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De Magistris rinviato a giudizio: polemiche in IDV

di Giulio Nils Caroletti

Luigi de Magistris è stato rinviato a giudizio per omissione di atti d'ufficio al Tribunale di Salerno.
Il codice etico dell'IDV prevede che chi sia rinviato a giudizio debba autosospendersi dal partito.

Eppure De Magistris non si autosospenderà, adducendo il fatto che si tratterebbe dell'ennesima parte del complotto teso ai suoi danni e iniziato con la revoca delle indagini nell'inchiesta Why Not che hanno portato al suo abbandono della magistratura e ingresso e in politica.

Su questo, un duro scontro si è tenuto nel partito: Antonio Borghesi ha chiesto a De Magistris di sospendersi. Sonia Alfano e Antonio Di Pietro sostengono che egli ne sia dispensato.

Presentiamo qui i testi integrali degli scambi sulla vicenda, per chiunque volesse farsi la propria idea e valutare con la propria testa.

Essi saranno, nell'ordine:

1) Antonio Borghesi chiede a Luigi de Magistris di autosospendersi.
2) Luigi de Magistris risponde che non si dimetterà.
3) Antonio Borghesi replica a De Magistris.
4) Sonia Alfano appoggia De Magistris e accusa Borghesi.
5) Antonio di Pietro appoggia De Magistris.
6) Antonio Borghesi risponde alla Alfano.
7) Sonia Alfano replica a Borghesi.

I corsivi nelle lettere 2 e 5 sono della redazione. Nelle rimanenti lettere, quando presenti, sono degli autori.

Per quanto riguarda il codice etico dell'Italia dei Valori, esso può essere visionato qui.
Riportiamo qui la parte che riguarda questa vicenda:

Articolo 7:
“Gli iscritti che siano indagati per taluno dei reati di cui all'articolo 2 devono comunicare la
loro condizione all'Ufficio di Presidenza e sono, con immediatezza, sospesi dalla iscrizione.”

Articolo 2 (parte rilevante):
“Non possono altresì essere iscritti coloro che si trovino nelle condizioni di cui al comma che
precede anche relativamente ai reati contro l'amministrazione della giustizia, contro la
pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, contro la vita e l'incolumità personale a
titolo doloso, contro il patrimonio, per i delitti di cui all'articolo 51, commi 3 quater e 3
quinquies del codice di procedura penale, per il delitto di associazione a delinquere, per il
delitto di omicidio colposo con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro.”

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1. Antonio Borghesi: De Magistris rispetti il codice etico di Italia dei Valori!, 8 novembre 2010
http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=327&Itemid=1

Lettera aperta a Luigi De Magistris

Caro Luigi,

ho appreso oggi che saresti stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Salerno per il”delitto p. e p. dall'art. 328 co 1° CP perché, quale sostituto procuratore in servizio presso la Procura della Repubblica di Catanzaro ed assegnatario del procedimento penale n.2552/05/Mod.21 a carico dei magistrati di Potenza IANUARIO ROBERTA e IANNUZZI ALBERTO, omettendo di procedere alle indagini ordinate ai sensi dell'art.409 co. 4° CPP dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro…indebitamente rifiutava di compiere un atto del suo ufficio…”.
I fatti sarebbero i seguenti: un commerciante salentino, ridotto sul lastrico, nel vero senso della parola perché da una posizione florida ora è un senza tetto, denunciò alcuni magistrati per favoreggiamento con banche usuraie. Ti saresti rifiutato d'indagare, come ordinato dal GIP, su collusione fra magistrati di Lecce e magistrati di Potenza con ipotesi di reato gravissime che vanno dall'associazione per delinquere, all'estorsione, al favoreggiamento di banche che applicano tassi usurari.e che gli erano state ordinate da un GIP.

Intervistato da un quotidiano che ti contestava il rigore con il quale chiedevi il rispetto di regole etiche in Idv avresti detto, tra l’altro, frasi del seguente tenore:
…..dicevo pure che bisogna guardare ai reati. Una cosa è la corruzione e l’associazione mafiosa, un’altra l’omissione o altre vicende minori. E che facciamo, lasciamo che ogni denuncia blocchi l’attività di un politico?».
…..«È un clamoroso errore giudiziario». …..«Bisogna conoscere i fatti, prima di parlare…..
…..«I magistrati possono commettere errori. E io pago le mie denunce contro le toghe il sporche, il malaffare della magistratura, il correntismo dell’Associazione nazionale magistrati»
Domanda il giornalista: Scusi, per il sindaco (imputato) di Salerno Vincenzo De Luca c’è una questione morale, per l’europarlamentare (imputato) Luigi de Magistris no. Dov’è la differenza?
Risposta: «Sta nel reato»

Se è tutto vero, tu hai il dovere di osservare quel codice etico che tu stesso hai contribuito a scrivere. Le tue risposte sono assolutamente strabilianti e gravissime. Credevo che il ricorso alla teoria del complotto fosse una delle tipiche forme di difesa di quella politica (a partire da Berlusconi) che noi osteggiamo e per la quale abbiamo fondato Italia dei Valori. Credevo che le critiche alla politicizzazione di una magistratura in grado di bloccare l’attività di un politico fosse patrimonio di gente come Cicchitto, Bonaiuti, Angiolino Alfano e non certo di esponenti di Idv. Credevo che “i clamorosi errori giudiziari” fosse una frase costantemente in bocca a Silvio Berlusconi.

Le accuse che ti vengono rivolte sono assai gravi per un magistrato e non possono essere derubricate alle querele per diffamazione (rispetto alle quali credo anch’io che non meritino di essere considerate dal nostro codice etico).
Tra l’altro mi pare giusto ricordare che anche per effetto dei tuoi attacchi un nostro ex parlamentare, Americo Porfidia, solo indagato e non come te rinviato a giudizio, e per fatti privati (non inerenti un’attività pubblica) è stato costretto ad autosospendersi dal partito trasferendosi al gruppo misto.
Sarebbe davvero sorprendente se dovessimo scoprire che anche in Italia dei Valori “la giustizia non è uguale per tutti” e che c’è qualcuno che è “più uguale degli altri”.

Poiché leggo che l’udienza avrà luogo tra circa un mese e se davveri credi nei principi sui quali il nostro partito è stato fondato, io ti invito a rispettare il codice etico di Italia dei Valori evitando di crearci gravi danni e di esporci a facili aggressioni politiche da parte dei nostri avversari.

Sono certo che saprai dimostrare la tua estraneità ai fatti ma ciò che vale per tutti gli altri deve valere anche per te. Viceversa sarà accreditata l’ipotesi che anche Italia dei Valori non sia diversa dagli altri, ma lo sarà con riguardo ad uno dei principi cardine che sono alla base della sua stessa essenza.

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2. Luigi de Magistris: De Magistris come Dell'Utri, 9 novembre 2010

Caro Antonio Borghesi,
vorrei rispondere alle critiche che mi muovi in una lettera aperta che hai pubblicato sul tuo sito.

