Site icon archivio di politicamentecorretto.com

La Libia è nel caos, razzi Rpg sulla folla: almeno 258 le vittime

La Libia è nel caos, razzi Rpg sulla folla: almeno 258 le vittime

Sono 258 i morti e 800 i feriti negli scontri a Bengasi. Lo ha riferito un attivista dei diritti umani alla tv Al Jazira aggiungendo che sono stati sparati anche razzi RPG e mitragliate dagli elicotteri. Nella città della Cirenaica non si sa chi comanda ha affermato il vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, secondo il quale nella capitale “l'atmosfera è tranquilla e si vedono solo piccoli cortei di sostegno aGheddafi”. Ad Al Baida, nell'est estremisti islamici, che sifanno chiamare 'l'emirato islamico di Barkà, tengono in ostaggio elementi dei servizi di sicurezza e cittadini. Secondo un attivista, Miftah Saleh, a Shahat sarebbe in azione un centinaio di mercenari provenienti da Ciad e Nigeria e 30 sono stati catturati dai manifestanti. Google ha reso disponibili dei numeri con i quali arrivare a Twitter, per consentire ai libici di comunicare anche col blocco di Internet. La Farnesina esclude tassativamente i viaggi in Cirenaica.La Farnesina: “No tassativo ai viaggi in Cirenaica” – In considerazione della gravità della situazione in Cirenaica, in particolare nelle città di Bengasi, Ajdabya, Al Marj, Al Beida, Derna e Tobruk, la Farnesina “sconsiglia tassativamente qualsiasi viaggio non essenziale nella Regione”. Recita così l'ultimo avviso particolare sulla Libia pubblicato oggi sul sito della Farnesina viaggiare sicuri.Il Vescovo di Tripoli: “A Bengasi non si sa chi comanda” – “Non siamo in grado di sapere a chi appartengano in questo momento Bengasi e le altre città della Cirenaica”: è quanto ha affermato il vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli. Nella capitale invece “l'atmosfera è tranquilla e stamane si vedono solo piccoli cortei di sostegno a Gheddafi”, ha raccontato il presule. “Avevamo chiesto alle autorità libiche protezione per le chiese e i conventi della Cirenaica e ci hanno risposto che loro non possono fare niente”, ha detto il vescovo. Monsignor Martinelli si è però dichiarato possibilista sull'evolversi della situazione. “Io penso che possa esserci una forma di riconciliazione. E' un Paese grande, è un Paese che non vuole guerre o conflitti”, ha osservato. “Certo – ha precisato – ci deve essere un gesto di tolleranza da entrambe le parti”Un alto responsabile libico ha intanto fatto sapere che “un gruppo di estremisti islamici” tiene in ostaggio alcuni cittadini e membri delle forze dell'ordine “nell'est” della Libia. Il sequestro ha avuto luogo ad al Baida. “Un gruppo di estremisti islamici, che si fa chiamare 'Emirato islamico di Barka', tiene in ostaggio dei membri del servizio di sicurezza e alcuni cittadini”, ha detto il responsabile libico a condizioni di anonimato. Il sequestro, secondo quanto si è appreso, è avvenuto “durante gli scontri degli ultimi giorni”, ha aggiunto la fonte di Tripoli, sottolineando che il gruppo “chiede la revoca dello stato d'assedio imposto dalle forze dell'ordine per evitare che gli ostaggi siano uccisi”.La giornata si era aperta con la sospensione dei servizi internet in tutto il Paese da parte del governo; alcune televisioni locali sono state oscurate. I manifestanti hanno occupato l'aeroporto di Bengasi, teatro degli scontri più sanguinosi e dove venerdì è stata data alle