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MATTEO MIOTTO E LE TRADIZIONI MONARCHICHE SCOMODE

Foto di Pierluigi Arcidiacono

Giovanna Canzano
intervista
Matteo Cornelius Sullivan

20 gennaio 2011

“Non so se la famiglia di Matteo Miotto sia monarchica; posso solo supporlo, perché è stato suo padre a diffondere la foto non modificata ma può averlo fatto anche solo per correttezza verso la memoria di suo figlio. Le tradizioni monarchiche sono certamente scomode per una repubblica che va a rotoli e questo lo dimostra anche il fatto che per il 150° della proclamazione del Regno d’Italia, che viene spacciato dalla repubblica come 150° dell’Unità d’Italia, i Savoia, discendenti di chi l’Italia l’ha fatta, non sono invitati alle cerimonie ufficiali…” (Matteo Cornelius Sullivan)

CANZANO 1 – Censurare lo Stemma del Regno d’Italia dalla bandiera che ritraeva il caporal maggiore Matteo Miotto, perché?

SULLIVAN – Per mentalità piatta e livellatrice; per far passare i nostri militari come un esercito di persone anonime e prive di ideali, persone che non turbino la piattezza e lo squallore di questa società che non deve pensare troppo ma soprattutto per propaganda, perché fa comodo avere la foto di un soldato che prima di morire sventolava il Tricolore ma se quel Tricolore è quello del Regno d’Italia, allora si sbanchetta… Quel modo d’agire è un’assoluta mancanza di rispetto verso la memoria di un caduto sul campo e se si manca di rispetto verso la memoria di un caduto, si manca di rispetto alla memoria di tutti i nostri caduti, si manca di rispetto a coloro che credono veramente negli alti ideali che ispirano gli appartenenti alle Forze Armate e questo lo affermo a prescindere dalla bandiera che è stata falsificata. Una fotografia è anche un documento, soprattutto quel genere di fotografia e falsificarla è un’alterazione della storia. L’ufficio dell’Esercito che si è occupato della falsificazione, se proprio voleva la foto di un caduto col Tricolore senza stemma sabaudo, allora doveva aspettare che ci rimettesse la pelle un repubblicano che si fosse fatto preventivamente fare la foto con la bandiera! Credo che l’Esercito Italiano debba delle scuse al Popolo italiano per questa indegna falsificazione. Ricordiamoci comunque che il Tricolore senza stemma fu usato, in modo informale, anche durante il Regno d’Italia ma soprattutto che fu la bandiera civile della Repubblica Sociale Italiana… secondo quella mentalità da censori del passato nazionale, non dovremmo forse censurare tutti i Tricolori?!

CANZANO 2 – All’inizio del 150° anniversario della Proclamazione del Regno d’Italia, le istituzioni hanno paura della simbologia della nostra storia, tanto da mancare di rispetto a un ragazzo morto in divisa.

SULLIVAN – Sì è vero, anche se il 150° del Regno d’Italia è solo una coincidenza che però sottolinea la gravità di quanto accaduto; sulla paura dei simboli da parte delle istituzioni repubblicane, questa è dovuta al fatto che nella sua storia la repubblica non è riuscita a crearsi una dignità tale da potersi permettere dei simboli che significhino veramente qualche cosa; i simboli della repubblica italiana in futuro saranno probabilmente associati solo all’idea di truffe, malgoverno, sperpero, partitocrazia e scandali a non finire.

CANZANO 3 – Questo gesto, conferma la metodica falsificazione della storia del Paese da parte di forze che fanno del potere uno strumento personale?

SULLIVAN – Sicuramente è così e non solo per quello che riguarda il Regno d’Italia ma per tutto quello che nel nostro passato storico ha significato vero progresso sociale e serietà dello Stato; dunque mi riferisco non solo all’Italia unitaria ma anche a molti dei regni preunitari, in parte al fascismo e anche alla storia antica a cui è stato cambiato il volto per scopi politici. In particolare comunque, per quello che riguarda il Regno d’Italia, basta pensare che i libri di storia su cui le generazioni del dopoguerra hanno studiato, erano tutti con fotografie che non mostravano simbologia monarchica o fascista; gli stessi mass-media, prima della morte di Re Umberto II nel 1983, parlavano molto raramente di monarchia, anche quando si trattava di Paesi esteri; le eccezioni erano ovviamente quei pochi giornali di orientamento monarchico. Oggi i monarchici si sono notevolmente sdoganati dalla censura di pensiero, soprattutto grazie a internet.

CANZANO 4 – Matteo Miotto forse apparteneva ad una famiglia di tradizioni monarchiche? Tradizioni che oggi per le istituzioni sono scomode? Da cancellare?

