Strasburgo 15/02. “Gela oggi è più libera. Con l'arresto di Toto' Di Giacomo si fa giustizia su qualche tentato omicidio che i Di Giacomo hanno commissionato a Gela e si fa luce definitivamente sul ruolo di terrore e sulla condotta di malaffare che i Di Giacomo hanno avuto per tanti anni al Comune di Gela”. Lo dichiara Rosario Crocetta, eurodeputato del partito democratico, già sindaco di Gela.
“Grazie ai Magistrati, grazie alle forze di Polizia. La giustizia finalmente trionfa dopo anni d'impunità e di convivenze da parte del sistema politico di Gela e della provincia di Caltanissetta attorno ad un personaggio – continua l’eurodeputato del PD – che se pur indicato da un collaboratore di giustizia nel 1992 come mandante di un tentato omicidio, per anni ha potuto agire indisturbato all'interno del settore di manutenzione del comune di Gela.
Di Giacomo era il terrore dei dipendenti comunali di Gela ed era cercato dalla politica come procacciatore di voti che portava oltre ai propri familiari anche a politici disinvolti che facevano finta di non sapere il ruolo nefasto che aveva in città e all'interno del comune tale personaggio, che organizzava attentati e imponeva lavori a somma urgenza. L'operazione si chiama “summa urgentia”, non lo si dimentichi, titolo che a Gela non dovrebbe destare alcun stupore tant'è che sin dall'11 marzo del 2003, giorno della mia prima elezione a Sindaco, dopo avere ricevuto tramite il mio avvocato, un avvertimento da parte di
Di Giacomo a non occuparmi troppo di Mafia e avere prontamente denunciato tali minacce, mi sono trovato, nel giro di pochi giorni, a scoprire che, nei precedenti 5 anni, nel settore manutenzione del comune non si era mai fatta una gara d'appalto e che tutti i lavori erano stati affidati direttamente, ovviamente, agli amici di Di Giacomo. Ma Di Giacomo – aggiunge Crocetta – non rappresentava solo il volto feroce degli attentati, non solo a Mauro, ma anche, forse all'ex Assessore Trufolo, ad altri dirigenti e politici del Comune, é anche l'uomo che veniva abbracciato dopo la sua scarcerazione in seguito all'operazione “imperium” da tanti politici , che ci tenevano a sottolineare di non condividere gli attacchi di un Sindaco, quale ero io allora, che voleva fare pulizia all'interno del comune.
Ricordo i consigli comunali drammatici di quegli anni, ricordo con chiarezza i discorsi del fratello di Toto', Rocco Di Giacomo, che parlando di me con il lituano Demischenko, faceva riferimento al progetto di eliminare qualcuno, alle misure di sicurezza che io avevo, che prima o poi sarei andato via e quando andavo via “tutti colpi in testa”. Ricordo i consigli comunali incandescenti in cui si attuava la strategia dei Di Giacomo rilevabili dalle intercettazioni “Imperium” che era quella di farmi fuori ad ogni costo, anche con i mezzi legali, il tentativo continuo di diffamazione, perché dovevano rovinarmi ad ogni costo. Ricordo la denuncia per mobbing nei miei confronti poiché avevo allontanato Toto' Di Giacomo dal settore manutenzione del Comune. Ricordo gli attacchi dei Di Giacomo sui giornali quando mi accusavano di non fare il Sindaco ma il poliziotto, anzi lo sbirro. Gli attacchi alla mia fede, poiché loro, i Di Giacomo erano si veramente “credenti”, “credenti”come lo sono i mafiosi che fanno il patto di sangue con la santina bruciata e ricordo ancora quando il Di Giacomo venne nominato segretario dell' UDEUR di Gela, il giorno della Madonna delle Grazie quasi ad evocare un rito nel quale la mafia strumentalizza la religiosità della gente. Ricordo quel silenzio assordante che mi rompeva i timpani della politica che mi ha dovuto dare solidarietà e invece firmava con il figlio di Di Giacomo le mozioni in consiglio comunale contro di me: Sindaco che aveva deciso che Gela si dovesse liberare dalla Mafia. Con l'arresto dei Di Giacomo si fa giustizia su un'altra parte della storia di Gela, tante altre storie devono venire ancora fuori, e verranno fuori perché le denunce vere non sono sterili parole al vento ma fatti concreti che trasformano la società. Deve essere chiaro che a Gela indietro non si torna e che i gelesi non rinunceranno mai al percorso che abbiamo tracciato in questi anni che é un cammino di giustizia, di libertà, di emancipazione che porta ad alzare la testa e a ribellarsi contro i padrini di sempre quelli che a volte si celano non sotto le coppole ma dietro una carica pubblica. Grazie poliziotti grazie magistrati. La Sicilia vi è grata e continueremo a lavorare con la società civile e con quella parte pulita della politica e dell'imprenditoria – conclude Crocetta – per fare un modo che la nostra terra non sia più terra di Mafia e di dolore ma di benessere e sviluppo nella legalità”.