nel 1871. Membro Comitato Centrale della Lega Internazionale della Pace e della Libertà per un Arbitrato internazionale dal 2 marzo 1874. Nominato Socio Onorario del Comizio Agrario di Roma il 14 febbraio 1875. Il 26 gennaio 1880 sposa Francesca Arnesina dalla quale ha tre figli: Clelia, Teresita e Manlio. All'inizio del 1882 compie un viaggio in Sicilia. Presidente Onorario della Ujedinijena Omladina Srpska. Termina la sua esistenza solitario a Caprera.
Opere: “Cantoni il Volontario”, Milano 1870; “Scritti e discorsi politici e militari”, Bologna 1934; “Ricordi e pensieri”, “Memorie, poema autobiografico”, Bologna 1911; e tre romanzi a fondo storico anticlericale: “Clelia” e “I mille”. Motivazioni delle decorazioni- Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia: “Per militari benemerenze, in considerazione dei servizi prestati quale comandante del Corpo Cacciatori delle Alpi, durante l’intera campagna del 1859”

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