Per quanto riguarda la vicenda per cui sono stato rinviato a giudizio dal Gup di Salerno, ti invito a leggere il post pubblicato sul mio blog in cui affronto il caso. Brevemente però voglio comunque rispondere anche in questa sede. Tu scrivi che mi sarei rifiutato di indagare su una presunta collusione fra magistrati di Lecce e Potenza, denunciati da un cittadino che reputava di non aver avuto giustizia da parte di questi stessi magistrati. Ebbene non mi sono rifiutato di indagare su niente, non l’ho mai fatto, anche quando indagare significava toccare il gotha del potere colluso e dell’economia opaca, della massoneria e delle istituzioni deviate, esponendosi professionalmente a ritorsioni pesanti che, puntualmente, sono poi arrivate, tanto da costringermi a lasciare il lavoro che amavo.

Per quanto riguarda la vicenda, ho semplicemente svolto le mie prerogative di magistrato, come prescritto dalla legge, valutando che i miei colleghi di Potenza (che dovevo giudicare) avessero agito correttamente. Mi viene contestata un’interpretazione giuridica, l’aver agito con discrezionalità, cioè l’essenza dell’attività del magistrato. Come previsto anche da una sentenza della Corte Costituzionale, nonché come sostenuto da dottrina autorevolissima (prof.Cordero), non esiste obbligo per il PM di compiere indagini disposte dal giudice qualora le ritenga non doverose e/o necessarie al fine della sua autonoma valutazione, essendo il PM ‘dominus’ delle indagini (almeno finchè non interverrà la contro-riforma della giustizia del ministro Alfano).

Comunque mi difenderò nel processo – per altro sicuro che emergerà la correttezza del mio operato- come del resto ho sempre fatto fino ad oggi e sempre continuerò a fare, perché convinto di aver svolto la mia professione nel rispetto della legge, guidato solo dalla Costituzione, e con coscienziosità. Sino ad ora, ricordo, sono uscito sempre indenne dai procedimenti a mio carico, mentre chi mi ha accusato è imputato per reati gravissimi. Sono consapevole che per come ho svolto l’attività di magistrato, per come sto espletando il mandato politico, per gli interessi enormi che ho contrastato e contrasto –comprese gravissime collusioni all’interno delle istituzioni- sono stato, sono e sarò obiettivo di esposti e denunce, dai quali mi difenderò senza farmi condizionare, essendo certo della mia onestà e orgoglioso del mio rigore morale.

Detto questo, veniamo al nodo politico della critica che mi indirizzi, citando un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno in cui a tuo avviso avrei rilasciato dichiarazioni “strabilianti” e “gravissime”, le stesse che invece rivendico e che afferiscono al tema della questione morale: tema fondamentale che non è però riducibile al casellario giudiziario pulito (un casellario giudiziario che, grazie alla legislazione di questo governo, sarà immacolato per gli evasori e i corrotti, mentre si macchierà per i migranti senza permesso di soggiorno e per il popolo delle carriole dei cittadini abruzzesi). Con un briciolo di onestà intellettuale non si può non ammettere che i reati che riguardano un politico non possono essere considerati fra loro parimenti gravi: un conto è la diffamazione, un conto l’incasso di una tangente; un conto è il vilipendio, ben altro il pilotare una gara d’appalto pubblico. Penso se ne debba tenere conto per evitare furiose derive forcaiole e burocraticistiche.

Come si deve tenere conto di un altro fattore: caro Antonio, ho svolto un’attività di magistrato che mi ha esposto e mi esporrà, probabilmente, a nuovi processi di varia natura, perché ho indagato libero dal condizionamento politico e convinto che nella magistratura, come in tutte le istituzioni, esista un cavallo bianco e un cavallo nero, per citare Platone. Questo non vuol dire pensare alla Berlusconi maniera, cioè delegittimare tutta la magistratura come politicizzata, ma significa riconoscere l’umanità delle istituzioni, il fatto che in esse, giustizia compresa, esistano tanto i servitori dello Stato quanto i traditori dello Stato.

Nella magistratura è diffusa una questione morale detonata in modo pubblico con l’affaire P3, un cancro che va debellato e di cui c’è traccia nelle inchieste da me istruite (nelle indagini di Firenze e Perugia ricorrono infatti gli stessi nomi di Why Not e Poseidone). Ti chiedo: affermare e denunciare tutto questo significa credere ancora nella giustizia oppure, come tu sostieni, essere uguali a Berlusconi e Cicchitto? Credo la risposta sia la prima. Mi spiace constatare che per te io sarei assimilabile a Bonaiuti e Alfano e aggiungo, magari, perche no, anche a Verdini o Dell’Utri. Lo sarei a causa proprio di queste mie affermazioni di denuncia, anche istituzionale, e degli strascichi giudiziari che ho ereditato dalla mia attività precedente. Mi sembra pazzesco, uno spericolato e ingiusto accostamento.

Ultima riflessione. Mi inviti a “rispettare il codice etico del partito evitando di crearci gravi danni”. Abbi coraggio, caro Antonio, e formula la domanda in modo netto: vuoi che mi dimetta e lasci l’IdV? Quali danni posso arrecare a questo partito? Forse il consenso che ho ricevuto alle ultime elezioni è un danno? Oppure è un danno girare tutto il paese per prendere parte alle iniziative organizzate dal Nord al Sud dell’Italia? Oppure, ancora, è un danno incontrare giovani e cittadini, ascoltare la loro richiesta di giustizia e moralità, il loro bisogno di buona e onesta politica, prospettando una speranza da parte dello stesso partito che rappresento?

Sei mai stato in Campania e in Calabria, dove i riferimenti partitici, anche dell’IdV, sono spesso modelli positivi e rispettati ma, altrettanto spesso, rappresentanza della politica collusa e affarista? Porfidia, che pure citi come target di una mia campagna di discredito, non è un problema per Luigi de Magistris, lo è per gli studenti universitari che ho incontrato e che mi hanno chiesto il perché della sua presenza in un partito come il nostro. Qui non parlano le sentenze, parlano le persone sul territorio. Come nel caso della magistratura, lo possiamo dire o si deve aver paura perché la ‘famiglia’ non si deve toccare? Possiamo guardare anche la nostra trave o dobbiamo solo concentrarci sulla pagliuzza nell’occhio politico altrui, aspettando il prossimo puro che ci epuri senza esserci noi, per primi, epurati da chi veramente scredita l'IdV dal di dentro?

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3. Antonio Borghesi (dai commenti al precedente intervento sul blog di Luigi de Magistris, 9 novembre 2010, 15:40)

Caro Luigi,
solo per precisare.
Io non ti accuso: ho solo riportato, al condizionale, quanto sarebbe contenuto nel provvedimento che riguarda il tuo rinvio a giudizio, invitandoti, se vero, ad adeguarti al “codice etico” di Italia dei Valori, che anche tu hai approvato.
Permettimi di dirti che la tua risposta non è soddisfacente. Non è nel merito che devi rispondere. Sono certo che al tuo giudice naturale saprai dimostrare la tua estraneità ai fatti.
Non è questo il tema. Se il tuo caso rientra tra quelli discplinati dal “codice etico” devi solo prenderne atto e comportarti di conseguenza. Non posso non ricordare che in molte occasioni ne hai sollecitata l'applicazione ad altri, che si sono adeguati, in qualche caso trovandosi addirittura nella situazione di “semplici indagati” e non di “rinviati a giudizio. A mio sommesso avviso le regole devono valere per tutti. Altrimenti: dovesta la specialità di Italia dei Valori?

