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Gli 007 in allarme per i derivati. Sicurezza economica nazionale a rischio per i contratti con i comuni

di Mario Lettieri * e Paolo Raimondi **

La capillarità geografica della diffusione della finanza derivata nei bilanci degli Enti locali rappresenta un aspetto sconosciuto della crisi finanziaria. La pericolosità dei derivati nei bilanci degli Enti locali è alta. Lo dimostra anche la recente presa di posizione dei nostri servizi segreti.
L'ultimo numero di «Gnosis», rivista italiana di intelligence dell'Agenzia informazioni sicurezza interna (Aisi) diretta da Giorgio Piccirillo, infatti, riporta una competente e dettagliata analisi dal titolo: «Sicurezza nazionale e supporto agli enti locali: intelligence economico-finanziaria contro il «virus» dei derivati».
Attingendo dai dati forniti nei mesi passati dalla Banca d'Italia, dalla Corte dei Conti e dalla Commissione Finanze del Senato, l'Aisi spiega come «l'ammontare dei contratti in essere è all'origine di un intreccio economico-finanziario nel quale l'Ente locale viene «guidato» nella sua scelta da consulenti (advisor) non sempre indipendenti nelle loro valutazioni e in palese conflitto di interesse, i quali danno vita a transazioni in cui spesso gli interessi finanziari delle pubbliche amministrazioni e quelli delle banche di investimento proponenti i contratti, divergono».
L'ultimo rapporto della Banca d'Italia dimostra come il valore di mercato (mark to market) dei contratti derivati stipulati da privati e da enti pubblici italiani sia negativo e sia aumentato dai 47,9 miliardi di euro del periodo ottobre-dicembre 2009 ai 57,5 miliardi del primo trimestre 2010. Sarebbero coinvolti oltre 42.000 operatori, tra imprese, enti locali, famiglie e società finanziarie.
Secondo via Nazionale, nel primo trimestre 2010, le perdite per le amministrazioni pubbliche dalla stipula di contratti derivati sono aumentate di 2,5 miliardi di euro, pari al 10% in più rispetto al 2009, e si sono maggiormente concentrate passando da 470 a 404 amministrazioni pubbliche sottoscrittrici. Soltanto per gli Enti locali l'ammontare dei derivati sarebbe di circa 36 miliardi di euro.
Oltre all'aspetto finanziario ve n'è un altro tutto politico «per la presenza di costi occulti che acuiscono le forti pressioni già in atto sulla sostenibilità dei debiti pubblici nazionali», e di conseguenza, l'Aisi stigmatizza, «per i riflessi negativi sul Bilancio pubblico, locale e nazionale, lo spreco e le inefficienze causate da un abuso di tali contratti possono rappresentare un obiettivo di sicurezza economica nazionale».
Ne è un esempio il caso del Comune di Milano, che ha sottoscritto a suo tempo derivati per 1,7 miliardi di euro con 4 grandi banche estere, che è approdato davanti al Tribunale del capoluogo lombardo con il rinvio a giudizio per truffa aggravata delle stesse banche. Esso dimostra come amministratori troppo «disinvolti» hanno spesso operato in maniera assolutamente incauta e non orientata al benessere collettivo.
Anche la Corte dei Conti ha più volte rilevato la sproporzione tra il rischio assunto dall'Ente locale rispetto a quello assunto dall'operatore finanziario, avanzando perplessità circa la «convenienza economica» di molte operazioni. Recentemente sono scattate numerose verifiche sui «buchi» causati dai derivati. Sono difficilmente quantificabili in quanto sono tutti contratti Otc e quindi sottratti a qualsiasi supervisione delle agenzie di controllo preposte. La Regione Lazio ha evidenziato 82,8 milioni di euro di «costi occulti», tra commissioni e simili, applicati dalle 11 banche coinvolte nel periodo 1998-2007. Ben 59 milioni riguardano 4 banche soltanto: l'Ubs, la Citigroup, la Merryl Linch e la Lehman Brothers.
La procura di Firenze ha messo sotto sequestro preventivo valori per 22 milioni di euro di 6 banche nazionali e internazionali, con la Merryl Linch in testa, accusate di «illecito profitto» derivante da contratti derivati stipulati con il Comune di Firenze, con la Regione Toscana e con altri enti.
Anche molti privati, pmi e commercianti, hanno iniziato procedimenti legali presso i vari tribunali italiani per sottrarsi al cappio dei derivati. In alcun casi le sentenze stanno dando ragione alle vittime.
Da ultimo, il documento pubblicato in Gnosis ammonisce che «la vulnerabilità della situazione attuale è elevata: improvvisi default da parte degli enti locali sottoscrittori, causati da insolvenze, potrebbero determinare effetti negativi e comportamenti di panico a catena, gravemente pregiudizievoli per la stabilità della finanza pubblica non solo locale, ma anche nazionale».
L'Aisi auspica che «aldilà di modifiche normative, che hanno effetti solo sui comportamenti futuri, è necessaria una gestione «corrente» e «territoriale» del problema. In tal senso, una capacità di intelligence finanziaria da parte dei servizi di informazione nazionali, che affianchi le amministrazioni locali e gli organismi di vigilanza, potrebbe fornire un apporto rilevante nel tutelare il sistema di finanza locale».
Questa valutazione è pienamente condivisibile. Tuttavia riteniamo che il governo e il parlamento abbiano il dovere di intervenire più energicamente nei confronti di quelle banche che hanno approfittato dell'ignoranza o della complicità interessata di molti amministratori. Senza indulgere in inutili e controproducenti rimpalli di responsabilità.

*Sottosegretario all'economia nel governo Prodi ** Economista

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