Secondo l’Ifel – Istituto per la Finanza e l’Economia Locale – i fondi che il federalismo in salsa leghista assegnerà ai comuni sono troppo scarsi e troppo incerti, e le stime del governo eccessivamente ottimistiche. I suoi dati e le sue tabelle sono stati ripresi dal Sole 24 Ore in edicola oggi.
L’Ifel è la fondazione dell’Anci e ha tutto il diritto e l’interesse a lanciare il suo grido d’allarme e a intervenire nel dibattito, anche perché i decreti attuativi lo nominano partner scientifico del governo. E se ci dice che questo federalismo così non va abbiamo un ottimo motivo per preoccuparci e per non avere fretta. L’Idv ha una posizione nota da sempre: no al federalismo a tutti i costi, sì a un federalismo solidale e sostenibile. Se invece leggiamo le tabelle dell’Ifel ci appaiono dati che vanno esattamente nella direzione opposta. Gli introiti complessivi a disposizione dei comuni, ad esempio, saranno inferiori del 5 per cento tra il 2010 e il 2014. Ma il dato che impressiona maggiormente (al netto degli eventuali fondi di riequilibrio e perequazione) è quello sulle differenze, sia in termini assoluti che in percentuali, per ogni singola città appartenente a regioni non a statuto speciale. Ebbene, 53 città nel 2014 avranno maggiori risorse a disposizione rispetto al 2010, di queste soltanto quattro appartengono al Sud Italia: Avellino, Bat, Campobasso e Isernia. Tra le città del nord che invece avrebbero meno risorse disponibili rispetto all’anno che si è appena concluso solo due, Genova e Torino, avrebbero perdite significative, altre cinque, invece, subirebbero delle perdite lievi. Tutte le altre avrebbero un segno positivo. Insomma, questi sono i numeri e così il federalismo, così sbilanciato a favore del settentrione, non può passare.
Io credo che neanche un partito a forte connotazione territoriale come la Lega può permettersi un’operazione che getterebbe nel caos le amministrazioni. Bossi può sbraitare quanto vuole ma sarà costretto a farsene una ragione, anche perché ormai nella commissione bicamerale per il federalismo la maggioranza potrebbe non avere più i voti necessari. La Lega lo sa e invoca le elezioni pensando con la voce grossa di far paura. Qualcuno potrà anche spaventarsi, l’Italia dei Valori sicuramente no.
Da qualche giorno anche gli italiani più distratti cominciano a conoscere la parola “federalismo” e sanno che se il “federalismo” non passerà si andrà a votare.
È giusto, allora, entrare nel merito di un argomento che segnerà comunque la vita del nostro Paese, sia se verranno approvati tutti i decreti attuativi, sia che non lo saranno.
L’Italia dei Valori, unica forza di opposizione, ha votato a favore della legge delega n. 42 del 2009 che ha introdotto il federalismo nel nostro ordinamento. È stata una scelta ragionata per due motivi di fondo.
Stop alla spesa storica. Fino ad oggi Stato-Pantalone ha coperto tutti i debiti che le amministrazioni locali hanno prodotto: buchi in sanità, amministrazioni municipali in bancarotta (Roma e Catania su tutte), sperperi di ogni tipo. Con la legge 42, stabiliti i fabbisogni e i costi standard dei servizi (per esempio, sanità e trasporti locali), gli enti territoriali (Regioni, Comuni, Province e Città Metropolitane) dovranno dare servizi ai cittadini.
Principio della responsabilità. Gli amministratori che spenderanno più di quanto hanno se ne andranno a casa e non potranno più essere ricandidati. Purtroppo, però, lo strapotere leghista ha prodotto tre decreti legislativi di cui uno solo ha avuto il voto favorevole dell’Idv, quello del federalismo demaniale che trasferisce i beni dello Stato – con eccezione del patrimonio artistico e archeologico, di quello militare e dei fiumi e laghi ultraregionali – agli enti locali per un loro migliore utilizzo. Abbiamo invece bocciato quello su Roma Capitale, perché non attribuisce a Roma né risorse né funzioni ed aumenta i costi, ed abbiamo votato contro anche al decreto legislativo sui fabbisogni standard perché privo di ogni riferimento certo in quanto rinvia l’individuazione della qualità e quantità dei servizi a studi i cui risultati conosceremo solo nei prossimi mesi. E adesso è pronto il decreto sul federalismo municipale.