fiamme la sede di una radio locale. Ma gli incidenti più gravi hanno avuto luogo nel pomeriggio. Le forze di sicurezza hanno sparato sulla folla che, mentre partecipava a un corteo funebre, ha provato ad assaltare una caserma utilizzando anche bombe molotov. Google ha intanto messo a disposizione dei numeri con i quali arrivare a Twitter, per consentire ai libici di comunicare anche col blocco di Internet. Lo riferisce il sito Lybia Al Youm.Aperta un'inchiesta sulle violenze – Il procuratore generale libico Abdelrahman Al-Abbar ha ordinato l'apertura di una inchiesta sulle violenze durante le manifestazioni anti-regime, in particolare nell'est del paese. Lo ha riferito una fonte informata alla France Presse. “Il procuratore ha ordinato l'apertura di una inchiesta sulle ragioni e il bilancio degli avvenimenti in alcune città e ha chiesto di accelerare le procedure per giudicare tutti quelli che sono colpevoli di omicidio o di saccheggi”, ha detto la fonte.Tripoli: “Stop alla lotta contro l'immigrazione se l'Ue incoraggerà le manifestazioni” – Le autorità libiche hanno convocato l'ambasciatore di un Paese dell'Unione europea a Tripoli per minacciare la fine della cooperazione nella lotta contro l'immigrazione, se la Ue continuerà a “incoraggiare” le manifestazioni nel Paese. Lo ha dichiarato oggi la presidenza ungherese dell'Unione. “Giovedì, l'ambasciatore ungherese è stato convocato a Tripoli. Gli è stato detto che se l'Unione europea continuerà a incoraggiare i manifestanti, la Libia sospenderà la cooperazione in materia di lotta all'immigrazione clandestina con la Ue” ha dichiarato il portavoce della presidenza ungherese dell'Unione europea, Gergely Polner. Dopo la convocazione dell'ambasciatore, “gli altri rappresentanti europei a Tripoli hanno ricevuto lo stesso messaggio” ha aggiunto. Le autorità libiche hanno voluto esprimere “il loro malcontento” dopo l'appello lanciato mercoledì dal capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, per il rispetto della “libertà di espressione” nel Paese, dove si susseguono le manifestazioni contro il colonnello Gheddafi. Ashton aveva anche chiesto a Tripoli di “ascoltare” i manifestanti” e di “evitare le violenze”.Berlusconi: non voglio disturbare Gheddafi – Silvio Berlusconi si dice preoccupato per quanto sta avvenendo in Libia, ma spiega di non aver sentito il suo amico Gheddafi per non “disturbarlo” in un momento così delicato. “Siamo preoccupati – dice il premier ai giornalisti – per tutto quello che sta accadendo lì in tutta l'area”. A chi gli chiedeva se avesse sentito il colonnello, il premier ha risposto di no perché “la situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno”.Veltroni: silenzio dal nostro governo – “Il silenzio delle autorità italiane su quanto sta avvenendo in Libia è terribile e assordante. In pochi giorni ci sono stati quasi cento morti e non c'é stata ancora alcuna reazione ufficiale. Il grande sommovimento che, in nome del pane e della libertà, sta scuotendo l'Africa mediterranea è una cosa che riguarda direttamente l'Italia”. Lo afferma l'esponente del Pd Walter Veltroni. “In Libia – sottolinea – un regime oppressivo e oggi violento non può agire contando sull'inazione italiana. E' necessario che in Parlamento l'opposizione e maggioranza esprimano la loro condanna. E' necessaria una posizione ferma del nostro Paese. Ogni ulteriore attesa sarebbe gravissima”.

