LEZIONE DI DEMOCRAZIA: LE ISTITUZIONI CHE DIALOGANO

La testa del corteo di oggi partito dalla Sapienza di Roma
Pochi giorni dopo la richiesta di dialogo degli studenti, il Presidente Napolitano ha espresso la propria piena disponibilità ad ascoltare le ragioni degli studenti che anche oggi hanno manifestato contro il ddl Gelmini: è questa la posizione che le istituzioni devono assumere, perché il confronto è un atto di responsabilità nei confronti della società. Dal Capo dello Stato è arrivata una lezione di democrazia per il Governo, che si è sempre rifiutato di discutere le proprie posizioni: questo non è ammissibile in un Paese moderno e avanzato come l’Italia, solo i regimi illiberali possono permettersi di ignorare i sentimenti della gente. Il Capo dello Stato ha svolto oggi un ruolo di supplenza, per sopperire alle mancanze di un Governo arrogante e di una maggioranza talmente miope da essere diventata ormai cieca, al punto che rischiano di creare conflitti sociali insostenibili.

Di fronte ad una tale protesta contro un provvedimento ingiusto, sarebbe stato importante almeno capirne le motivazioni. In questo senso dal mondo universitario sono arrivate proposte ragionevoli di modifica della riforma Gelmini, sulle quali sarebbe stato senz’altro possibile aprire un tavolo di confronto. Bisognava però farlo per tempo: ormai è del tutto inutile la demagogia del Governo che, a parole e tardivamente, manifesta la propria volontà di dialogare con gli studenti. Il percorso del disegno di legge è segnato, nonostante le tante carenze di contenuto aggravate dagli errori procedurali emersi di recente. Il centrodestra vuole approvare in fretta e furia la riforma dell’università senza risorse, con provvedimenti iniqui, viziato nella forma e debole nei contenuti, peraltro avendo persino minacciato il ricorso al divieto di manifestare e agli arresti preventivi indicando gli studenti come potenziali assassini.

E’ da mesi che questo disegno di legge è all’esame del Parlamento e da subito sono nate giuste proteste. Di tempo ce n’è stato per ascoltare gli studenti, i precari, i ricercatori, i docenti e i rettori che hanno invano cercato di accorciare la distanza siderale frapposta dal Governo nei loro confronti. Dopo che la protesta è montata fino a degenerare in intollerabili violenze, dopo che già il Presidente della Repubblica aveva ammonito il Governo sulla necessità di non ignorare le spie di un malessere, dopo le iniziative intelligenti dei manifestanti che hanno protestato in modo creativo e dopo un nuovo atto di saggezza e buon senso del Presidente della Repubblica, la maggioranza, mentre ormai il provvedimento è in dirittura d’arrivo, ammette che si doveva dialogare di più. Qualcuno è in malafede!

C’era bisogno di arrivare a tanto? E soprattutto la ‘disponibilità’ del Governo, ipocrita e fuori tempo massimo, non sarà interpretata come una presa in giro, peggiorando solo i rapporti già esasperati con studenti e ricercatori?

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