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Rapporto dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni: nella capitale il 10,6% di presenze straniere in più rispetto al 2008

Il libro “Scontro di civiltà a Piazza Vittorio” di Amara Lakhous ha descritto in maniera egregia una Roma multietnica che vive nella zona di piazza Vittorio, un'area di transito per la stazione Termini e per il famosissimo mercato.
Le differenze culturali, di provenienza, di religione, di modi di intendere la vita raccontate nel libro attraverso l'arte, le possiamo rinvenire nel VII Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni promosso dalla Caritas diocesana di Roma e dalla Camera di Commercio e Provincia di Roma.
Ciò che Lakhous racconta in questo singolare libro, lo fotografa meglio, con dati alla mano, l'Osservatorio Romano sulle Migrazioni che giovedì 16 dicembre ha presentato il suo VII Rapporto (vedi la scheda di sintesi) alla presenza dei consiglieri aggiunti del Comune di Roma rappresentanti tutti gli immigrati regolarmente residenti nella capitale, divisi per aree geografiche.
Ed allora vediamo che il microcosmo raccontato da Lakhous acquista forma statistica, viene classificato secondo i canoni della scienza sociale per procedere ad un'analisi urgente che accomuna tutte le realtà metropolitane europee, una analisi che deve determinare la scelta su come organizzare la città o le città d'Europa a partire da Roma. Ovvero, se costruire una società multietnica che vive in armonia oppure lasciare che l'urbanistica si organizzi in ghetti, preludio di conflitti come i fuochi fatui delle banlieue francesi ci hanno insegnato.
Nel Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni si evidenzia che il Lazio, con 497.940 residenti stranieri e 565 mila presenze regolari stimate a inizio 2010 – con un aumento del 10,6% rispetto all'anno precedente – è la seconda regione dopo la Lombardia più interessata dall'immigrazione. Infatti nel Lazio vivono l'11,8% degli immigrati presenti in Italia, 300 mila dei quali nella sola Capitale.
Il Rapporto, oltre ai dati statistici desunti dagli archivi ufficiali, dà voce ai protagonisti dell'immigrazione attraverso ricerche qualitative, interviste o testimonianze dirette. Se è vero che Roma è anticipatrice dei flussi migratori a livello nazionale, con tutti i problemi connessi, bisogna anche sottolineare che l'area della Capitale sperimenta favorevolmente l'implementazione delle cosiddette “buone prassi”. E ne è prova l'introduzione della figura del Consigliere aggiunto in rappresentanza degli immigrati che, pur non risolvendo i problemi di integrazione, ha per lo meno posto la questione di una cittadinanza attiva anche da parte di chi non essendo ancora cittadino vive e lavora da tempo in un dato territorio, condividendo con gli italiani di nascita attese e problemi che attraversano la nostra società.
Un discorso valido ancora di più per le seconde generazioni che nell'ambito lavorativo rivendicano un trattamento paritario ai loro coetanei. Essi chiedono più diritti e lamentano la persistenza di una burocrazia più restrittiva rispetto ad altri Paesi, che nega loro importanti opportunità.

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