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Magari un bicchiere di buon vino a tavola, non di più

Gentile direttore, ho ricevuto critiche e complimenti per il mio scritto dal titolo: “Tu scendi dalle stelle o Re del Cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo”. Ben vengano le critiche costruttive e intellettualmente oneste, che fino ad ora non ho visto, al contrario di quelle pessime di chi, non avendo argomenti, tenta di screditare l'autore e malevolmente di attribuirgli concetti che non ha mai espresso. Io mi sono limitato ad affermare che Gesù non era povero. Solo, e nient'altro che questo. Gesù non nacque povero, e non visse povero.

Ma chi bisogna contestare, Renato Pierri, oppure gli evangelisti? Renato Pierri, oppure i documenti? In Palestina, al tempo di Gesù, esistevano i poveri, ma Gesù non era fra questi. Henri Daniel – Rops, celebre storico – saggista francese, Accademico di Francia, da me già citato, nel suo libro La vita quotidiana al tempo di Gesù, (Mondadori), testo approvato dalla Chiesa, scrive: “Diventato adulto e avendo certamente imparato il mestiere di suo padre, quello di carpentiere, Gesù, come la maggior parte degli ebrei del suo tempo, lavora con le propri mani, fabbricando aratri e gioghi per i buoi…I suoi contemporanei lo vedono quindi con un truciolo dietro l'orecchio, segno distintivo dei falegnami, spingere il piallone e usare il martello” (pag. 490). Un bravo artigiano in Palestina non era povero.

Ma torniamo ai vangeli e vediamo cosa racconta Luca: “Quando ebbero compiuto tutto quello che riguardava la legge del Signore, ritornarono in Galilea, nella loro città di Nazaret. Intanto il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia era in lui. I suoi genitori erano soliti andare a Gerusalemme ogni anno, per la festa di Pasqua. Ora, quando egli ebbe dodici anni, i suoi salirono a Gerusalemme, secondo il rito della festa. Trascorsi quei giorni…” (Lc 2, 39 – 43). Ecco: i “poverissimi” ogni anno andavano a Gerusalemme per la Pasqua e vi si trattenevano alcuni giorni. E passiamo al Vangelo di Giovanni: “Maria, presa una libbra di profumo di nardo autentico, molto prezioso, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli. La casa fu ripiena della fragranza di quel profumo” (Gv 12, 3). E ancora Giovanni: “Siccome Giuda teneva la borsa, alcuni supponevano che Gesù gli avesse detto: – Compera quanto ci occorre per la festa -, oppure che gli avesse ordinato di dare qualcosa ai poveri -” (Gv 13,29). Gesù e gli apostoli tenevano una borsa di denaro, spendevano per la festa e facevano l'elemosina ai poveri. Non sto ad elencare tutte le volte che troviamo Gesù nelle case di parenti e amici. E mi pare sin troppo ovvio che viveva sobriamente e dignitosamente, così come i primi cristiani. Magari un bicchiere di buon vino a tavola, non di più. Del resto, non lo bevve anche nell'Ultima Cena?

Renato Pierri

Ex docente di religione cattolica e autore dei libri: “La Sposa di Gesù crocifisso”- Kaos edizioni; “Il quarto segreto di Fatima” – Kaos edizioni; “Sesso, diavolo e santità” – Coniglio editore.

P.S. Non mi sono giunte critiche da persone competenti, per il semplice motivo che le persone competenti queste cose le sanno perfettamente.

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