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4. Sonia Alfano: Fuoco “amico” su me e De Magistris, 11 novembre 2010
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/11/fuoco-amico-su-me-e-de-magistris/76426/

Dunque Antonio Borghesi, deputato veronese dell’Italia dei Valori, scrive a Luigi de Magistris chiedendogli, praticamente, di sospendersi dal partito dopo il rinvio a giudizio per omissione di atti d’ufficio. Il vicepresidente del gruppo parlamentare Idv cita il codice etico, pontifica sulla morale e conclude con un velenosissimo: “Sono certo che saprai dimostrare la tua estraneità ai fatti ma…”. Tra le righe: intanto dimettiti e ridacci in mano il partito, poi vedremo.

Se il codice etico dell’Italia dei Valori lo permette e se Borghesi non si indigna, io a questo punto sorriderei. E sorrido, perché quello di Borghesi è un attacco assolutamente scomposto e strumentale che solo i più sprovveduti possono scambiare per “eccesso di zelo giustizialista”. Ma quale zelo e quale giustizialismo. Qui si interviene in un procedimento di cui non si conosce nulla, su un caso specifico che Borghesi ignora totalmente e lo si fa disinteressandosi completamente di quello che Luigi ha fatto in quel territorio e delle possibili ritorsioni che possono venire anche dai suoi ex colleghi. Il gioco di Borghesi non è solo suo ed è molto più ampio: qualcuno vuole Luigi, me e forse qualcun altro, fuori dal partito. Per far regredire al 3-4 % l’Idv e poter gestire a circuito chiuso un partito da mezza classifica, per essere di nuovo prime donne, per non essere offuscati dalla visibilità e dal consenso degli “altri”, di “quelli che vengono da fuori”. Per rinunciare sì a quell’8% delle europee, ma essere “padroni” del partito. “Padroni a casa nostra”, spot che Borghesi conoscerà bene.

Nella lettera il deputato ex leghista fa un parallelo gravissimo e di cui spero qualcuno presto gli chieda conto: “Per effetto dei tuoi attacchi – scrive a de Magistris – un nostro ex parlamentare, Americo Porfidia, solo indagato e non come te rinviato a giudizio, e per fatti privati, è stato costretto ad autosospendersi dal partito trasferendosi al gruppo misto”.

Spero solo che Borghesi non sapesse cosa faceva mentre era davanti alla tastiera: Americo Porfidia è iscritto nel registro degli indagati per estorsione, pure aggravata dal favoreggiamento della camorra! Altro che fatti privati, la camorra è mafia, Borghesi, e lei omaggia Porfidia del titolo di “nostro” deputato? Ma sarà il suo, non certo il mio deputato!

Poi, mi si permetterà, ma leggere Borghesi che si preoccupa del danno di immagine che subirà l’Italia dei Valori da questa vicenda è troppo: lui che viene da un partito razzista, xenofobo e secessionista come la Lega Nord, che si è dichiarato favorevole al rilevamento delle impronte digitali dei nomadi rom, anche per i bambini. Chi è dunque il vero danno per l’immagine di Italia dei Valori, riconosciuto come partito aperto e tollerante delle minoranze, che si schiera in difesa dei diritti umani e della Costituzione italiana? Un partito, l’Idv, che gli ha ridato una verginità a cui mai avrebbe potuto aspirare dopo i suoi “verdi” (accezione negativa, chiaramente) trascorsi.

Borghesi dovrebbe sapere bene cosa vuol dire essere indagato e magari rinviato a giudizio, visto che nel gennaio del 1998 è stato (e non sarebbe stato) iscritto nel registro degli indagati della Procura di Verona per abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Certo, poi fu prosciolto, ma… è il suo “ma” velenoso che gli si ritorce contro. Perfino il non certamente fan di Luigi, Massimo Donadi, ha spiegato come chi ha un passato in trincea debba aspettarsi questo tipo di provvedimenti, e che se il metro è quello Borghesi avrebbe dovuto chiedere a Di Pietro di farsi da parte o addirittura di non fondare il partito. Così sarebbe rimasto nella Lega, la stessa Lega che nel periodo 1996/97 avrebbe creato un’associazione a carattere militare con lo scopo di organizzare la secessione del Nord dal resto d’Italia. Borghesi in quegli anni era nella Lega o sbaglio?

Sono certa che il presidente Di Pietro prenderà una posizione chiara e definitiva a difesa di Luigi e della sottoscritta, anche in considerazione dei violentissimi attacchi che ci sono stati rivolti durante l’esecutivo nazionale del partito. Ricordo che fu proprio Di Pietro a volerci fortemente nel suo partito, a chiederci di aiutarlo a renderlo un partito diverso dagli altri, a chiederci di dargli un’anima. E questo ora è il prezzo che qualcuno vuole farci pagare.

Dopo Luigi, mi chiedo, la prossima sarò io? No, io non lascerò che il Borghesi di turno mi “impallini” alla prima occasione utile per tornare ad avere un “partito-orticello” in cui pascolare in una deliziata attesa del nulla. O della pensione. Io non difendo Luigi per partito preso, ma perchè l’ho conosciuto quando ancora era magistrato e quando ancora nessuno si occupava delle ingiustizie che stava subendo. Per anni ci siamo dati del “lei”, ho conosciuto il suo rigore morale che lo portava persino ad evitare di salutare e dare confidenza alle persone che lavoravano a sua tutela, per esempio raccogliendo firme. No, non è una difesa, ma un gesto obbligatorio e necessario, perché non basta soltanto opporsi alle ingiustizie, ma evitare che tocchino gli onesti. Se la politica deve essere con la famigerata “p” maiuscola e fatta con i sentimenti migliori, io mi metterò ora e sempre di traverso agli attacchi di Borghesi e dei suoi amici ai danni del collega, dell’amico, dell’uomo Luigi de Magistris, attacchi vergognosi provenienti da un’area ben precisa per fortuna autoevidente del partito.

