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Paolo Borsellino, ricordo amaro a Castelvetrano

19 gennaio, Paolo Borsellino avrebbe compiuto 71 anni. L’associazione Antiracket di Castelvetrano, nel trapanese, avrebbe voluto ricordarlo con un incontro rivolto alle scuole. Avrebbe, ma non è stato possibile: le classi invitate hanno disertato l’appuntamento, su impulso del dirigente scolastico Francesco Fiordaliso. Che non ha gradito la decisione degli organizzatori di chiamare tra i relatori il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, affiancato dal giornalista Giacomo Di Girolamo – autore del libro “L’invisibile” su Matteo Messina Denaro – e dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. E che ha dunque impedito ai propri studenti di assistere all’incontro, asserendo che «Calcara è un criminale e quindi lui non ci può dare lezioni di legalità, i ragazzi non hanno niente da imparare da un dottore in criminologia e malaffare», come è stato apostrofato il pentito.

Già, pentito. Perché Vincenzo Calcara è l’uomo al quale Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, aveva chiesto di uccidere Paolo Borsellino. Lui però non lo fece, si tirò indietro e decise di collaborare con la giustizia, a seguito dell’arresto avvenuto nel novembre 1991. Rivolgendosi proprio al magistrato che trovò la morte pochi mesi dopo: «Dottore io sono un uomo d’onore – gli disse – e sono quella persona che avrei dovuto ucciderla…c’erano pronti due piani…uno prevedeva che le sparassi con un fucile di precisione…l’altro con un attentato, avrebbe dovuto avvenire con un’autobomba». Dichiarazioni che, insieme ad altre, sono state pubblicate in una serie di memoriali curati da Salvatore Borsellino, fratello del magistrato.

Tra i contestatori della partecipazione del “soldato” di Cosa nostra anche Antonino Vaccarino, ex primo cittadino di Castelvetrano condannato per traffico di stupefacenti ma assolto dall’accusa di mafiosità scaturita proprio dalle dichiarazioni di Vincenzo Calcara. Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ha abbandonato furibondo l’aula: «I presidi hanno ritenuto di non mandare gli studenti all’incontro e credo che sia una decisione incredibile. Ritengo grave e molto significativo che in un’occasione del genere, in ricordo del giudice Paolo Borsellino, nella città di Matteo Messina Denaro si avverta di più la presenza dello stesso latitante che di Paolo Borsellino. Tutto questo è assurdo”.

L’attuale sindaco della cittadina trapanese, Gianni Pompeo, presente all’incontro, ha chiesto al pm di ritornare nella cittadina da lui rappresentata nel prossimo mese per ragionare di mafia e mafiosi.

(Ma.De.)

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