SULLIVAN – Non so se la famiglia di Matteo Miotto sia monarchica; posso solo supporlo, perché è stato suo padre a diffondere la foto non modificata ma può averlo fatto anche solo per correttezza verso la memoria di suo figlio. Le tradizioni monarchiche sono certamente scomode per una repubblica che va a rotoli e questo lo dimostra anche il fatto che per il 150° della proclamazione del Regno d’Italia, che viene spacciato dalla repubblica come 150° dell’Unità d’Italia, i Savoia, discendenti di chi l’Italia l’ha fatta, non sono invitati alle cerimonie ufficiali… Inoltre il logo stesso del 150° riporta tre bandiere, tutte senza stemma del Regno d’Italia… È invece comodo far passare l’idea di repubblica come l’istituzione “moderna”, del progresso e la monarchia come un orpello del passato, un qualche cosa di obsoleto; quando nella realtà dei fatti, tutte le classifiche internazionali dimostrano che le monarchie, rispetto alle repubbliche, sono Stati che eccellono in tutto e non solo quelle del mondo occidentale. Il fatto che le monarchie siano in media molto superiori alle repubbliche, non è una coincidenza ma la conseguenza di buone tradizioni e di un sistema istituzionale molto più equilibrato e a dimensione uomo; le repubbliche sono solo la verticalizzazione della politica fino alla carica suprema dello Stato e, conseguentemente, tutti i difetti della politica divengono macroscopici.

CANZANO 5 – L’inutilità di questa guerra, la si può leggere attraverso il testamento di Miotto, dove, esprime ammirazione per quel popolo di guerrieri, che non si arrendono mai, che resistono a tutti gli eserciti, che hanno una dignità da insegnarci.

SULLIVAN – Non credo che il valore di un popolo guerriero possa determinare o meno l’utilità o la validità degli scopi di una guerra; sicuramente quella guerra non è combattuta in modo sensato, perché da un punto di vista strategico il primo obbiettivo doveva essere stroncare il sistema che finanzia la guerra stessa: la droga; se così avessero fatto, la coalizione internazionale avrebbe raggiunto il suo scopo… Inoltre questo tipo di strategia avrebbe portato un aiuto concreto al popolo afgano perché avrebbe ridotto i tempi della guerra; ciò non è avvenuto probabilmente perché quella guerra, come la maggioranza delle “missioni di pace”, è basata soprattutto sugli interessi dell’industria; la stessa industria che poi dietro le quinte si comporta scorrettamente… Poi ci sono gli intuibili interessi di chi non vuole stroncare il mercato della droga. Per quello che riguarda il popolo afgano, sicuramente è un popolo duro, con una storia degna di rispetto ma non dimentichiamoci che quando un guerriero, a qualunque nazione o fazione appartenga, usa metodi impropri, come il terrorismo o il commercio di droga, per portare avanti la sua battaglia, in quel momento smette di essere un guerriero e quindi non è degno di ammirazione, perché si pone al di fuori della civiltà e della società umana. Sull’insegnamento della dignità io credo che, nonostante la decadenza generalizzata, ci siano ancora molti italiani che hanno mantenuto la propria dignità; il problema è che la persona integra, onesta o giusta, nella società contemporanea e soprattutto in Italia, abbia molta più difficoltà ad emergere e quindi ad assurgere a esempio per gl’altri, perché si deve rapportare e funzionare in un sistema di cui non condivide gli aspetti che compongono il sistema stesso.

CANZANO 6 – Identità e storia, che il popolo afgano difende a tutti i costi, siamo noi italiani riusciti a difendere?

SULLIVAN – L’identità di italiani siamo riusciti a difenderla abbastanza bene, solo che troppo spesso è la parte peggiore dell’identità italiana che abbiamo mantenuto e con quella faccia ci mostriamo al mondo; certo la nostra è un’identità che è cambiata rispetto a quelle del passato, un’identità più internazionale, un’identità che non andrebbe affatto difesa a “tutti i costi” ma solo per quello che di buono vi è insito, altrimenti continueremo a trovarci, come il popolo afgano, in una situazione conflittuale perenne che non ci porta da nessuna parte. Impariamo dunque a difendere meglio ciò che è giusto difendere. Dobbiamo individuare i nostri difetti e sforzarci di eliminarli per poterci migliorare, e non di volerci portare dietro tutto, anche ciò che è sbagliato, solo per il gusto di non mollare. “La storia è maestra di vita”, dicevano i Latini, ed è vero; dobbiamo studiarla per capire quali siano le origini dei difetti e risolvere i problemi. Non ho nulla contro della splendida nostalgia o del sano romanticismo ma vivere nella storia, o peggio nella ripetizione inconcludente del presente, no. Dobbiamo avere il coraggio di guardare alla storia non come un museo in cui non si tocca niente… ma guardarla con serenità, per capire, per approfondire e dobbiamo farlo con rispetto per coloro che si meritano rispetto ma ricordandoci che la storia non sarebbe maestra se da essa non imparassimo qualcosa.

