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Se non ora quando? Si comincia da Zurigo. Intervista all‘on. Franco Narducci, deputato PD in Svizzera

Se non ora quando? Si comincia da Zurigo.

di Paola Volk

Con un giorno di anticipo rispetto alla mobilitazione nazionale promossa per difendere il valore della dignità delle donne italiane, Zurigo, in accordo con molte altre realtà locali, ha organizzato il 12 febbraio un Sit in davanti al Consolato italiano.
All‘iniziativa hanno aderito il Partito democratico in Svizzera e quella parte della comunità italiana che, pur vivendo a Zurigo, avverte con particolare acutezza lo sdegno per il degrado morale e civile in cui è piombato il nostro Paese.
„Ciò non è più tollerabile” sottolinea l’appello pubblicato sul sito di “Se non ora quando?” che è diventato lo slogan principale dell’iniziativa; una domanda che è il grido di rivendicazione del mondo femminile per dire che è il momento di urlare che dignità e rispetto sono due valori non negoziabili.

Anche a Zurigo il significato di fondo del Sit in è stato quello di protesta verso un modello culturale che va diffondendosi in Italia, proponendo alle giovani generazioni di raggiungere facili guadagni “svendendosi” al potente di turno, barattando la propria dignità per denaro, o ancora peggio, ruoli pubblici. Una mentalità che non può passare come normale, poiché rischia di inquinare l’immagine e la coscienza di un Paese che si definisce civile e che poggia su una Costituzione avanzata.

Febbraio 2011.

