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Yusuf Sonmez, in 48 ore dall’arresto alla libertà  vigilata

di Matteo Tacconi

Martedì 11 gennaio è stato arrestato a Istanbul il chirurgo turco Yusuf Sonmez, dai più ritenuto uno degli esponenti chiave dei traffici mondiali di organi umani. “L’avvoltoio” – così è soprannominato Sonmez – è stato fermato dalle autorità turche sulla base di un mandato di cattura spiccato nei suoi confronti dall’Interpol, su richiesta dei magistrati europei che operano nell’ambito di “Eulex”, la missione civile e di polizia dispiegata dall’Unione europea in Kosovo.
La tesi dei togati Ue è che Sonmez abbia prestato servizio per conto delle mafie kosovare.

Qualche anno fa il chirurgo ha lavorato presso l’ospedale “Medicus”, struttura privata che sorge a poca distanza da Pristina, capitale dell’ultimo degli Stati sorti sulle ceneri dell’ex Jugoslavia. Lì Sonmez, secondo la ricostruzione dei magistrati, incideva pazienti disposti, in cambio di denaro, a privarsi di un organo. Il suo procacciatore di clienti sarebbe stato tale Moshe Harel, cittadino israeliano nato in Turchia. Gli organi, prevalentemente reni, venivano successivamente venduti, clandestinamente e a peso d’oro, in Occidente.
Non è la prima volta che il chirurgo subisce quest’accusa. In passato è stato coinvolto, in svariate occasioni, in inchieste simili. Anche se a suo carico non ci sono mai state prove schiaccianti, si ritiene che abbia espiantato a lungo in cliniche private. In Turchia e ovunque lo chiamassero, rispondendo prontamente alle “commesse” pervenutegli dai più disparati angoli di mondo da clienti facoltosi o da gruppi criminali.
Subito dopo l’arresto, a sorpresa, le autorità turche gli hanno concesso la libertà vigilata, sostenendo che non c’è modo di credere che l’avvoltoio, che da parte sua si dichiara totalmente estraneo alle accuse dei procuratori di Pristina, se la svigni.
Nelle prossime settimane si capirà come andrà a finire questa storia. I togati di “Eulex” chiedono infatti alla Turchia di estradare il chirurgo. Opzione difficile, questa. Anzi, praticamente impossibile. La costituzione turca prevede del resto il divieto di estradizione, anche se ammette che i cittadini turchi ritenuti colpevoli di gravi reati possano essere processati all’estero, salvo poi scontare in Turchia l’eventuale condanna. Stando a quanto riporta la stampa internazionale, la procura europea di Pristina e le autorità giudiziarie turche stanno trattando e cercando compromessi. Si vedrà.
La cattura del più noto degli espiantatori si lega a doppio filo all’esplosione del recente scandalo che ha coinvolto il primo ministro kosovaro Hashim Thaci e che ha avuto come oggetto proprio il traffico di organi. Thaci è stato accusato di essere stato a capo di una consorteria criminale che ai tempi della guerra con Belgrado (1998-1999) prelevava organi da vittime serbe uccise dai guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Uck), di cui il primo ministro di Pristina è stato responsabile politico. L’accusa choc arriva dal consiglio d’Europa, che ha concluso nelle settimane scorse un’indagine dedicata proprio a tale questione e coordinata dal politico svizzero Dick Marty. A denunciare questa faccenda era stata in passato anche dalla svizzera Carla del Ponte, a lungo procuratore capo del tribunale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia, con sede all’Aja.
Dall’inchiesta del consiglio d’Europa emerge inoltre che le vittime dalle quali la mafia kosovara espiantava organi, perlopiù presso cliniche con sede in territorio albanese, non erano solo serbe. L’Uck, bensì, giustiziava anche albanesi-kosovari rei di non allinearsi all’ideologia della guerriglia.
Ma, appunto, quale sarebbe il legame tra l’affaire Thaci e l’arresto di Sonmez? Il fatto è che, sostiene qualcuno, la presenza del chirurgo turco a Pristina indicherebbe che in Kosovo la pratica degli espianti è proseguita anche dopo la guerra con la Serbia. Come a dire che i trafficanti albanesi del Kosovo hanno continuato a fare i trafficanti anche una volta smessa la mimetica. Ma è una tesi. Tutto è da chiarire.
Nel frattempo la Serbia ha duramente protestato per la libertà vigilata concessa al chirurgo turco, dato che – e qui c’entra la politica – percepisce lo scandalo degli organi e l’eventuale condanna di Yusuf Sonmez come un modo per delegittimare Thaci e il Kosovo intero. Belgrado, d’altronde, non s’è ancora rassegnata alla perdita dell’ex provincia, indipendente dal febbraio 2008.

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