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Italiani all’estero, che cazzo fate?

Ultimamente vi sono grandi fermenti nel mondo degli italiani all’estero ma a chiacchiere però. Soprattutto quelli che contano (?) si vogliono dare una mossa per fare un partito. Le cose che sento dire e che vedo non hanno né un inizio, né una fine, sembrano essere cominciate dal mezzo. “Improvvisamente” qualcuno che si dice competente ed esperto nel settore e che contemporaneamente sembra sapere tutto, si è svegliato dal lunghissimo torpore con una mano nel vaso da notte ai piedi del letto. Vogliono fare un partito per gli italiani all’estero perché finalmente (ma è troppo tardi forse) si sono resi conto che non c’è altra via per non sparire. Signori miei siete arrivati tardi, il Segretario Generale del PIE vi ha letteralmente surclassato per tempi e per modi. Il PIE si è costituito da anni e la voce del suo segretario è rimasta inascoltata contornato come era da gente fasulla e doppiogiochista meno male invitata ad andare via come meritava. I fermenti cui accenno però sono fasulli e senza costrutto perché non tendono, neanche le intenzioni migliori, a fare gli interessi degli italiani fuori confine. Piace sostanzialmente che le cose restino come sono, circoscrizione compreso, per poter fare i propri interessi facendoci credere di essere in buona fede. Questi non hanno capito, o se hanno capito allora sono delle carogne, che nessun movimento inciderà nei palazzi romani se non si darà pari dignità agli italiani nel voto. Nessun movimento neanche quello dell’on. Merlo che sta facendo un sacco di rumore. Non serve alla causa delle nostre comunità. Quel movimento in Italia non esiste e non esisterà. Esiste solo per l’immagine e la forza del deputato che lo guida per rinforzare il suo potere in loco, in Argentina dove vive e dove ha i suoi interessi economici e commerciali, ma non certo in Italia. Sfido chiunque a dimostrare che in Italia qualcuno conosca un deputato che si chiami Merlo. Nessuno per quanto è vero Iddio. L’unica iniziativa in tal senso che può avere un briciolo di successo è quella del PIE per modalità e costrutti, competenza e lungimiranza storica e politica. Gli altri, sic, appiccicati lì ed invischiati con i parlamentari e con questi in accordo subdolo, non potranno mai fare nulla perché controllati a vista. Neanche passare la strada se non accompagnati per mano dai loro genitori e sulle strisce pedonali per giunta. I miei connazionali vivono da troppo tempo all’estero e solo all’estero. Vivono per sentito dire le vicissitudini politiche italiane e credono di saper muoversi in questa bailamme. Credono anche, i miei connazionali, che noi all’estero e solo noi all’estero conosciamo le nostre problematiche. I sapientoni usciti all’improvviso che si dicono politicamente preparati non solo non hanno le idee chiare, ma non ne hanno affatto. Vorrei che questi sapientoni mi dicessero una volta costituito un partito forte quindi un esercito numeroso e valido cosa farebbero? Lo dico io cosa farebbero: niente. Perché la montagna, questa montagna, con la legge sul voto all’estero di oggi gli farebbe partorire un topolino, il solo spaurito, inutile deputatino di una sparuta provincia di una desolata regione dell’America del Sud. Personalmente non rinuncio al PIE perché sono orgoglioso di farne parte e perché ne condivido l’ossatura generale basata sulla Costituzione e sulla indisponibilità dei diritti inviolabili. Gli altri mi propongono solo ingenui tentativi di cacciare la testa fuori dal sacco nel quale li hanno buttati ma senza preparazione organica neanche nei discorsi che altro non sono che disarmante demagogia.

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