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5. Antonio di Pietro: Con Luigi, senza se e senza ma, 12 novembre 2010

Oggi vi parlo di Luigi De Magistris, voglio fare una scelta di campo senza se e senza ma: sto dalla sua parte e da quella di Sonia Alfano. Lo dico con chiarezza a coloro che ci attaccano al di fuori del partito e a quelli che ci contrastano all’interno dell’Italia dei valori, senza capire che proprio in questo momento serve unità e compattezza. Dobbiamo fare come i tre moschettieri: “uno per tutti, tutti per uno”. Luigi è accusato per quello che ha fatto nella sua attività da magistrato, per spirito di vendetta e proprio noi, suoi compagni di partito, dobbiamo fare squadra e non possiamo andargli contro, magari per toglierci qualche sassolino dalla scarpa. Viene preso di mira per aver fatto una mega inchiesta, Why Not, senza produrre risultati. Ma non è assolutamente vero. I risultati non ci sono stati perché gli è stata tolta l’indagine prima che fosse conclusa. Pensate a me: se durante Mani Pulite, l’inchiesta fosse stata spezzettata in mille fascicoli e mandata in diverse procure d’Italia, il processo non sarebbe mai stato possibile, perché ci vuole una visione d’insieme e solo chi ricostruisce i fatti giorno dopo giorno, carta dopo carta, fascicolo dopo fascicolo, interrogatorio dopo interrogatorio, riesce a venirne a capo.
I reati contro la pubblica amministrazione non sono come le rapine, nelle quali si ha il corpo del reato, o gli omicidi, nei quali c’è il morto, perciò per una ricostruzione è necessario mettere insieme una serie di carte, fare controlli incrociati, raffronti. Ecco, a Luigi hanno impedito tutto questo con un ricorso, in parte di eccezione procedurale e in parte di delegittimazione e denigrazione. Gli è successo quello che è successo a me, che ho dovuto fermarmi nell’inchiesta per difendermi, soltanto perché stavo dando fastidio a troppe persone. Per aver fatto Mani Pulite ho subito 37 accuse. Allora vi chiedo: la colpa è di Luigi che non ha prodotto un risultato o di questo apparato che gliel’ha impedito? È stato rinviato a giudizio per omissione di atti d’ufficio e si presenterà davanti ai magistrati a dare le sue motivazioni. Luigi ha più interesse di tutti noi a farsi processare, proprio per non lasciare nulla di intentato e soprattutto per non dar modo di dire che è stato avvantaggiato o trattato in modo differente da altri cittadini. Quel processo serve più a lui che a noi per ripristinare la verità.
Lasciamo che la magistratura faccia il suo dovere e non dividiamoci, dicendo che deve essere espulso dal partito perché sotto processo. Se avessimo applicato la regola asetticamente, senza alcun distinguo tra i vari casi, il partito non sarebbe nemmeno nato, perché l’ho fondato proprio quando contro di me si scagliavano le accuse più incredibili. Invece, mi sono difeso in tribunale e nel frattempo ho costruito una squadra per rispondere politicamente a chi vorrebbe applicare il principio craxiano “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Ricordiamoci che ci sono persone sottoposte a giudizio e condannate, mentre altre dopo il processo vengono assolte.
Io credo nell’innocenza di Luigi, credo che nei suoi confronti sia in atto una campagna denigratoria per fermare la sua attività politica, così come credo nelle sue battaglie in difesa della società civile. È una risorsa importante per l’Italia dei valori. Per questo invito tutti a rimanere uniti perché l’obiettivo ora è di liberare il Paese da Berlusconi.

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6. Antonio Borghesi: Rispondo al fango infame di Sonia Alfano, 16 novembre 2010
http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=329&Itemid=1

E’ doveroso da parte mia rispondere alla valanga di fango (anzi di m…) che con un metodo di dossieraggio, che credevo pratica diffusa di giornalisti prezzolati, la signora Sonia Alfano ha ritenuto di gettarmi addosso nel suo intervento su “Il Fatto Quotidiano”. La mia colpa era di aver osato chiedere a Luigi De Magistris, rinviato a giudizio per omissione di atti di ufficio nella sua qualità di magistrato, di autosospendersi (non di dimettersi) così come previsto dal Codice etico di Italia dei Valori. Né più né meno quanto anche Marco Travaglio aveva chiesto di fare dalle colonne del “Fatto”.

Solo che la stessa cosa detta da me ha scatenato la violenta reazione della signora Alfano. Io penso che “le regole siano regole”, che “le regole che un partito si dà siano legge” per chi ne fa parte, e che “la legge sia uguale per tutti” e che dunque non sia possibile che per qualcuno non valga ed in particolare per chi sta in alto. Altrimenti è giusto cambiare le regole per tutti!. Ciò vale per De Magistris, rinviato a giudizio, per Porfidia , indagato, (“nostro” ex deputato perché eletto nelle liste Idv così come De Magistris e la Alfano), e per tutti coloro(per fortuna pochi) che in questi mesi, disciplinatamente, si sono adeguati al codice etico.
Ho 61 anni, mi sono avvicinato alla politica per la prima volta nel 1995, quando ne avevo 46, e dunque ho costruito la mia vita nella società civile (sono professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese nell’Università). Sono un uomo fortunato perché non c’è nulla, ma proprio nulla, di ciò che ho fatto nella mia vita da rinnegare o di cui debba vergognarmi. Ho commesso errori, perché errare è umano, ma quando è stato necessario li ho sempre riconosciuti e ho cercato di porvi rimedio.
Chiunque può leggere sulla mia biografia, presente sul sito www.antonioborghesi.it, che nel 1995 sono stato eletto Presidente della Provincia di Verona, come indipendente, a capo di una giunta formata da Lega Nord, Partito Popolare, Verdi e Patto Segni. Successivamente ho aderito alla Lega Nord, partito dal quale me ne sono andato nel novembre 1998 non condividendone le scelte secessioniste. Vorrei solo ricordare a tutti che in quegli anni Bossi girava le piazze del Nord scagliandosi contro Berlusconi, identificato come “il mafioso di Arcore” ed inneggiava a Di Pietro ed al lavoro di “Mani Pulite”. Il mio giudizio sulla Lega xenofoba, razzista e secessionista é facilmente individuabile in molti miei interventi nell’aula della Camera, a partire dal 2006 quando vi sono stato eletto.
Nel 2000, cioè circa due anni dopo essermene andato dalla Lega ed essere ritornato al mio lavoro nella società civile, ho incontrato Antonio Di Pietro ed insieme a lui ho contribuito alla costruzione di questo partito, come dirigente locale e nazionale. Come si vede è del tutto scorretto e falso parlare di me come di un voltagabbana o di uno che ha ri-acquistato la verginità perduta, grazie a Idv.
Nell’autunno del 1997 sono stato indagato per “abuso d’ufficio e turbativa d’asta” in relazione alla vendita di una azienda agricola di proprietà della “Fondazione Barbieri”, che presiedevo in quanto Presidente della Provincia di Verona. Come si può leggere nei resoconti verbali del Consiglio Provinciale (che tengo a disposizione di chiunque li desideri) all’epoca fui io stesso a comunicare ai consiglieri provinciali che avevo ricevuto notizia di essere indagato, che non sentendomi colpevole di nulla avrei chiesto immediatamente al magistrato di essere interrogato, e che in ogni caso, ove mai fossi stato rinviato a giudizio, un minuto dopo mi sarei dimesso da Presidente . Dopo qualche mese, nella primavera del 1998, il Pubblico Ministero chiese l’archiviazione dell’indagine per non aver commesso né abusi di ufficio né turbative d’asta (tengo a disposizione l’atto per chi lo desideri). E’ dunque totalmente falsa l’affermazione della signora Alfano che io sarei stato rinviato a giudizio. Tra l’altro ricevetti nell’occasione i complimenti del magistrato poiché, grazie alla mia azione, la Fondazione incassò dalla vendita 600 milioni in più, e, dopo una sostanziale inattività durata vent’anni, sei mesi dopo inaugurò la prima casa-famiglia, destinata alle persone spastiche.
Premesso che io sarei d’accordo che le impronte digitali siano prese a tutti, italiani e non (ma è l’Idv che in passato lo ha affermato compreso Antonio Di Pietro), la magistratura e le forze di polizia hanno in passato scoperto numerose bande di Rom che consapevolmente ed in modo criminale utilizzavano i loro bambini, in quanto non penalmente punibili, per effettuare furti nelle abitazioni. In quella occasione ho dichiarato, e non me ne pento, che avrebbero dovuto essere prese le impronte digitali a quei bambini, ma perché quella era la strada per riconoscere e catturare i loro mandanti, cioè i loro genitori. Ricordo per altro che in quel comunicato stampa dissi anche ''le problematicità di una decisione del genere sono molte'' e che ''cautela e sensibilità devono andare di pari passo con i controlli''. (Riporto in calce per intero il comunicato stampa)