Biografia

Matteo Cornelius Sullivan, artista e insegnante d’inglese, nasce a Milano nel 1965; ha esposto le sue opere di pittura e scultura prevalentemente in Italia e in Australia e, fin dai tempi della gioventù, è un attivo sostenitore della monarchia. Attualmente è Reggente del Partito della Alternativa Monarchica, Presidente del Comitato del Regno d’Italia e Presidente dell’Associazione Artisti Monarchici.
Politica:
1982-1983 Segretario del Fronte Monarchico giovanile dell’U.M.I. di Milano;
1984-2002 Membro della direzione dell’Associazione “Amici della Corona Ferrea”;
1984 Commissario del Partito Nazionale Monarchico e fondatore della sezione di Milano (Candidato alle amministrative del 1985 – al Comune, alla Provincia e alla Regione – quarto non eletto al Comune di Milano con il numero di lista 77, la lista del PNM non raggiunse il quorum);
1985 Segretario per la Lombardia della “Gioventù Monarchica Nazionale” del PNM;
1987 Commissario del Movimento Giovanile Monarchico del Movimento Monarchico Italiano;
1991 Accordo PLI – PNM (Candidato nelle liste PLI come indipendente monarchico alle elezioni comunali del 1991 – non eletto-);
1991 Membro del Consiglio di zona 11 Milano per il Partito Nazionale Monarchico in sostituzione di Franco Siracusa;
1991 ideatore e fondatore del “Coordinamento Giovanile tra le Associazioni Monarchiche”;
1992 uno dei fondatori dell’Associazione Monarchica “Concordia”;
1993 Responsabile Nazionale per le relazioni estere della “Confederazione Monarchica Europea”;
1996-2011 Fondatore e Presidente (in concomitanza con Giuseppe Manzoni di Chiosca) della “Associazione Artisti Monarchici”;
1998-2003 Fondatore e Reggente (in concomitanza con Franco Siracusa e Flavio Nucci) della “Associazione Politica Alternativa Monarchica”;
2003-2011 Fondatore e Reggente del “Partito della Alternativa Monarchica”
2006-2011 Fondatore e Coordinatore del “Comitato del Regno d’Italia delle Province di Bolzano, Gorizia e Trieste”;
2009-2011 Membro nel “Comitato d’Onore della Mostra Casa Savoia”;
2010-2010 Fondatore e Coordinatore del “Comitato per la commemorazione di Pipino I Re d’Italia nel 1200° anniversario della morte”;
Giornalismo:
1984-1992 il Pungolo, Milano (redattore)
1986-1995 Alleanza Monarchica, Torino (collaboratore)
1990 Savoia, Milano (collaboratore)
1992 Antisistema, Brindisi (Direttore della redazione lombarda)
1992-1993 Azione Antisistema, Brindisi (Direttore della redazione lombarda)
1993-1997 Nuove Sintesi, Milano (collaboratore)
1996 Italia Reale, Torino (collaboratore)
1998 F.E.R.T., Roma (collaborazione esterna)
2005 Bergamonarchica, Bergamo (collaboratore)
2005-2011 La Circolare Spigolosa, web (Direttore)
2005 Il Corriere di Sesto, Sesto San Giovanni – Milano (collaboratore)
2006 Tricolore, web (collaborazione esterna)
2006 www.politicaonline.net , web (collaborazione esterna)
2006 La Rosa d’Oro, web (collaborazione esterna)
2006 www.teutonici.org , web (collaborazione esterna)
2006 Il Popolo (collaborazione)
2006-2008 Guardia d’Onore, Roma (collaborazione)
2006-2010 Lady Silvia National Network (collaborazione esterna)
Pubblicazioni:
1986 “Perché Monarchico?”, Libri Thule-Romano Editore, Palermo
1987 (AA.VV.) “Libro Azzurro sui Diritti dinastici”, Amici della Corona Ferrea, Milano
1997 (AA.VV.) “I Conti di Rovescala”
1998 (AA.VV.) “The Sept of the O’Sullivan- History and Genealogy”
2001 “La mano gentile alla vittoria”
2001 “Archeologia del mio pensiero”

giovanna.canzano@yahoo.it
http://www.facebook.com/giovanna.canzano
338.3275925
Giovanna Canzano – © – 2011

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