SMI-LAZIO: LA REGIONE NON ONORA GLI IMPEGNI PRESI CON I MEDICI DI MEDICINA GENERALE

Il Sindacato dei Medici Italiani del Lazio è pronto a rimettere in discussione la firma posta sul Protocollo di intesa stipulato dalla Regione

(Roma, 21 Febbraio) – Ancora nulla di fatto tra Regione Lazio e medici di medicina generale. Secondo lo Smi-Lazio, infatti, sono tante le questioni in sospeso che, se non adeguatamente e tempestivamente risolte, potrebbero indurre la delegazione sindacale a rimettere in discussione la firma posta sul Protocollo di intesa stipulato dalla Regione, riservandosi il diritto di manifestare il proprio dissenso con tutte le iniziative necessarie per la difesa della categoria. Tra le principali criticità vi è la mancata collaborazione inerente le prenotazioni prioritarie per la riduzione delle liste di attesa e l'obbligo, da parte dei medici di famiglia, delle esenzioni per reddito dei cittadini, in cambio della fornitura di adsl e software per l'invio dei certificati medici online. Nonchè il mancato pagamento per gli 800 studi associati di Medicina Generale, finalizzati all'assistenza sanitaria prevista dalle ore 8 alle 20. «Ad oggi i medici pagano ancora di tasca propria per ottemperare all'obbligo di Legge relativo all'invio dei certificati online (adsl, programmi gestionali e vari supporti informatici) – dichiara Cristina Patrizi, sindacalista dello Smi-Lazio – Inoltre gli studi medici associati, sono aperti a spese degli operatori sanitari che vi lavorano. Mentre gli arretrati che ci spettavano di diritto per il rinnovo della tornata contrattuale – sottolinea ancora la Sindacalista – sono, tuttora, lettera morta. Ci stupisce molto vedere la città di Roma tappezzata da cartelloni pubblicitari che informano i cittadini che le liste di attesa sono abbattute, quando ancora il servizio del “Dr.Cup” per le prenotazioni urgenti, non è mai partito e, soprattutto, non si è mai riunito il Tavolo tecnico con i medici per concertare l'elenco delle patologie che necessitano di una prenotazione entro le 72 ore; questo per non ingolfare il sistema con richieste improprie da parte dell’utenza. Per tutti questi motivi, i medici di medicina generale, già in stato di agitazione – conclude Cristina Patrizi – incroceranno le braccia qualora la Regione Lazio non onorerà quanto sottoscritto con il Protocollo di intesa».

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