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Lavoro, è necessaria la riforma delle relazioni industriali

Dichiarazione di Stefano Fassina, responsabile economico PD ed Emilio Gabaglio, presidente Forum Lavoro PD
di Emilio Gabaglio, Stefano Fassina, pubblicato il 20 dicembre 2010 , 199 letture
“Per tornare a crescere, l’Italia ha urgente bisogno di una stagione di riforme condivise e tra queste, quella delle relazioni industriali.” Così Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro ed Emilio Gabaglio, presidente forum Lavoro del Pd. “La riforma delle relazioni industriali, in cui la vertenza FIAT è solo parte di un problema generale, mette in gioco una posta elevata sia in termini di diritti che di investimenti e di occupazione. In questo senso le forze economiche e sociali hanno la responsabilità primaria della soluzione e la politica ha il compito di offrire supporto. È utile all’Italia e ad entrambe le parti, datoriale e sindacale, la scelta convinta e condivisa di un modello di relazioni fondato sulla partecipazione dei lavoratori alle sorti strategiche ed economiche dell’impresa. Pertanto, non sono accettabili illusorie scorciatoie –quali, ad esempio, la fuoriuscita dal sistema confederale di rappresentanza– volte a negare diritti di rappresentanza ai sindacati che, attraverso il voto e gli iscritti, nelle forme autonomamente decise dagli accordi interconfederali, rappresentano lavoratori. Un’opzione, peraltro, con scarso consenso del mondo imprenditoriale.
La necessaria innovazione deve avvenire nella salvaguardia degli accordi intrconfederali vigenti e del contratto nazionale di lavoro. E’ un requisito di qualità dell’ordine economico e sociale e di efficienza, in quanto le regole confederali fanno da argine alla concorrenza al ribasso, alla lunga perdente per tutti. È possibile coniugare esigibilità degli accordi a tutti i livelli e salvaguardia dei diritti dei lavoratori e delle loro organizzazioni mediante un’intesa sulla rappresentanza e la democrazia sindacale per definire le condizioni di validazione dei contratti. L’intesa tra le parti sociali dovrebbe poi essere oggetto di una legislazione di sostegno. Il punto di riferimento è l’avviso comune di CGIL, CISL, UIL del maggio 2008, da aggiornare certamente, ma senza alterarne l’equilibrio di fondo. Bisogna chiarire il perimetro dei diritti indisponibili esclusi dalla contrattazione e di coniugare la primaria responsabilità contrattuale dell’organizzazione sindacale all’intervento, più esplicito e definito, dei lavoratori in tutte le fasi del processo negoziale, fino alla validazione finale sugli accordi, anche attraverso il ricorso al referendum vincolante per tutti. L’accordo interconfederale dovrebbe anche includere una parte aggiuntiva volta a definire forme di partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici al capitale e agli utili dell’impresa, come anche alle sue scelte strategiche, attraverso lo sviluppo dei diritti di informazione e di consultazione e, in prospettiva, con la presenza nella “governance” dell’impresa in linea con le migliori esperienze europee.
In tale contesto, la risposta alle peculiarità dell’industria automobilistica può essere trovata in una normativa specifica nel contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici. In futuro, con l’auspicata riduzione del numero dei contratti nazionali e la loro trasformazione in ampi contratti-quadro per grandi settori produttivi, la normativa dell’auto potrebbe diventare un’articolazione del contratto dell’industria nella forma di un contratto di comparto. Se la vicenda FIAT si muovesse lungo tali direttrici darebbe non solo risposte alle esigenze di efficienza e produttività ma anche un contributo anticipatore al rafforzamento in senso partecipativo delle relazioni sindacali nel nostro paese.”

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