NOMADI:IMPRONTE;BORGHESI (IDV), IDENTIFICARE ANCHE BIMBI ROM 20080630 05932 ZCZC1098/SXR R CRO S0A S41 QBXV NOMADI:IMPRONTE;BORGHESI (IDV), IDENTIFICARE ANCHE BIMBI ROM (ANSA) – VENEZIA, 30 GIU – ''Di fronte a episodi come questi, mi sembra giusto il rilevamento delle impronte digitali dei nomadi rom, anche per i bambini''. E' quanto afferma l'on.Antonio Borghesi, coordinatore regionale veneto dell'Italia dei Valori, commentando l'arresto da parte della Questura di Verona di otto nomadi di nazionalita' croata accusati di aver costretto i propri figli a compiere furti. Il parlamentare dell'Idv sottolinea tuttavia che ''le problematicita' di una decisione del genere sono molte'' e che ''cautela e sensibilita' devono andare di pari passo con i controlli''. ''Episodi del genere – prosegue Borghesi – dimostrano che i delinquenti che usano i bambini per i loro turpi traffici non hanno nessun rispetto dell'eta', dell'innocenza e dei diritti dei piu' piccoli. Per loro i minori sono solo un mezzo, una scorciatoia per l'impunita'. Di fronte a questa situazione – conclude – bisogna contrastare l'illegalita', anche se le problematiche di una misura simile sono innegabili e le procedure dovranno essere molto prudenti e attente quando si trattera' di identificare i bambini''. (ANSA). BOG/FC 30-GIU-08 17:17 NNNN
Per tornare alla questione del codice etico di Idv, ricordo a tutti che mai, da quando esiste il partito Italia dei Valori, Antonio Di Pietro è stato rinviato a giudizio. Tutti ricorderanno altresì che Antonio Di Pietro per il solo fatto di essere “indagato” (non rinviato a giudizio) si dimise nel 1996 da Ministro dei Lavori Pubblici.
Quanto a Luigi De Magistris, che ha risposto al mio invito in modo tecnico, anche se opinabile, come del resto ha fatto con Marco Travaglio, egli si è ben guardato dall’usare i vergognosi e putridi metodi di lotta politica ai quali ricorre la signora Alfano. La mia stima nei suoi confronti risale a tempi non sospetti, come è facilmente dimostrato dai post presenti sul mio sito quando egli era ancora magistrato (http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=59&Itemid=1) (oppure http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=132&Itemid=1) e quando accolse la candidatura in Italia dei Valori.
Quanto alla signora Alfano, che si rivolge a me in modo così violento ed inqualificabile, ritengo che non potrà mai essere trovata una mia dichiarazione o un mio atto che possa in qualche modo risultare offensivo nei suoi confronti. Eppure reca a me una offesa paragonabile a quella che lei potrebbe provare se qualcuno le dicesse che sta sfruttando la morte di suo padre.
Quanto infine alla “area auto evidente nel partito”, alla quale io apparterrei secondo la signora Alfano, mi è facile ribadire che io non appartengo ad alcuna corrente perché finora per fortuna questo partito ne è stato indenne. Ho sempre combattuto e sempre combatterò “le correnti” o “aree di diversa sensibilità”, come qualcuno le ha chiamate, poiché penso che siano il vero motivo della disgregazione di una organizzazione. Può dire lo stesso la signora Alfano che pone invece in essere da sempre comportamenti volti alla creazione di queste aree? Ad esempio tentando sistematicamente, come ha fatto nei recenti congressi regionali, di mettere il cappello sui candidati alternativi a quelli istituzionali?

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7. Sonia Alfano: Borghesi e i candidati istituzionali, 17 novembre 2010

Bene, molto bene. Finalmente, opportunamente sollecitato dalle mie parole, Antonio Borghesi, vice capogruppo alla Camera dell’Italia dei Valori, ha vuotato il sacco e ha detto agli italiani cosa pensa di me e di conseguenza dei cittadini che mi hanno mandato al Parlamento Europeo. Certo, lo ha detto con un linguaggio e una forma che non voglio riprodurre, dei quali il momento più alto è la definizione che da delle mie parole: “palate di m….”. Assolutamente non commentabile da parte di un parlamentare dell’Idv, sarebbe stato invece comprensibile da parte di un leghista.

Come, pur provandoci, non riesco a commentare l’affermazione su mio padre: “reca a me una offesa paragonabile a quella che lei potrebbe provare se qualcuno le dicesse che sta sfruttando la morte di suo padre”. Informo Borghesi che nemmeno i miei più acerrimi “nemici” politici hanno mai trovato il coraggio di usare contro di me un’arma così subdola come quella dell’insinuazione, che in sè non ha nemmeno il coraggio dell’insulto esplicito. Per fortuna ho imparato ormai da tempo ad ignorare tutte le cattiverie che vengono diffuse su mio padre e alla mercificazione che farei della sua memoria. Il mio dolore ho imparato a tenerlo per me e non lo auguro nemmeno a chi si permette di dire cose simili.

Sulla questione politica invece voglio rispondere alle invettive borghesiane. Il vice capogruppo mi accusa di spaccare il partito e creare correnti “ad esempio tentando sistematicamente, come ha fatto nei recenti congressi regionali, di mettere il cappello sui candidati alternativi a quelli istituzionali”. Candidati istituzionali? Ma che concetto ha della democrazia Borghesi? In una competizione democratica non esiste un candidato istituzionale e uno alternativo, ma due o più concorrenti che competono tra loro partendo da una base di identici diritti e possibilità di vittoria. Se i congressi dell’Italia dei Valori sono eventi democratici aperti a tutti e a molteplici mozioni, cosa vuol dire la sinistra definizione di “candidato” istituzionale? Il candidato che DEVE vincere? Tutto ciò è inquientante. Questa mentalità non mi è nuova. In due anni di partecipazione agli esecutivi nazionali IDV l’ordine del giorno è sembrato essere la critica alla mia attività e quella di Luigi de Magistris, i nostri incontri, il nostro rapporto con le persone. E proprio Borghesi me lo ricordo durante il primo esecutivo dopo la mia elezione, il 15 giugno 2009, quando debuttò sottolineando una criticità in quel grande passo avanti elettorale dell´IDV : “Su sette eletti al Parlamento europeo, ben cinque sono del Sud”. Stupita, replicai chiedendomi se fosse un esecutivo dell’IDV o una convention della Lega.

