"Class action" contro O.U.A.: non esiste la "mediaconciliazione". Offesi migliaia di avvocati conciliatori/mediatori

La mediazione civile al centro dell'inaugurazione dell'anno giudiziario

Grandi titoli sulla crisi della giustizia italiana all'inaugurazione dell'anno giudiziario e tutti aventi gli stessi temi: la giustizia è ormai al collasso, alto numero di prescrizioni, processi lenti e chi più ne ha, più ne metta. Tutti gli intervenuti, però, concordano nel ritenere che l'unico sistema valido ed efficace per combattere questo stato di cose può essere soltanto il nuovo istituto giuridico della mediazione civile. La relazione del Primo Presidente della Corte di Cassazione in materia di mediazione civile, oltre a dare valore allo strumento, è andata ben oltre affermando che “uno dei pilastri su cui si fonda il nuovo istituto è la previsione dell'obbligatorietà della mediazione per chi intenda introdurre una controversia rientrante tra quelle previste dalla legge”.
In questo contesto, anche il Presidente dell'Organismo Internazionale di Conciliazione & Arbitrato, dell'A.N.P.A.R. si inserisce per dire la sua. Dice Pecoraro: il messaggio venuto fuori dalle varie relazioni ed interventi è chiaro per tutti: “senza resistenze corporative” (Alfano), “bisogna passare ai fatti” (Palamara), dunque andare avanti senza tentennamenti al fine di cominciare a costruire “quel pilastro” dell'obbligatorietà della mediazione per chi intende introdurre una controversia (Lupo).
Il consenso sull'obbligatorietà si è fatto largo nelle intenzioni di tutti. Gli unici che esprimono pareri negativi sono soltanto i vertici dell'O.U.A., i cui componenti, pur di salvaguardare gli interessi personali, si sono avventurati a parlare ai propri colleghi in modo elementare della mediazione dopo essere stati in silenzio, bugiardi e scettici, per oltre un decennio. Le migliaia di mediatori professionali iscritti all'Organismo che rappresento – continua Pecoraro – sono stufi di essere offesi da chi va in giro parlando di “mediaconciliazione” (non esiste una “legge sulla mediaconciliazione”; si preferisce usare sinonimi per confondere maggiormente le acque). A tal proposito, il nostro comitato scientifico-giuridico, sta valutando se esistono gli estremi per intentare una “class action” nei confronti di chi ha deluso e ferito l'orgoglio di essere professionisti della mediazione coniando questi termini di disistima! Dei termini che, tra l'altro, possono influire non poco nei confronti di chi si appresta a risolvere una controversia attraverso un Organismo di mediazione, il quale – nel designare un mediatore preparato e competente – deve comunque convincere le parti di non trovarsi di fronte ad un (ridicolo) “mediamediatore” o ad un (ancor più ridicolo) “mediaconciliatore”. Il deciso “no” a queste offese viene dalla categoria dei giovani avvocati, i quali non ci stanno ad essere qualificati “mediavvocati” soltanto perché hanno arricchito il loro bagaglio culturale e professionale acquisendo la qualifica di mediatore professionale per avere delle opportunità lavorative in più. Il fatto che sia stato coniato il termine di “mediaconciliazione” (o “mediamediazione” che sia), con scopi tutt'altro che nobili, è e resta un'offesa alla categoria dei mediatori chiamati a comporre una controversia. Sarà cura della magistratura eventualmente valutare la portata dell'offesa inflitta alla categoria dei nostri iscritti (tra i quali, come detto, figurano tantissimi avvocati).
I “vertici” del sodalizio di cui parliamo – continua Pecoraro – sono abituati a diffondere zizzanie per conseguire scopi soltanto personali. Hanno detto ai loro iscritti cose diverse da quelle che pensavano ed ora sono alla resa dei conti. Adesso, chi lo dice a quegli avvocati con anzianità di iscrizione all'albo di 15 anni – i quali fino a novembre potevano acquisire la qualifica di conciliatore specializzato con una semplice domanda – che dovranno frequentare un corso obbligatorio di 50 ore per non essere tagliati fuori dal mercato del lavoro? Non è forse questo il motivo per il quale quei vertici ora chiedono il rinvio dell'obbligatorietà della mediazione civile?!
Gli Organismi di mediazione esistenti hanno offerto da tempo la loro disponibilità a dialogare con gli Ordini degli Avvocati, ma i signori ai vertici dell'O.U.A. l'hanno sempre rifiutata. A differenza del C.N.F. e delle Associazioni autonome dei giovani avvocati che hanno contribuito, e non poco, alla corretta divulgazione della mediazione civile e commerciale.
Soltanto oggi, con l'apertura dell'anno giudiziario e di fronte alle relazioni dei vari Presidenti che esprimono parole favorevoli alla mediazione, hanno cominciato a chinare il capo ammettendo che la mediazione civile obbligatoria è una cosa buona, ma chiedono ancora tempo per “formare gli avvocati”.
Se le stime sono corrette, esistono già oltre centomila mediatori professionisti pronti a deflazionare le cause civili e commerciali, sia pendenti che future. Secondo Pecoraro, tuttavia, gli organismi esistenti non sono sufficienti ad occuparsi di tutte le materie per le quali la mediazione costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Pertanto, sarebbe opportuno che il Ministro Alfano stabilisse una serie di date per l'entrata in vigore dell'obbligatorietà di ciascuna delle materie in questione. Ad esempio, il 20 marzo 2011 potrebbe prendere il via l'obbligatorietà relativa alle seguenti materie: condominio, locazione, comodato, risarcimento del danno derivante dalla circolazione dei veicoli e dei natanti, responsabilità medica, contratti assicurativi, bancari e tutte le controversie che i cittadini hanno già affidato alla mediazione a partire dall'entrata in vigore del D.Leg.vo 28/2010. L'obbligatorietà sulle materie rimanenti potrebbe entrare in vigore a partire dal 20 settembre 2011 (ossia, dopo 6 mesi), magari estendendo il requisito dell'obbligatorietà anche ad altri diritti disponibili.
Pur essendo già molte, infatti, le controversie risolte egregiamente ancor prima del periodo della citata obbligatorietà, la mediazione civile rimane un istituto innovativo, ma allo stesso tempo complesso e delicato. Pertanto, potrebbe essere necessario un altro breve periodo di monitoraggio ed assestamento prima del varo definitivo.

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