Dieci piccole epsilon

“Può la politica assumere la verità come categoria per la sua struttura?” – Nella seconda parte del suo libro su Gesù, d’imminente uscita, papa Ratzinger s’interroga sulla celebre domanda pronunciata dal “pragmatico Pilato” un tragico venerdì di circa duemila anni fa.

di Andrea Ermano

Tutti sanno che i politici romani portano su di sé responsabilità storiche. Ad asserirlo stavolta non è Bossi, ma Joseph Ratzinger che, nella seconda parte del suo libro su Gesù, d’imminente uscita, s’interroga sulla celebre domanda pronunciata dal “pragmatico Pilato” un tragico venerdì di circa duemila anni fa.

Un predicatore nazareno sta in piedi davanti al governatore nel pretorio. È imputato di vilipendio all’autorità civile e religiosa, reato grave ove non sacrilego. Potrebbe costargli la vita.

Il giovane intellettuale della Galilea si mette a parlare di verità, dichiara di essere venuto al mondo per testimoniare la “verità”. Un fanatico?

“Che cos’è la verità?” – gli chiede a bruciapelo il prefetto, tanto per vedere quale definizione abbia in mente l’imputato. Dopodiché sarà facile chiedergli perché mai la sua verità debba coincidere con la Verità vera, quella con la “V” maiuscola.

L’imputato tace. Dopo qualche istante l’intero quadro accusatorio appare a Pilato del tutto inconsistente: “Non trovo nessuna colpa in lui”, constata.

Poi, però, invece di proscioglierlo, lo spedisce sul patibolo. È per via di un mezzo plebiscito, inscenato sotto il balcone da una tifoseria ululante.

Che importa se l’innocente non è colpevole? Che cosa significa innocente, o colpevole? Che cos’è, appunto, la verità?

In politica i rapporti di forza contano. E per lo più i rapporti di forza discendono in politica da semplici quantificazioni: tanti i sostenitori, tanti gli oppositori, tanti gli indifferenti.

Qui s’inserisce la domanda ratzingeriana: ”Può la politica assumere la verità come categoria per la sua struttura?“.

Un bel dilemma, perché o la politica è totalmente incapace di verità (e l’unica sua legittimazione sta allora nella violenza, nella corruzione e nella frode), oppure bisognerà pur poterlo sciogliere, questo paradosso di Ponzio Pilato, cioè ‘mostrare’ finalmente un grano di verità in politica.

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Uno schema di soluzione, si può forse provare a tratteggiarlo partendo da quella “curvatura” dello spazio interpersonale che chiamiamo Linguaggio.

Sull’isola di Delfi – patria del Linguaggio (Conosci te stesso! Nulla di troppo!) – antichi scultori inscrissero la lettera greca “E”, una grande Epsilon, la inscrissero nel frontone del tempio di Apollo. Questa grande Epsilon, ad ascoltare Plutarco, indicava la seconda persona del verbo essere: Tu sei. Tu esisti.

Analogamente, in ogni parola umana è inscritto un piccolo indizio cui di solito non badiamo, ma che intende sempre e comunque l’esistenza reale di un “tu” capace di ascoltare quella parola. Ciò che vale anche per la parola “verità”, e per essa anzi vale a ben maggior ragione.

La verità della verità si svela essere un “tu” che emerge come significato sostanziale dal linguaggio umano, comunque, dovunque.

La verità della verità s'incarna nella sostanza prima dell'altro essere umano. Fin dall’inizio della riflessione sulle categorie, già in Aristotele, la categoria di sostanza prima è regolarmente associata a un essere umano. Né esso ammette un maggiore o minor grado di sostanzialità, afferma il Filosofo. Tutti gli esseri umani sono pari in sostanzialità e umanità, cioè pari in dignità.

Ecco, a partire da questa categoria sostanziale della dignità umana, la politica – ma non solo essa – può e deve farsi carico della verità a lei propria, una verità faticosa, priva di sfarzo. Inesauribile nella sua capacità critica. Inservibile in funzione dogmatica.

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P.S.: Nel suo Dizionario delle sentenze latine e greche, Renzo Tosi menziona un “curioso aneddoto”, secondo cui Gesù avrebbe risposto alla domanda “Quid est veritas?” con un arguto gioco di parole: “Est vir qui adest” (È l'uomo che ti sta davanti): anagramma. – Non pare storicamente verosimile che i due possano aver conversato in latino, ma se non è vera, è ben trovata.

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