Allibita di fronte a simili ragionamenti di apparato, proseguo nel mio percorso politico e sociale e ribadisco il mio netto “no” ai signori delle tessere e alla politica vissuta e praticata con logiche commerciali e aziendali. Rimango innamorata del confronto democratico, aspro e vivace, che rende un partito politico l’anima del potere in mano ai cittadini. Borghesi continui pure la sua “guerra” all’interno del partito, una guerra per fortuna semi-solitaria che si scontra con il sostegno che molti invece nell’Italia dei Valori ci garantiscono, in primis lo stesso Antonio Di Pietro; noi nel frattempo continueremo a far partecipare la gente, la società civile, cosa che sembra dare più fastidio delle ortiche. Altro che candidati istituzionali, altro che palate.

Author: Giulio Nils Caroletti |

Luigi de Magistris è stato rinviato a giudizio per omissione di atti d'ufficio al Tribunale di Salerno.
Il codice etico dell'IDV prevede che chi sia rinviato a giudizio debba autosospendersi dal partito.

Eppure De Magistris non si autosospenderà, adducendo il fatto che si tratterebbe dell'ennesima parte del complotto teso ai suoi danni e iniziato con la revoca delle indagini nell'inchiesta Why Not che hanno portato al suo abbandono della magistratura e ingresso e in politica.

Su questo, un duro scontro si è tenuto nel partito: Antonio Borghesi ha chiesto a De Magistris di sospendersi. Sonia Alfano e Antonio Di Pietro sostengono che egli ne sia dispensato.

Presentiamo qui i testi integrali degli scambi sulla vicenda, per chiunque volesse farsi la propria idea e valutare con la propria testa.

Essi saranno, nell'ordine:

1) Antonio Borghesi chiede a Luigi de Magistris di autosospendersi.
2) Luigi de Magistris risponde che non si dimetterà.
3) Antonio Borghesi replica a De Magistris.
4) Sonia Alfano appoggia De Magistris e accusa Borghesi.
5) Antonio di Pietro appoggia De Magistris.
6) Antonio Borghesi risponde alla Alfano.
7) Sonia Alfano replica a Borghesi.

I corsivi nelle lettere 2 e 5 sono della redazione. Nelle rimanenti lettere, quando presenti, sono degli autori.

Per quanto riguarda il codice etico dell'Italia dei Valori, esso può essere visionato qui.
Riportiamo qui la parte che riguarda questa vicenda:

Articolo 7:
“Gli iscritti che siano indagati per taluno dei reati di cui all'articolo 2 devono comunicare la
loro condizione all'Ufficio di Presidenza e sono, con immediatezza, sospesi dalla iscrizione.”

Articolo 2 (parte rilevante):
“Non possono altresì essere iscritti coloro che si trovino nelle condizioni di cui al comma che
precede anche relativamente ai reati contro l'amministrazione della giustizia, contro la
pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, contro la vita e l'incolumità personale a
titolo doloso, contro il patrimonio, per i delitti di cui all'articolo 51, commi 3 quater e 3
quinquies del codice di procedura penale, per il delitto di associazione a delinquere, per il
delitto di omicidio colposo con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro.”

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1. Antonio Borghesi: De Magistris rispetti il codice etico di Italia dei Valori!, 8 novembre 2010
http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=327&Itemid=1

Lettera aperta a Luigi De Magistris

Caro Luigi,

ho appreso oggi che saresti stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Salerno per il”delitto p. e p. dall'art. 328 co 1° CP perché, quale sostituto procuratore in servizio presso la Procura della Repubblica di Catanzaro ed assegnatario del procedimento penale n.2552/05/Mod.21 a carico dei magistrati di Potenza IANUARIO ROBERTA e IANNUZZI ALBERTO, omettendo di procedere alle indagini ordinate ai sensi dell'art.409 co. 4° CPP dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro…indebitamente rifiutava di compiere un atto del suo ufficio…”.
I fatti sarebbero i seguenti: un commerciante salentino, ridotto sul lastrico, nel vero senso della parola perché da una posizione florida ora è un senza tetto, denunciò alcuni magistrati per favoreggiamento con banche usuraie. Ti saresti rifiutato d'indagare, come ordinato dal GIP, su collusione fra magistrati di Lecce e magistrati di Potenza con ipotesi di reato gravissime che vanno dall'associazione per delinquere, all'estorsione, al favoreggiamento di banche che applicano tassi usurari.e che gli erano state ordinate da un GIP.

Intervistato da un quotidiano che ti contestava il rigore con il quale chiedevi il rispetto di regole etiche in Idv avresti detto, tra l’altro, frasi del seguente tenore:
…..dicevo pure che bisogna guardare ai reati. Una cosa è la corruzione e l’associazione mafiosa, un’altra l’omissione o altre vicende minori. E che facciamo, lasciamo che ogni denuncia blocchi l’attività di un politico?».
…..«È un clamoroso errore giudiziario». …..«Bisogna conoscere i fatti, prima di parlare…..
…..«I magistrati possono commettere errori. E io pago le mie denunce contro le toghe il sporche, il malaffare della magistratura, il correntismo dell’Associazione nazionale magistrati»
Domanda il giornalista: Scusi, per il sindaco (imputato) di Salerno Vincenzo De Luca c’è una questione morale, per l’europarlamentare (imputato) Luigi de Magistris no. Dov’è la differenza?
Risposta: «Sta nel reato»

Se è tutto vero, tu hai il dovere di osservare quel codice etico che tu stesso hai contribuito a scrivere. Le tue risposte sono assolutamente strabilianti e gravissime. Credevo che il ricorso alla teoria del complotto fosse una delle tipiche forme di difesa di quella politica (a partire da Berlusconi) che noi osteggiamo e per la quale abbiamo fondato Italia dei Valori. Credevo che le critiche alla politicizzazione di una magistratura in grado di bloccare l’attività di un politico fosse patrimonio di gente come Cicchitto, Bonaiuti, Angiolino Alfano e non certo di esponenti di Idv. Credevo che “i clamorosi errori giudiziari” fosse una frase costantemente in bocca a Silvio Berlusconi.

Le accuse che ti vengono rivolte sono assai gravi per un magistrato e non possono essere derubricate alle querele per diffamazione (rispetto alle quali credo anch’io che non meritino di essere considerate dal nostro codice etico).
Tra l’altro mi pare giusto ricordare che anche per effetto dei tuoi attacchi un nostro ex parlamentare, Americo Porfidia, solo indagato e non come te rinviato a giudizio, e per fatti privati (non inerenti un’attività pubblica) è stato costretto ad autosospendersi dal partito trasferendosi al gruppo misto.
Sarebbe davvero sorprendente se dovessimo scoprire che anche in Italia dei Valori “la giustizia non è uguale per tutti” e che c’è qualcuno che è “più uguale degli altri”.

Poiché leggo che l’udienza avrà luogo tra circa un mese e se davveri credi nei principi sui quali il nostro partito è stato fondato, io ti invito a rispettare il codice etico di Italia dei Valori evitando di crearci gravi danni e di esporci a facili aggressioni politiche da parte dei nostri avversari.

