Machismo. Bullismo. Oppressione. Parliamone!

Cosa è il machismo? Innanzi tutto non ci si faccia ingannare dalla parola, di derivazione storica, in quanto può essere esercitato anche da una donna che può essere bullo, oppressore. Ricordo che quando avevo 7-8 anni ero molto esile. Ero un bambino molto aperto e libero, sensibile e girellone e che non mi facevo problema di conoscere nuova gente o andare in nuovi posti.

Una volta tornando a casa e passando per il bordo di un giardinetto due ragazzi più grandi e grossi (10-12 anni) mi fermarono e con forza e minacce mi fecero percorrere uno scivolo asfaltato adiacente ed entrare in un garage. Mi spinsero ad una colonna e mi legarono ed iniziarono a minacciare che mi avrebbero tenuto ostaggio e chiuso li dentro per giorni. Furono 10 minuti di terrore per me, poi una voce proveniente dalle terrazze del condominio sopra il garage disse con tono imperativo “ragazzi si mangia venite a casa!”. Di punto in bianco se ne andarono, io mi sciolsi e scappai via. Raccontai tutto a mia madre ma non fece niente. Mio padre non c’era.

Di recente per caso mi sono trovato a ritornare nei luoghi d’infanzia e passare di li, allora mi è venuto in mente. Ho sorriso. Ho anche capito che quello che per me era puro terrore (davvero pensavo che mi avessero chiuso li dentro e che non sarei più ritornato a casa da mia madre) per loro era solo puro divertimento e sfogo proprio perché probabilmente dal mio sguardo semplice ed ingenuo avevano capito che avrei creduto alle loro minacce e mi sarei spaventato.

Sempre in quel periodo ricordo tornando da scuola, attraverso un altro parco, un altro ragazzo piuttosto robusto (questa volta avrà avuto 13-14) mi afferrò per il collo e col muso rabbioso addosso ed il pugno destro in vista pronto a scagliare il colpo mi disse che non dovevo più passare da quella parte di parco perché era sua. Ricordo anche li il terrore vivo da farsela nei pantaloni, e per quanti anni evitai di passare di li.

Negli anni successivi (da adolescente e poi dopo la maggiore età) altre volte mi capitarono ragazzi più grandi e grossi che con minacce, coltelli, segregazioni, mi spaventarono tantissimo, ricordo ancora le pulsazioni a mille del cuore, l’adrenalina, le gambe che tremano, il tuo cervello che va nel panico.

Ma anche donne, due direttrici a lavoro, amiche di famiglia più grandi, una ex-moglie, persone che con estrema crudeltà e cinismo si sono approfittate della loro condizione di potere o della mia di debolezza per infliggere torture e sfogare le più bieche e terribili pulsioni di cui l’essere umano è capace.

In certi casi non vedendo da parte mia alcuna reazione (ne di pianto o sottomissione, ne al contrario di rabbia, odio, reazione violenta) ho visto moltiplicarsi la rabbia nei loro occhi, come se per soddisfare il loro ego dovessero vederla questa reazione, come se la reazione fosse un segnale che hanno compiuto la loro missione. E allora le angherie continuavano perché il loro scopo è farti reagire, dominato o dominante, non esistono per loro alternative, come indipendenza, tolleranza, diversità, coesistenza, armonia. In quel momento per loro diventi una ossessione perché non possono capacitarsi che uno come te esista, che sia forte e deciso anche se non fa uso di violenza e sopraffazione.

Ecco il machismo, il bullismo, è questo.

Ci sono due tipi principali di bulli/e in azione. Il sadico (come nel primo caso, lo vedi dalla severa compostezza, dal compiacimento e distacco negli occhi di chi lo compie). Il rabbioso (lo vedi perché storce la bocca, sbava, negli occhi ha il fuoco). Sono entrambi dei sopravvivenzialisti. Cioè credono che TU così come sei fatto (diverso da loro) non meriti o non sei all’altezza di vivere. E in fondo quello che ti stanno facendo è una cosa che (oltre a soddisfarli, ovviamente) farà bene anche a te perché ti spingerà a cambiare, a diventare come loro.

Negli anni ho imparato tante cose: a non prendermela, a condividere e parlare delle violenze e crudeltà ricevute e quindi a “smontarle” “ridurle” fino a che non ti pesano più, a non reagire e anzi a distaccare completamente da queste persone non sei tu che odiano ma odiano solo ciò che rappresenti, potresti chiamarti Paolo, Mauro, Marco o Lucia, e ad ogni modo se le odiassi avrebbero vinto loro perché come dice il detto “che se odi anche solo una persona sei sulla strada per odiarle tutte”.

La differenza tra te e loro, è che tu hai una forma originale e umana, che dalla loro condizione (punto di vista) omologata e disumana non riescono a comprendere. Loro desiderano diventare belli/e, famosi, potenti e coi soldi, tu invece desideri diventare te stesso, avere dei valori, carattere, ed una capacità autonoma di pensiero.

Il mondo ne oggi ne ieri ha mai avuto bisogno di violenza e sopraffazione. Se oggi siamo qui è solo perché rispetto alle altre specie abbiamo saputo “pensare” e “comunicare”, essere individui intelligenti e coesi tra loro, creativi e forti, perché abbiamo saputo fare l’interesse dell’individuo e della collettività assieme, entrambi inalienabili valori dell’umanità.

Ricordatevi che se non parliamo di questi che sono veri e propri crimini contro l’essere umano nessuno lo verrà a sapere, questi fatti si moltiplicheranno e questi piccoli bulli se non fermati e rimessi nel giusto diventeranno bulli adulti con una ben maggiore capacità distruttiva verso la società e l’ambiente, saranno mobbers sul lavoro, partner spietati nella coppia, uomini e donne patologici e violenti, in guerra col mondo e col prossimo.

La società oggi è specchio anche di queste schegge impazzite, oggi diventate adulte.

Perciò PARLIAMONE! Ragazzi e ragazze, piccoli e adulti, uscire dal silenzio, condividere, aiutare e chiedere aiuto, fare squadra, denunciare e isolare chi molesta, fa violenza, chi perseguita e tortura, non è solo un dovere sociale ma è anche una liberazione ed un passo importante verso un mondo migliore.

Cordialmente.
A. Santoro, trentenne.

ps. autorizzo la pubblicazione

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