Difendiamo la dignità dell’Italia e delle donne, manifestiamo contro la deriva etica della politica italiana. Intervista all‘on. Franco Narducci, deputato PD in Svizzera – di Paola Volk – Onorevole Narducci, secondo lei le donne italiane residenti all‘estero vivono con maggior disagio i comportamenti lesivi della loro dignità messi in atto in Italia? Sicuramente il disagio è maggiore nelle comunità italiane all‘estero; in Italia c‘è ormai una forma di assuefazione al gossip e agli scandali di questi ultimi anni mentre all‘estero si percepisce maggiormente che l‘Italia sta diventando oggetto di scherno a livello internazionale. Ciò ferisce moltissimo le donne e le comunità italiane all‘estero e provoca spesso una reazione di difesa del proprio Paese e del proprio orgoglio nazionale. È giusto quindi protestare per far vedere alle nazioni che ci accolgono che c‘è anche un‘altra Italia che s’identifica con il berlusconismo e con il bunga bunga. Qual è il significato di fondo di questa manifestazione?In primo luogo è una manifestazione a difesa della dignità della donna e contro la mercificazione del suo corpo che emerge dal Rubygate, e dagli episodi simili che negli ultimi anni hanno coinvolto il capo del Governo (Naomi Letizia, Patrizia D’Addario, ecc.). Inoltre, essendo Berlusconi capo del Governo italiano, è evidente che la manifestazione assume anche carattere di protesta antigovernativa. A Zurigo oggi i due aspetti marciano di pari passo, come del resto accade per i movimenti che stanno protestando e protesteranno in Italia e in molte città europee. Vi è un anelito forte, un diritto a non voler essere più la barzelletta della stampa e delle televisioni di tutto il mondo. Perfino le televisioni cinesi parlano ampliamente dei festini a sfondo sessuale organizzati nelle residenze del nostro premier con un crescendo preannunciato, tra l‘altro, già tre anni fa dalla sua ex moglie. Oggi siamo qui per dare voce a questo malcontento. Un messaggio che va connotandosi di significati ancora più importanti per chi ha scelto di vivere all‘estero e si trova quotidianamente nell‘imbarazzo di dover difendere il proprio Paese dalle critiche e dalle pesanti ironie fatte dai cittadini e dagli opinionisti stranieri. Secondo lei nella protesta portata avanti dalle donne italiane, prevale l‘elemento politico oppure quello culturale?I due elementi sono correlati in modo piuttosto stretto; il berlusconismo come ideologia è confluito nella politica ed è entrato nel cuore delle istituzioni e nei comportamenti dei politici che militano e gravitano nella sua organizzazione politica. Berlusconi ha conquistato il potere passando nell’immaginario collettivo come il campione “dell’anti politica“ salvo poi occupare le Istituzioni e portare l‘Italia al punto di degrado in cui si trova sotto il profilo morale ed etico: tra affari fatte dalle varie cricche, conflitti d’interesse, leggi ad personam, ecc. ne abbiamo viste di tutto. Vi si aggiungano i gossip, le veline in politica e i comportamenti che ledono la dignità delle donne e delle istituzioni e si ottiene il quadro che ha compromesso l’immagine dell’Italia nel mondo e uno stato di conflitto permanente che mette in pericolo conquiste ottenute in anni di battaglie sociali. Quarant‘anni fa le femministe scendevano in piazza per rivendicare maggiori diritti nella società ma anche l‘uguaglianza con gli uomini; cos‘è cambiato da allora?Sicuramente sono stati fatti grandi passi avanti da allora, in particolare per quanto riguarda la consapevolezza del ruolo della donna nella società e nel mondo del lavoro. C’è un’avanzata delle donne nei posti di responsabilità, nella politica come nell’economia, grazie anche ad una maggiore scolarizzazione. Oggi le donne si laureano più degli uomini dimostrando spesso una maggiore motivazione negli studi. Nella famiglia vi è una diversa distribuzione dei ruoli, soprattutto nei Paesi a nord delle Alpi dove, per esempio, il job sharing è abbastanza praticato per far conviverle due esigenze, famiglia e lavoro, della coppia. I diritti della donna sono avanzati, seppure faticosamente, negli ultimi quarant‘anni e di sicuro molto resta da fare per le pari opportunità, ma in pari tempo si sono moltiplicati i falsi modelli culturali che riportano la donna al suo ruolo di oggetto a disposizione dei potenti, della pubblicità e del divertimento dei telespettatori. La commercializzazione del corpo della donna, speso sconfinante in una mercificazione porno, si è diffusa largamente cozzando, evidentemente, contro i valori per i quali le femministe scendevano in piazza. Le ragazze che partecipano ai festini sono delle ragazze spregiudicate che hanno imparato dalle loro mamme la libertà sessuale oppure sono povere ragazze che non hanno altra scelta in questa società?Credo che siano innanzitutto un fenomeno preoccupante di degrado culturale. La cosa terribile è vedere come spesso i genitori spingano le loro figlie a partecipare a provini televisivi o addirittura alle feste private organizzate dai potenti di turno. È terrificante assistere sotto i nostri occhi, spesso disattenti, al diffondersi della cultura del “tutto e subito“, del cercare una sicurezza economica a qualsiasi prezzo, di apparire e di voler “sfondare” ad ogni costo svendendo la propria dignità. Siamo, io credo, di fronte a modelli che nulla hanno a che vedere con l’essere donne più libere! Come si è potuto arrivare a questa perdita di valori da parte delle generazioni più giovani?Il problema non sono soltanto i “lobotomizzati“ dalle televisioni, come se fossero tutti nell’Isola dei famosi e nel Grande fratello. Vi sono modelli culturali che occupano uno spazio consistente nei media e in alcune categorie di social network e provocano una sorta di richiamo libero da freni. Vi si aggiunga l’incapacità di discernimento sul piano valoriale e dell’idealità che in passato permeava maggiormente la società e il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi: storie di casting che coinvolgono ragazzine appena sbocciate o storie di ragazze che si vendono per il successo e la carriera facendo passare questo fenomeno quasi come una “normalità”, o storie di ragazze con la laurea in tasca che finiscono come escort. Falso moralismo, cultura da bacchettoni? Non mi pare che quanto accade, soprattutto in Italia, possa essere liquidato respingendo la palla con cotanta semplificazione. Per fortuna ci sono tantissimi giovani con principi sani che s’impegnano nello studio, nel lavoro, nel volontariato. Ma di loro si parla poco o niente. Dobbiamo respingere i modelli massmediatici presi a prestito dalle trasmissioni televisive e dobbiamo ed esaltare di più quelli autentici, come il bene comune, che costituiscono l’asse portante primario della nostra società. Difendere la dignità delle donne significa oggi difendere la dignità di tutta l‘Italia a livello internazionale?Sicuramente. Non si tratta di fare i moralisti né di passare per quelli che guardano dal buco della serratura, una forma riduttiva di giudicare il problema come tende ad affermare il nostro premier. Vi sono i fatti privati sui quali nessuno è autorizzato a intromettersi e vi sono i fatti privati che s’intrecciano inevitabilmente con la cosa pubblica e con il decoro delle Istituzioni, sui quali le donne e l‘Italia esigono dignità e rispetto. Per noi uomini unirci oggi alla protesta significa sostenere le donne nel loro fondamentale diritto al rispetto dovuto, nella politica e nella società. Significa infine lottare per sconfiggere la cultura del berlusconismo affermatosi grazie alla sua potenza massmediatica (televisioni pubbliche e private, giornali di famiglia, case editrici, ecc.) e sconfiggere l‘immagine davvero imbarazzante che all‘estero ne deriva per il nostro Paese. Zurigo, 12 febbraio 2011

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