Casini: il governo riferisca – “In Libia èin corso un silenzioso massacro di giovani intellettuali e lavoratori che protestano contro un regime liberticida. Le autorità italiane assistono in modo silenzioso e forse imbarazzato nel ricordare le indegne sceneggiate a cui ci ha costretto ad assistere il colonnello Gheddafi sul territorio italiano con la sola voce indignata di una parte dell'opposizione. Chiediamo che il Governo riferisca in Parlamento al più presto su quanto sta avvenendo e che le Camere esprimano una condanna netta e ferma per atti di violenza perpetrati nei confronti di spontanee manifestazioni di protesta popolare contro un regime tirannico”. Lo afferma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini.L'ondata di proteste popolari nata in Tunisia ed allargatasi all'Egitto sta continuando ad espandersi a macchia d'olio nel Medio Oriente e in Nordafrica. Il momento risulta esser particolarmente difficile in Libia, ma non meno semplice appare essere in altri paesi del medio oriente.In Bahrein, piccola monarchia del Golfo Persico, strategica per gli Stati Uniti perché ospita la quinta Flotta (fondamentale per la guerra in Afghanistan e la presenza Usa nella zona), il principe ereditario del Bahrein, Salman bin Hamad Al-Khalifa, ha ordinato alla polizia di “allontanarsi dagli assembramenti” dei manifestanti che hanno iniziato ad allestire le tende in piazza della Perla, cuore della protesta a Manama. Gli oppositori, principalmente membri della maggioranza sciita del Paese che protestano contro la casa reale sunnita, questa mattina hanno mostrato un atteggiamento di “prudente” apertura nei confronti dell'offerta di dialogo avanzata dal principe ereditario, ma hanno condizionato i colloqui alle dimissioni del governo, considerato responsabile dell'uccisione di alcuni manifestanti a Manama.Nello Yemen scontri violenti hanno contrapposto manifestanti e sostenitori del regime intorno all'Università di San'a: uno studente è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e altri cinque sono rimasti feriti. Si tratta del primo morto nella capitale dall'inizio della contestazione contro il presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni. Un adolescente è rimasto ucciso, inoltre, in scontri tra forze di sicurezza e manifestanti ad Aden.In Algeria, dove il potere teme uno scenario di rivoluzione alla tunisina, circa 200 persone hanno manifestato ieri nel centro di Algeri, malgrado un importante dispositivo di polizia. Secondo fonti dell'opposizione negli scontri sarebbe rimasto ferito e sarebbe caduto in coma Tahar Besbas, deputato del Movimento per la Cultura e la Democrazia (Rcd). La notizia è stata smentita dalla direzione della protezione civile.Anche in Marocco la situazione è critica. Alcune centinaia di persone hanno iniziato a radunarsi a Casablanca e Rabat per partecipare alle manifestazioni di protesta previste per oggi in molte città del paese al fine di richiedere una serie di riforme politiche ed una limitazione dei poteri del re. “Libertà, dignità, giustizia”, hanno urlato i manifestanti.Nel Gibuti, tre dei principali dirigenti dell'opposizione sono stati arrestati, all'indomani degli scontri tra la polizia e i manifestanti che hanno fatto almeno due vittime. I tre arrestati, due dei quali sono stati rilasciati in serata, sono, rispettivamente, i presidenti del Partito nazional-democratico, dell'Unione per la giustizia e la democrazia e del Partito democratico di Gibuti.In Iran poi il ministero degli Interni ha messo in guardia l'opposizione iraniana da ogni manifestazione “illegale” come quelle che sarebbero in programma per la giornata di oggi, minacciando di “agire secondo la legge contro i sediziosi e i responsabili della sedizione”. Molti siti dell'opposizione iraniana – tra cui quelli dei due principali leader riformisti, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karoubi – hanno lanciato un appello a manifestare oggi in memoria delle vittime delle proteste dello scorso 14 febbraio a Teheran.Nel Kuwait polizia ha sparato gas lacrimogeni contro circa 300 manifestanti che reclamano diritti. Secondo quanto riferito dal quotidiano spagnolo El Pais, nella sua edizione online, si tratta di una parte dei circa 100mila apolidi (per la maggior parte discendenti da nomadi e immigrati) che sono scesi in piazza per chiedere la nazionalità kuwaitiana.20 febbraio 2011Redazione Tiscali

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Exit mobile version