UN COLPO ALLO STATO

La proposta di riforma della Giustizia consiste, senza mezzi termini, nella volontà di piegare la Magistratura alla supremazia della casta politica: ma la base del sistema democratico è proprio la separazione tra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Allora è evidente che il Governo ha intenzione di minare le fondamenta della nostra Repubblica e smantellarne l’architettura costituzionale: sono anni che Berlusconi vorrebbe disfare l’Italia e rifarla a sua immagine e somiglianza. Prima è ricorso ad ogni mezzo più o meno lecito per costruire il suo impero mediatico, poi l’ha usato per imporre un pericoloso modello culturale ed infine grazie a questo ha conquistato il potere politico, sfruttandolo per varare leggi ad personam e restare impunito. Ora vorrebbe abbattere l’ultimo ostacolo alle sue smanie, ciò chi fa rispettare la legge. E riceve anche aperture insospettabili.

Anzitutto il Terzo Polo: per l’Api si può e si deve discutere nell’interesse di tutti, per l’Udc è necessario sedersi al tavolo se il testo è serio e anche Fli la pensa così. Che il Terzo Polo fosse alternativo a corrente alternata a Berlusconi lo sapevamo già ma, oltre alla posizione favorevole dei radicali, anche una parte del Pd ha aperto ad un confronto. È come dialogare sulla riforma della caccia con un lupo. L’autonomia e la leale collaborazione tra le istituzioni è indispensabile per garantirne l’imparzialità e il loro funzionamento nell’esclusivo interesse dei cittadini: e invece la maggioranza vuole esattamente capovolgere questo principio. Vediamo perché.

Il centrodestra vuole spaccare in quattro l’ordinamento giudiziario, letteralmente. Si prevede infatti di separare i giudici, che saranno sottoposti solo alla legge, dai pm, che saranno riuniti in un ufficio di cui l’ordinamento giudiziario assicurerà l’indipendenza: la magistratura si divide in due, ma anche il Csm sarà sdoppiato. Il Consiglio presieduto dal Presidente della Repubblica sarà composto per metà da togati e per metà da laici, quando oggi è formato per due terzi da magistrati. A capo di quello dei pm, invece, dovrebbe esserci il procuratore generale della Cassazione, che però non sarà più eletto dallo stesso Consiglio superiore della magistratura, ma dal Parlamento.

Inoltre, l’azione penale non sarà più obbligatoria, ma dovrà essere esercitata sulla base delle indicazioni stabilite dal Parlamento: i pm lavorerebbero così sotto il comando dell’esecutivo. Infine, i pubblici ministeri non avranno più alle loro dipendenze la polizia giudiziaria, che invece condurrà le indagini per conto proprio: il loro compito è quindi quasi azzerato. Manca un punto. Berlusconi ha voluto rispolverare la legge Pecorella, respinta dall’allora Presidente Ciampi e dichiarata in moltissimi punti incostituzionale dalla Consulta: la riforma Alfano prevede infatti che i pm non potranno più ricorrere in appello quando l’imputato viene assolto in primo grado. Anzi, dovranno anche indagare con la spada di Damocle sul capo, perché risponderanno in sede civile degli errori professionali commessi.

Una vera e propria decimazione dell’autonomia giudiziaria e delle previsioni di legalità dello Stato di diritto: la magistratura sarà ridotta ad un organo amministrativo, senza poteri effettivi, mentre il Ministro della Giustizia avrà un potere ispettivo sui giudici scritto a chiare lettere nella Costituzione. La riforma è una spallata alla democrazia. Un vero e proprio colpo allo Stato.

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