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Intercettazioni "a strascico": è la DDR? No, è l’Italia!

Chi fra voi non avesse ancora visto lo splendido film “Le vite degli altri” (“Das Leben der Anderen”, film tedesco del 2006, scritto e diretto da Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore del Premio Oscar per il miglior film straniero) è pregato di noleggiarlo e vederlo attentamente, in quanto ci riguarda tutti da vicino.

Il film narra le vicende di un funzionario della Stasi, cioè dei servizi segreti della ex DDR (Repubblica democratica Tedesca o “Germania Est”), incaricato di spiare e quotidianamente riferire circa la vita di un regista teatrale e della sua donna, sospettati dal regime comunista di essere dei “controrivoluzionari”.
La pellicola mostra, con rara efficacia e terrificante semplicità, il sistema di pulci, microspie, intrusioni e pedinamenti con cui il regime di Berlino, satellite di Mosca, controllava la vita di milioni di persone e quindi l'atmosfera di costante sospetto e terrore in cui un intero popolo fu costretto a vivere per decenni.
Il colpo di scena del film, tratto da una storia vera, consiste nella graduale presa di coscienza del funzionario-spia, il quale decide di sfruttare la propria posizione non per distruggere, bensì per salvare la vita dei due ignari artisti. Semplicemente meraviglioso.

Ora, tutto questo a voi ricorda qualcosa?
A noi sì, purtroppo.
In questi giorni siamo venuti a sapere che in Italia centinaia di persone, tra cui il Primo Ministro in carica Silvio Berlusconi, sono state per un anno spiate, intercettate e le loro esistenze vivisezionate da dozzine di investigatori attivi 24 ore su 24, il tutto su mandato della Procura di Milano.
Lo scopo di tutto ciò? Ravanare nella vita privata di Berlusconi e del suo entourage alla ricerca di possibili notizie di reato, trovate le quali mettere il Premier sotto processo per poi estrometterlo una volta per tutte dalla vita politica italiana. Morte a questo pericoloso capitalista controrivoluzionario, che tanti danni ha fatto alla causa proletaria da 17 anni a questa parte!!
Nel malaugurato caso in cui il reato tuttavia non si trovi, i mandanti di quest'operazione politico-mediatico-giudiziaria si accontenteranno di sputtanare Berlusconi a mezzo stampa, e con lui qualche centinaio di innocenti cittadini la cui unica colpa è in sostanza quella di frequentare il “Caimano”.

Ora, che differenza passa, tra uno Stato di Diritto e uno Stato di Polizia? E l'Italia, alla luce di quanto sopra, rientra nella prima o nella seconda categoria?
In uno Stato di Diritto le intercettazioni telefoniche e il controllo della vita privata possono avvenire solo a seguito della registrazione di una notizia di reato, e possono svolgersi in un ambito temporale e ambientale ben delimitato, oltreché nel rispetto fondamentale della dignità dell'individuo sottoposto a tali eccezionali procedure.
In Italia invece accade l'opposto, cioè che attraverso un sistema di preventive intercettazioni “a strascico” (le reti a strascico sono quelle reti, a maglie strettissime, usate per la pesca sul fondo del mare che trattengono tutto quello che trovano sul loro cammino lasciando dietro di sé un ambiente devastato), oltre naturalmente a controlli e pedinamenti di contorno, si vada alla ricerca di comportamenti censurabili al fine di trovare, batti e ribatti, una notizia di reato in base alla quale, soltanto alla fine di tale gigantesca operazione di “pesca” indiscriminata, aprire un fascicolo ed un processo contro i malcapitati, che nel frattempo possono essere anche arrestati e sottoposti a vessazioni ed umiliazioni arbitrarie senza che vi sia nei loro confronti alcuna specifica contestazione, come è capitato a molte delle persone che hanno frequentato la residenza di Berlusconi.
In Italia siamo quindi al ribaltamento dello Stato di Diritto: prima si intercetta e si fa a fette un privato cittadino, e poi, se del caso, si apre un fascicolo giudiziario sulla base di quanto si è (forse) trovato.
L'Italia di oggi è quindi uno Stato di Polizia, dove ognuno di noi può essere privato della sua intimità, della sua dignità e della sua libertà in qualsiasi momento e per mesi interi, indipendentemente dalla precedente sussistenza di una qualsiasi notizia di reato a suo carico, in base soltanto all'arbitrio del pubblico ministero di turno, il quale dispone a suo piacimento di interi apparati delle forze dell'ordine e, verosimilmente, anche dei servizi segreti, per portare avanti tali scellerate azioni.

Che dire? I nostri cari compagni amano da anni ripetere urbi et orbi che in Italia c'è un regime.
E' vero, in Italia c'è un regime, ma non è il regime fascista di Berlusconi da loro urlato ai quattro venti, né semplicemente comunista, bensì un REGIME CATTO-COMUNISTA, che è ancora peggio.
Difatti, a differenza dei regimi fascisti e comunisti, che si instaurano tipicamente attraverso subitanei atti di violenza, il regime catto-comunista si impone invece gradatamente e subdolamente, erodendo ed occupando progressivamente le istituzioni democratiche di un Paese come un baco all'interno di una mela. Ecco, ciò che succede in Italia è la manifestazione cutanea di tale lungo e putrescente processo storico-politico.
A pompare questo meccanismo, che sempre più palesemente assume i caratteri di un disegno eversivo, è una gigantesca cricca di zombi di centro-sinistra che per 40 anni hanno occupato non solo la scena politica, ma anche, sistematicamente e capillarmente, la Pubblica Amministrazione, gli Enti Pubblici e Locali, la Finanza, la Magistratura, la Scuola, l'Università, la Cultura e i Media italiani.
Oggi questa fallimentare ma potentissima cricca, non riuscendo più a raccogliere consensi nell'elettorato e vedendo perciò franare lo zoccolo duro del proprio potere politico-economico, gioca tutte le carte, comprese quelle smaccatamente illegali ed eversive, per eliminare chi, conseguentemente allo spostamento a destra dell'opinione pubblica, maturato e consolidato da 15 anni a questa parte, minaccia di togliere gli ultimi brandelli di carne viva dalle fauci di questi insaziabili morti viventi.

Come porre fine a tale situazione incancrenita?
Certi che, a differenza del protagonista del film “Le vite degli altri”, tra i nostri cari compagni-zombi sarà assai difficile che si verifichi una presa di coscienza e un ravvedimento tali da provocare una repentina rivoluzione culturale anti-maoista che traghetti la loro parte politica verso l'accettazione dei principi dello Stato di Diritto e del rispetto di una vera dialettica democratica, ci sentiamo di rivolgere un appello particolare al Ministro degli Interni Roberto Maroni.

Signor Ministro, Lei che da tre anni sta combattendo con efficacia mai vista fenomeni secolari come la mafia, la camorra e la 'ndrangheta, prenda in mano la situazione e faccia pulizia all'interno di quelle frange delle forze dell'ordine e dei servizi di intelligence che operano come quinte colonne al servizio di chi vuol ribaltare il Governo democraticamente eletto dagli italiani.
Siamo certi che se Lei, Ministro Maroni, intraprenderà col Suo abituale piglio un'azione del genere, essa sarà decisiva ai fini (con la minuscola) del ristabilimento delle fondamentali regole democratiche nel nostro Paese, che speriamo non debba mai più assomigliare neppure lontanamente alla ex DDR e al suo regime.

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