L’Italia accompagni l’Egitto verso la democrazia

La redazione IDV

Sempre alta la tensione in Egitto per via delle manifestazioni contro il regime di Mubarak. Il presidio dei dimostranti formatosi in piazza Tahrir non è stato sciolto nemmeno durante la notte e questa mattina è iniziato un nuovo sit-in nel centro di Alessandria per chiedere le dimissioni del presidente. Intanto è stato invocato uno sciopero generale a tempo determinato a partire da oggi e una “marcia di milioni di persone” per domani.

Per i ministri degli Esteri dell’Unione europea, che si riuniranno nel pomeriggio a Bruxelles per discutere anche della crisi nel paese, l'Egitto deve ripristinare l'ordine ed assicurare che si tengano al più presto libere elezioni. L’Europa vuole sostenere il processo di transizione democratica senza però interferire nelle scelte del popolo egiziano che saranno espresse attraverso libere elezioni. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha chiarito che il nostro Paese, come anche gli Usa, spinge per “una transizione ordinata verso la democrazia”. “Non vogliamo essere noi a scegliere chi deve restare o chi se ne deve andare – ha ribadito il capo della Farnesina – saranno gli egiziani a farlo, ma al tempo stesso non vogliamo una soluzione che porti l'islamismo radicale al potere: d'altra parte questa non sarebbe democrazia”. Nessuna intimazione, dunque, viene dall’Ue al presidente Hosni Mubarak, di cui invece i manifestanti chiedono le dimissioni immediate. Frattini e il coordinatore per la politica Estera del Ppe, il tedesco Elmar Brok, hanno chiesto in un comunicato congiunto che le autorità egiziane si “astengano dall'uso della forza”, permettano la libertà di comunicazione “sia con i mezzi tradizionali sia via internet” e la Ue usi lo strumento dei fondi per la promozione della democrazia in favore “della società civile democratica” egiziana.

La posizione dell’Europa va nella giusta direzione, forse però, è il caso che il governo italiano assuma delle iniziative più forti nei confronti di un regime, quello di Mubarak, che da decenni costringe i suoi cittadini a vivere sotto dittatura. È ora, crediamo, che l’Italia eserciti l’influenza che le deriva dall’essere il secondo partner economico dell’Egitto a livello mondiale, dopo gli Stati Uniti, e il primo in Europa. Noi siamo, secondo un’analisi dell’Ice, il quarto Paese fornitore e il primo Paese cliente. I settori di eccellenza per gli investimenti italiani in Egitto sono il petrolio, il gas, il cemento, il tessile, ma anche l’industria, l’agricoltura e l’agro-alimentare, l’edilizia e il turismo, il settore bancario e i servizi.

L’Italia potrebbe quindi essere determinante nell'aiutare l’Egitto a trovare una via pacifica verso la democrazia, come chiedono i milioni di cittadini scesi in piazza negli ultimi giorni. A patto che il nostro governo sia in grado di esercitare la funzione che gli compete.

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