Sono certo che saprai dimostrare la tua estraneità ai fatti ma ciò che vale per tutti gli altri deve valere anche per te. Viceversa sarà accreditata l’ipotesi che anche Italia dei Valori non sia diversa dagli altri, ma lo sarà con riguardo ad uno dei principi cardine che sono alla base della sua stessa essenza.

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2. Luigi de Magistris: De Magistris come Dell'Utri, 9 novembre 2010

Caro Antonio Borghesi,
vorrei rispondere alle critiche che mi muovi in una lettera aperta che hai pubblicato sul tuo sito.

Per quanto riguarda la vicenda per cui sono stato rinviato a giudizio dal Gup di Salerno, ti invito a leggere il post pubblicato sul mio blog in cui affronto il caso. Brevemente però voglio comunque rispondere anche in questa sede. Tu scrivi che mi sarei rifiutato di indagare su una presunta collusione fra magistrati di Lecce e Potenza, denunciati da un cittadino che reputava di non aver avuto giustizia da parte di questi stessi magistrati. Ebbene non mi sono rifiutato di indagare su niente, non l’ho mai fatto, anche quando indagare significava toccare il gotha del potere colluso e dell’economia opaca, della massoneria e delle istituzioni deviate, esponendosi professionalmente a ritorsioni pesanti che, puntualmente, sono poi arrivate, tanto da costringermi a lasciare il lavoro che amavo.

Per quanto riguarda la vicenda, ho semplicemente svolto le mie prerogative di magistrato, come prescritto dalla legge, valutando che i miei colleghi di Potenza (che dovevo giudicare) avessero agito correttamente. Mi viene contestata un’interpretazione giuridica, l’aver agito con discrezionalità, cioè l’essenza dell’attività del magistrato. Come previsto anche da una sentenza della Corte Costituzionale, nonché come sostenuto da dottrina autorevolissima (prof.Cordero), non esiste obbligo per il PM di compiere indagini disposte dal giudice qualora le ritenga non doverose e/o necessarie al fine della sua autonoma valutazione, essendo il PM ‘dominus’ delle indagini (almeno finchè non interverrà la contro-riforma della giustizia del ministro Alfano).

Comunque mi difenderò nel processo – per altro sicuro che emergerà la correttezza del mio operato- come del resto ho sempre fatto fino ad oggi e sempre continuerò a fare, perché convinto di aver svolto la mia professione nel rispetto della legge, guidato solo dalla Costituzione, e con coscienziosità. Sino ad ora, ricordo, sono uscito sempre indenne dai procedimenti a mio carico, mentre chi mi ha accusato è imputato per reati gravissimi. Sono consapevole che per come ho svolto l’attività di magistrato, per come sto espletando il mandato politico, per gli interessi enormi che ho contrastato e contrasto –comprese gravissime collusioni all’interno delle istituzioni- sono stato, sono e sarò obiettivo di esposti e denunce, dai quali mi difenderò senza farmi condizionare, essendo certo della mia onestà e orgoglioso del mio rigore morale.

Detto questo, veniamo al nodo politico della critica che mi indirizzi, citando un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno in cui a tuo avviso avrei rilasciato dichiarazioni “strabilianti” e “gravissime”, le stesse che invece rivendico e che afferiscono al tema della questione morale: tema fondamentale che non è però riducibile al casellario giudiziario pulito (un casellario giudiziario che, grazie alla legislazione di questo governo, sarà immacolato per gli evasori e i corrotti, mentre si macchierà per i migranti senza permesso di soggiorno e per il popolo delle carriole dei cittadini abruzzesi). Con un briciolo di onestà intellettuale non si può non ammettere che i reati che riguardano un politico non possono essere considerati fra loro parimenti gravi: un conto è la diffamazione, un conto l’incasso di una tangente; un conto è il vilipendio, ben altro il pilotare una gara d’appalto pubblico. Penso se ne debba tenere conto per evitare furiose derive forcaiole e burocraticistiche.

Come si deve tenere conto di un altro fattore: caro Antonio, ho svolto un’attività di magistrato che mi ha esposto e mi esporrà, probabilmente, a nuovi processi di varia natura, perché ho indagato libero dal condizionamento politico e convinto che nella magistratura, come in tutte le istituzioni, esista un cavallo bianco e un cavallo nero, per citare Platone. Questo non vuol dire pensare alla Berlusconi maniera, cioè delegittimare tutta la magistratura come politicizzata, ma significa riconoscere l’umanità delle istituzioni, il fatto che in esse, giustizia compresa, esistano tanto i servitori dello Stato quanto i traditori dello Stato.

Nella magistratura è diffusa una questione morale detonata in modo pubblico con l’affaire P3, un cancro che va debellato e di cui c’è traccia nelle inchieste da me istruite (nelle indagini di Firenze e Perugia ricorrono infatti gli stessi nomi di Why Not e Poseidone). Ti chiedo: affermare e denunciare tutto questo significa credere ancora nella giustizia oppure, come tu sostieni, essere uguali a Berlusconi e Cicchitto? Credo la risposta sia la prima. Mi spiace constatare che per te io sarei assimilabile a Bonaiuti e Alfano e aggiungo, magari, perche no, anche a Verdini o Dell’Utri. Lo sarei a causa proprio di queste mie affermazioni di denuncia, anche istituzionale, e degli strascichi giudiziari che ho ereditato dalla mia attività precedente. Mi sembra pazzesco, uno spericolato e ingiusto accostamento.

Ultima riflessione. Mi inviti a “rispettare il codice etico del partito evitando di crearci gravi danni”. Abbi coraggio, caro Antonio, e formula la domanda in modo netto: vuoi che mi dimetta e lasci l’IdV? Quali danni posso arrecare a questo partito? Forse il consenso che ho ricevuto alle ultime elezioni è un danno? Oppure è un danno girare tutto il paese per prendere parte alle iniziative organizzate dal Nord al Sud dell’Italia? Oppure, ancora, è un danno incontrare giovani e cittadini, ascoltare la loro richiesta di giustizia e moralità, il loro bisogno di buona e onesta politica, prospettando una speranza da parte dello stesso partito che rappresento?

Sei mai stato in Campania e in Calabria, dove i riferimenti partitici, anche dell’IdV, sono spesso modelli positivi e rispettati ma, altrettanto spesso, rappresentanza della politica collusa e affarista? Porfidia, che pure citi come target di una mia campagna di discredito, non è un problema per Luigi de Magistris, lo è per gli studenti universitari che ho incontrato e che mi hanno chiesto il perché della sua presenza in un partito come il nostro. Qui non parlano le sentenze, parlano le persone sul territorio. Come nel caso della magistratura, lo possiamo dire o si deve aver paura perché la ‘famiglia’ non si deve toccare? Possiamo guardare anche la nostra trave o dobbiamo solo concentrarci sulla pagliuzza nell’occhio politico altrui, aspettando il prossimo puro che ci epuri senza esserci noi, per primi, epurati da chi veramente scredita l'IdV dal di dentro?

