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UN’ALTRA IDEA DELLA POLITICA PER TORNARE PROTAGONISTI IN EUROPA

L’Italia ha sempre avuto un ruolo di spicco nel Vecchio Continente: basti pensare che l’istituzione della Cee è avvenuta a Roma, con la sigla del Trattato del 1957, e che Altiero Spinelli è considerato uno dei padri fondatori dell’Europa unita.

Lentamente, ma inesorabilmente, si è affermato però un progressivo isolamento dell’Italia rispetto al quadro comunitario: ritengo che esista una ragione ben precisa per la quale ciò è avvenuto e che vi sia anche una soluzione per tornare ad essere protagonisti in campo europeo.

Il nostro Paese si è addentrato nel sottobosco degli accordi bilaterali, avviati con Paesi instabili politicamente e ricchi economicamente, quando le logiche del lucro hanno prevalso sulle ragioni politiche. La fase che meglio rappresenta questo passaggio è il premierato di Craxi: certo l’allora Presidente del Consiglio non si oppose al processo di ‘federazione’ dell’Europa, ma cosa ci fu dietro i suoi rapporti perlomeno ambigui con Libia e Tunisia? Il frutto di questa discutibile eredità è il ritorno di relazioni striscianti tra Capi di Governo basate sul profitto, la speculazione e il ricatto. Oggi, la Libia mitraglia i pescherecci italiani, è il nostro terzo fornitore di gas, soddisfa da sola un quarto del fabbisogno petrolifero del nostro Paese e ha rilevanti partecipazioni in UniCredit, Eni e Finmeccanica: cosa c’è dietro la complicità del Governo rispetto alla crisi del regime di Gheddafi?

L’IdV è per una politica estera riformista, aperta alle migliori tradizioni della democrazia occidentale e proiettata verso uno sviluppo della collaborazione tra gli Stati. Per questo propone di imporre il multilateralismo quale regola delle relazioni internazionali, estendendo progressivamente i Gruppi come il G8 o il G20 a sempre più Paesi; di rafforzare le Nazioni Unite assicurando maggiore autonomia rispetto al peso dei singoli Stati, per evitare l’eccessiva esposizione a poteri di veto incrociati; di avviare un’efficace azione internazionale contro il terrorismo, basata su metodi e strumenti diversi dal superato ricorso ad azioni militari di guerra, puntando anzitutto alle relazioni diplomatiche; di moltiplicare e attuare concretamente le Convenzioni internazionali in materia di sviluppo economico e scientifico, di diritti dei popoli e degli individui e di tutela ambientale; di ottimizzare le risorse internazionali troppo esigue per il contrasto della fame nel mondo, anche combattendo le speculazioni dei faccendieri e l’uso immorale dei fondi da parte di regimi corrotti; di favorire una disciplina internazionale delle fonti energetiche e del commercio, per evitare sfrenate tendenze monopolistiche; di aumentare i poteri di controllo e vigilanza delle Authority intenazionali; di creare un’omogenea politica estera europea, attraverso l’istituzione di un unico rappresentante; di rafforzare il processo di integrazione europea, con l’estensione di competenze e settori di intervento, al fine di evitare che l’Ue si riduca solo ad una unione monetaria e finanziaria. Cooperazione è la parola chiave.

In un mondo sempre più globalizzato è necessaria una strategia di più ampio respiro nella gestione dei rapporti internazionali, che non può basarsi su legami personali ma deve svilupparsi attraverso relazioni diplomatiche efficaci e leali. Una visione complessiva della geopolitica, tesa a favorire le alleanze, gli scambi commerciali e industriali e le relazioni sociali tra i Paesi, più che a istituire accordi economici personali, è l’unica via per recuperare la credibilità che ci spetta e tornare ad essere protagonisti in Europa. Ma le tre scimmiette che ci governano devono ritornare nella foresta. Al più presto.

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