Una bella differenza

Antonio Di Pietro

Ho ricevuto e pubblico volentieri queste riflessioni di Daniele Martinelli sulla differenza tra giustizia mediatica e Giustizia, quella vera.

Chi parla di “giustizia mediatica”, riferendosi a un'escalation ventennale di giustizia e spettacolo senza paragoni nel mondo occidentale, non specifica che tutto ciò riguarda i processi coi plastici di Cogne in prima serata a Porta a Porta, gli Stasi sotto processo per omicidio della fidanzata fotografati come fossero vip nelle movide milanesi, le Sarah Scazzi nei pomeriggi delle D'Urso e dei Lamberto Sposini e, non ultimo, il fallito tentativo di spettacolarizzare la sparizione di Yara Gambirasio. La troppa nera e giudiziaria sui giornali e tv cui si riferisce Giorgio Napolitano è questa. E' il prodotto marketing meglio riuscito delle televisioni a controllo berlusconiano “senza paragoni nel mondo occidentale” la giustizia spettacolarizzata che serve a censurare i processi veri, quelli di corruzione, evasione fiscale e collusioni con la mafia che investono molti colletti bianchi in carica, guarda caso a partire dal presidente del Consiglio.
L'intreccio tra magistratura e stampa risponde al dovere di cronaca che investe personaggi pubblici come i politici. Noi giornalisti siamo abbastanza bravi nel pubblicare le intercettazioni nella loro essenzialità proprio per rendere chiari a chi ci legge i motivi delle richieste di rinvio a giudizio da parte di quei magistrati inquirenti, che fino a prova contraria rispondono all'obbligatorietà dell'azione penale e all'accertamento dell'esistenza di reati da sottoporre ai giudici. La sofferenza degli imputati, è uguale a quella degli innocenti che diventano tali grazie alle intercettazioni, dei poliziotti senza più soldi per mettere benzina nelle auto e dei magistrati rimasti senza cancellieri e senza carta per le fotocopie nei tribunali. Da cronista giudiziario quale sono io, non mi sono mai imbattuto in magistrati amanti dello show televisivo. Da Clementina Forleo a Ilda Boccassini, da Giancarlo Capaldo fino al “famigerato” (per definizione di Berlusconi ndr) Fabio De Pasquale, vi sfido a trovare una sola loro dichiarazione di fronte alle telcamere. Al contrario, sono i politici imputati e spesso condannati che vanno a fare i magistrati nei talk show senza averne le competenze e ad assolvere preventivamente i loro colleghi con teorie strampalate.
L'ex presidente della Camera e della commissione parlamentare antimafia Luciano Violante del Pd, è lo stesso che pregò Berlusconi di continuare a governare dopo la bocciatura del lodo Alfano da parte della Consulta (organo costituzionale non politico che Berlusconi oggi vorrebbe cambiare) pur augurandosi (il 23 gennaio 2010 su Repubblica a pagina 4) che il “diritto democratico” torni “ai principi della Costituzione” visto che “la fonte della degenerazione costituzionale sta nell'anomala e straordinaria concentrazione di potere economico-mediatico-politico della stessa persona”. Una vergogna da Paese sudamericano. Altro che berlusconiani e antiberlusconiani!
Delegittimazione e toni sopra le righe sono il frutto della disinformazione di chi le causa.
Berlusconi è ora imputato in cinque procedimenti diversi: corruzione in atti giudiziari nel processo Mills (condannato in appello e prescritto in Cassazione), appropriazione indebita e frode fiscale nel processo Mediatrade (reati contestati fino al 2009), appropriazione indebita nel processo Mediaset, concussione e prostituzione minorile con rito immediato nel Rubygate. In nessun regime africano-asiatico-sudamericano c'è un capo di governo in carica nelle condizioni di Berlusconi. L'innocenza, prima che la sua presunzione, il presidente del consiglio dovrebbe dimostrarla in aula con le sue difese (come detto ieri da Napolitano) togliendo la sua ingombrante figura dalle sacre istituzioni fin a che non sarà stato assolto.
Nell'attesa di conoscere con quali alchimie si potrà dimostrare che Mills è l'unico corrotto della storia giudiziaria mondiale senza corruttore, possiamo auspicare solo una classe dirigente pulita e al di sopra di ogni sospetto. Farebbe bene anche a tanti bravi amministratori di quella parte politica che vengono quotidianamente scavalcati nelle istituzioni dalle Nicole Minetti di turno.
Per dovere di cronaca, è bene ricordare che il segreto istruttorio non esiste più dal 1989 e che le “sistematiche fughe di notizie” dalle procure già perseguibili per legge, diventano pubbliche quando gli indagati sanno di esserlo. Tanto per rimanere ai fatti, la “gogna quotidiana” che tanto fa gridare allo scandalo ha di recente prodotto le dimissioni di un deputato laburista inglese per tangenti e dell'ex presidente di Israele condannato a 16 anni per abusi sessuali su 7 delle sue 9 segretarie, senza contare il rischio impeachment che incontrò Bill Clinton dopo le rivelazioni di Monica Lewinski. In merito scrive anche Calvi sul Riformista, ma è bene ricordare che l'editore di quel giornale è Giampaolo Angelucci, imputato a Bari per aver regalato mezzo milione di euro alla lista “La Puglia prima di tutto” dell'attuale ministro Fitto (imputato) per ottenere in cambio un appalto da 190 milioni in 11 cliniche regionali senza bando pubblico.
Ultima precisazione: l'inchiesta “Why not”, di Luigi De Magistris, ha prodotto l'imputazione per corruzione in atti giudiziari dell'ex procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi e per reati collegati la moglie Maria Grazia Muzzi, del di lui figlio di precedente relazione Pierpaolo Greco, del procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone (trasferito), dell'ex procuratore Dolcino Favi, dell'ex leader della Compagnia delle Opere calabrese Antonio Saladino, del senatore del Pdl Giancarlo Pittelli e dell'ex sottosegretario alle Attività produttive Giuseppe Galati (marito della leghista Carolina Lussana).
Secondo il gup Vincenzo Pellegrino della procura di Salerno i politici avrebbero allungato tangenti e promesso favori all'ex procuratore e ai suoi figli pur di impedire a Luigi De Magistris di continuare le indagini sulla sparizione di milioni di fondi pubblici europei. La precisazione è importante perché quel “magistrato censurato dal Csm” è il parlamentare più votato alle ultime elezioni europee dopo Silvio Berlusconi e attuale presidente della Commissione controllo Bilancio a Bruxelles con i colori dell'Italia dei valori. Partito per il quale io curo l'informazione giudiziaria: censurata, quella sì, dalle tivù e mal spiegata.

Con stima
Daniele Martinelli

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