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3. Antonio Borghesi (dai commenti al precedente intervento sul blog di Luigi de Magistris, 9 novembre 2010, 15:40)

Caro Luigi,
solo per precisare.
Io non ti accuso: ho solo riportato, al condizionale, quanto sarebbe contenuto nel provvedimento che riguarda il tuo rinvio a giudizio, invitandoti, se vero, ad adeguarti al “codice etico” di Italia dei Valori, che anche tu hai approvato.
Permettimi di dirti che la tua risposta non è soddisfacente. Non è nel merito che devi rispondere. Sono certo che al tuo giudice naturale saprai dimostrare la tua estraneità ai fatti.
Non è questo il tema. Se il tuo caso rientra tra quelli discplinati dal “codice etico” devi solo prenderne atto e comportarti di conseguenza. Non posso non ricordare che in molte occasioni ne hai sollecitata l'applicazione ad altri, che si sono adeguati, in qualche caso trovandosi addirittura nella situazione di “semplici indagati” e non di “rinviati a giudizio. A mio sommesso avviso le regole devono valere per tutti. Altrimenti: dovesta la specialità di Italia dei Valori?

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4. Sonia Alfano: Fuoco “amico” su me e De Magistris, 11 novembre 2010
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/11/fuoco-amico-su-me-e-de-magistris/76426/

Dunque Antonio Borghesi, deputato veronese dell’Italia dei Valori, scrive a Luigi de Magistris chiedendogli, praticamente, di sospendersi dal partito dopo il rinvio a giudizio per omissione di atti d’ufficio. Il vicepresidente del gruppo parlamentare Idv cita il codice etico, pontifica sulla morale e conclude con un velenosissimo: “Sono certo che saprai dimostrare la tua estraneità ai fatti ma…”. Tra le righe: intanto dimettiti e ridacci in mano il partito, poi vedremo.

Se il codice etico dell’Italia dei Valori lo permette e se Borghesi non si indigna, io a questo punto sorriderei. E sorrido, perché quello di Borghesi è un attacco assolutamente scomposto e strumentale che solo i più sprovveduti possono scambiare per “eccesso di zelo giustizialista”. Ma quale zelo e quale giustizialismo. Qui si interviene in un procedimento di cui non si conosce nulla, su un caso specifico che Borghesi ignora totalmente e lo si fa disinteressandosi completamente di quello che Luigi ha fatto in quel territorio e delle possibili ritorsioni che possono venire anche dai suoi ex colleghi. Il gioco di Borghesi non è solo suo ed è molto più ampio: qualcuno vuole Luigi, me e forse qualcun altro, fuori dal partito. Per far regredire al 3-4 % l’Idv e poter gestire a circuito chiuso un partito da mezza classifica, per essere di nuovo prime donne, per non essere offuscati dalla visibilità e dal consenso degli “altri”, di “quelli che vengono da fuori”. Per rinunciare sì a quell’8% delle europee, ma essere “padroni” del partito. “Padroni a casa nostra”, spot che Borghesi conoscerà bene.

Nella lettera il deputato ex leghista fa un parallelo gravissimo e di cui spero qualcuno presto gli chieda conto: “Per effetto dei tuoi attacchi – scrive a de Magistris – un nostro ex parlamentare, Americo Porfidia, solo indagato e non come te rinviato a giudizio, e per fatti privati, è stato costretto ad autosospendersi dal partito trasferendosi al gruppo misto”.

Spero solo che Borghesi non sapesse cosa faceva mentre era davanti alla tastiera: Americo Porfidia è iscritto nel registro degli indagati per estorsione, pure aggravata dal favoreggiamento della camorra! Altro che fatti privati, la camorra è mafia, Borghesi, e lei omaggia Porfidia del titolo di “nostro” deputato? Ma sarà il suo, non certo il mio deputato!

Poi, mi si permetterà, ma leggere Borghesi che si preoccupa del danno di immagine che subirà l’Italia dei Valori da questa vicenda è troppo: lui che viene da un partito razzista, xenofobo e secessionista come la Lega Nord, che si è dichiarato favorevole al rilevamento delle impronte digitali dei nomadi rom, anche per i bambini. Chi è dunque il vero danno per l’immagine di Italia dei Valori, riconosciuto come partito aperto e tollerante delle minoranze, che si schiera in difesa dei diritti umani e della Costituzione italiana? Un partito, l’Idv, che gli ha ridato una verginità a cui mai avrebbe potuto aspirare dopo i suoi “verdi” (accezione negativa, chiaramente) trascorsi.

Borghesi dovrebbe sapere bene cosa vuol dire essere indagato e magari rinviato a giudizio, visto che nel gennaio del 1998 è stato (e non sarebbe stato) iscritto nel registro degli indagati della Procura di Verona per abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Certo, poi fu prosciolto, ma… è il suo “ma” velenoso che gli si ritorce contro. Perfino il non certamente fan di Luigi, Massimo Donadi, ha spiegato come chi ha un passato in trincea debba aspettarsi questo tipo di provvedimenti, e che se il metro è quello Borghesi avrebbe dovuto chiedere a Di Pietro di farsi da parte o addirittura di non fondare il partito. Così sarebbe rimasto nella Lega, la stessa Lega che nel periodo 1996/97 avrebbe creato un’associazione a carattere militare con lo scopo di organizzare la secessione del Nord dal resto d’Italia. Borghesi in quegli anni era nella Lega o sbaglio?

Sono certa che il presidente Di Pietro prenderà una posizione chiara e definitiva a difesa di Luigi e della sottoscritta, anche in considerazione dei violentissimi attacchi che ci sono stati rivolti durante l’esecutivo nazionale del partito. Ricordo che fu proprio Di Pietro a volerci fortemente nel suo partito, a chiederci di aiutarlo a renderlo un partito diverso dagli altri, a chiederci di dargli un’anima. E questo ora è il prezzo che qualcuno vuole farci pagare.

Dopo Luigi, mi chiedo, la prossima sarò io? No, io non lascerò che il Borghesi di turno mi “impallini” alla prima occasione utile per tornare ad avere un “partito-orticello” in cui pascolare in una deliziata attesa del nulla. O della pensione. Io non difendo Luigi per partito preso, ma perchè l’ho conosciuto quando ancora era magistrato e quando ancora nessuno si occupava delle ingiustizie che stava subendo. Per anni ci siamo dati del “lei”, ho conosciuto il suo rigore morale che lo portava persino ad evitare di salutare e dare confidenza alle persone che lavoravano a sua tutela, per esempio raccogliendo firme. No, non è una difesa, ma un gesto obbligatorio e necessario, perché non basta soltanto opporsi alle ingiustizie, ma evitare che tocchino gli onesti. Se la politica deve essere con la famigerata “p” maiuscola e fatta con i sentimenti migliori, io mi metterò ora e sempre di traverso agli attacchi di Borghesi e dei suoi amici ai danni del collega, dell’amico, dell’uomo Luigi de Magistris, attacchi vergognosi provenienti da un’area ben precisa per fortuna autoevidente del partito.

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5. Antonio di Pietro: Con Luigi, senza se e senza ma, 12 novembre 2010
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