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Il silenzio di un revisore

I Comuni ci indebitano senza chiedercelo. I debiti dei cittadini sono spesso i crediti dovuti a qualcun altro.
“Sono un revisore di uno dei tanti Comuni d'italia di circa 50.000 abitanti. Lo schifo mi pervade. Devo controllare, verificare, denuciare, incontrare facce losche e ringraziarle della disponibilità, devo difendere la dignità del Collegio dei revisori che rappresento. Fingere per poi attaccare. Nel Comune non c'è posto per l'etica e la correttezza; c'è posto per la cricca, una 10, 100, 1000 cricche. Dagli assessori, ai consiglieri, al sindaco. Tutti allineati e coperti come in Parlamento a difendere il capo per gli interessi di tutti. Come si può destinare delle risorse solo perchè vanno adeguati i prezzi di alcuni servizi senza capire quali sono questi prezzi, e per poi capire che quei soldi servono per forgiare qualcuno, ma impossibile da dimostrare; come si può nominare ad alti incarichi una segretaria amministrativa che deve solamente svolgere il suo lavoro di segreteria? Come si può vedere una giunta dove non esiste più destra o sinistra, ma solo una torta da spartire. E' il dramma che vivo nell'ambito del mio incarico. E' difficile denunciare, e non si può se non con i canali ufficiali. Ecco perchè mi chiamo RRrevisore. Ma anche quei canali ufficiali, destinatari delle nostre denunce, sono sopiti dalle varie cricche, per far sì che non esca nulla. Non mi rassegnerò mai, ma penso che dovremo abituarci all'idea che potrà cambiare solo se saremo tanti a perseguire l'idea dell'onesta, della correttezza verso l'altro e dell'etica. Ciao e grazie dello sfogo.” RRrevisore

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