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A nemico che fugge… ponti d’oro!

di monica

A nemico che fugge ponti d’oro. Recita così un antico adagio italiano. E si sa, i proverbi raccolgono in se tutta la saggezza di un popolo. Del resto il popolo è notoriamente più saggio e meno opportunista di coloro che dovrebbero amministrare, per conto dell’elettore, la politica nazionale e locale.

Più saggio e spesso più lungimirante. Semplicemente perché non ha nulla da perdere mentre i politicanti d’accatto, di ogni parte, sì. Hanno molto da perdere. E se temono di non avere più prebende, poltrone, agganci e uno pseudo potere non hanno remore a mollare tutto e tutti e saltare sulla zattera che reputano più solida. Il problema è che non si avvedono quanta acqua imbarchi e che è prossima all’affondare.

Per questo ponti d’oro a chi fugge. Perché chi è pavido non può fare il politico ma solo il politicante. Chi è pavido non si avvede che il tempo del cambiamento è giunto ed è inesorabilmente inarrestabile. Ed è per questo che mai slogan fu più vero. Lo prendo a prestito anche se non appartiene certo alla cultura liberale e non me ne vogliano i vecchi amici. Ma io sono nostalgico, forse perché ho fatto parte di un passato, di quel passato, e credo che dal passato si debba prendere tutto ciò che c’è di buono per far si che si possa vivere e costruire un vero futuro: La rivoluzione è come il vento, non la si può fermare, le si può solo far perdere tempo.

Sì, perché checché ne dicano i detrattori dagli ex colonnelli che ora cercano di vincere la battaglia prendendo in mano anche il Secolo d’Italia e dettando le mosse del Cavaliere, quella di Futuro e Libertà è la vera rivoluzione italiana del Terzo millennio. Il primo partito della Terza Repubblica e non l’ultimo della seconda come in molti si affannano a scrivere sulle colonne dei quotidiani o dagli schermi televisivi. Un partito ed un progetto che parte dal basso, dalla base. Con buona pace di chi grida all’antidemocrazia in Fli. Del resto appare chiaro a tutti, le iscrizioni al partito e la nascita dei circoli crescono ogni giorno di più e ad andarsene sono solo uomini, parlamentari nominati e non eletti che hanno evidentemente paura di non tornare in Parlamento. Pagati? Adulati, fatti ridere come si dice a Roma? Futuri sottosegretari? Futuri presidenti degli Enti Pubblici di prossimo rinnovo nomina? Chissà, i romani antichi ci hanno insegnato che nel Foro (che si trova guarda caso nei pressi di Palazzo Chigi) s faceva di tutto dalle trattative agli affari, alle congiure, alle vendette agli inciuci… Il mondo, in fondo, non sembra essere cambiato. Chi se ne va dunque ora è cattivo e prima era buono? No affatto, personalmente ho sempre nutrito dubbi su alcune persone. Ma è sempre stata la mia natura diffidare.

E ci sta anche che quando nasce un nuovo partito, anzi un Partito Nuovo, quando si decide di dare una strada diversa, sociale, politica, economica, ad una nazione, specie in un periodo come questo dove il Premier della nazione si deve difendere in tribunale da accuse che di certo non fanno bene al Paese si internamente che sulla scena internazionale, in alcuni abbandonano la nave che avevano evidentemente reso per mero calcolo personalistico e non perché ci credevano realmente.

Se io credo in un progetto, come ho sempre fatto in vita mia pagandone le conseguenze, sono disposto anche a morire difendendo un bunker. Ma non tutti siamo fatti così.

Per fortuna gli uomini non sono tutti uguali come hanno cercato di inculcarci nel cervello per decenni. E la base di Futuro e Libertà lo sta dimostrando a fronte alta, ribellandosi contro chi, pavidamente, abbandona il partito ma, soprattutto, contro chi resta dentro tramando in silenzio nel tentativo di riproporre vecchie logiche partitiche, spartitorie e di tesseramenti scaricati all’ultimo minuto.

Fli ha dimostrato che tutto questo non deve più esistere. Le parole di Gianfranco Fini, Italo Bocchino, Antonio Buonfiglio, Roberto Menia, Fabio Granata, Carmelo Briguglio e di molti altri sono chiare. Talmente chiare che per cercare di sovvertire anche quello che viene detto in maniera esplicita, si fa uso dell’antica tecnica sovietica della disinformatzja. E mi spiace che molti colleghi si inginocchino al volere del padrone o del più forte. Tutti “teniamo famiglia”, anche io, eppure mai mi sono piegato a ciò che non corrispondeva al mio pensiero facendone pagare le conseguenze anche alla mia famiglia, così come tanti altri amici. L’essere coerente con se stessi impone delle regole ferree che non piacciono a certi poteri e bisogna avere le palle per vivere in questo modo: da Uomo.

Ed è per questo che chiedo a gran voce al Presidente Gianfranco Fini di accelerare in ogni modo la fuoriuscita di tutti coloro che traballano, che sono in un momento di riflessione, che ci stanno pensando, ma anche di coloro che tramano nell’ombra (nemmeno poi tanto). Futuro e libertà non ha bisogno di questi personaggi da operetta. L’Italia non ha bisogno di loro. Meglio pochi ma buoni (ancora la saggezza popolare), dobbiamo ingranare la marcia e partire verso il futuro e la strada è lunga. Meno zavorra abbiamo più agevole è il percorso. L’importante è marciare uniti e compatti. Ce lo chiede l’Italia.

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