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UN AUGURIO SINCERO AGLI ITALIANI NEL MONDO

Cari amici,

con animo lieto ci apprestiamo a vivere le sacre festività di Natale, preparandoci a salutare questo 2010 che si sta concludendo con il suo carico di novità, progetti e iniziative.

Lo stiamo facendo con lo sguardo puntato al futuro, certi che il 2011 potrà condurci a nuove sfide e progettualità sempre più interessanti ed intense.

E’ mia priorità pertanto condividere alcune riflessioni con Voi – come dire – di bilancio, in un momento certamente non semplice per il nostro Paese, sotto più punti di vista.

Conosco alcuni di voi da anni e molti sono stati al mio fianco in questi mesi movimentati sotto il profilo politico, molti altri li ho incontrati proprio in queste settimane di riposizionamento e di riflessione politica, e tutti siamo accomunati dalla volontà di rimettere il Paese ed il suo potenziale al centro dell’attenzione politica ed istituzionale.

La nostra non è una mera aspirazione priva di alcun fondamento, ma un progetto in cui tutti state dimostrando di voler credere, del quale abbiamo cominciato a buttare le basi.

E proprio dallo scorso Aprile abbiamo fatto una scelta.

Una scelta che personalmente ho fatto con consapevolezza e fierezza certo del nuovo cammino umano e politico che si sarebbe aperto dinanzi a me.

Consapevole ulteriormente di quelle che sarebbero potute essere le criticità, le complicazioni e le sfide, che avrebbero potuto addirittura mettere in discussione la mia stessa candidatura alle prossime elezioni.

Alla base di questa mia svolta, ci sono dunque riflessioni di coscienza e di passione, che ho voluto preferire all’opportunismo e all’arrivismo che la stragrande maggioranza di colleghi ha adottato come linea guida operativa.

La passione politica unita alla volontà di dare un contributo al rinnovamento morale, economico e sociale del Paese hanno rappresentato le unica motivazioni alla base del progetto FLI, null’altro. Non ci sono poltrone in ballo né tantomeno mutui ed erogazioni di varia natura.

Non si poteva rimanere inerti dinanzi al “congedo” del cofondatore del PdL, Gianfranco Fini, violento ed insano sotto il profilo politico sollecitato dal Premier e dal suo entourage.

Quello strappo violento ed incomprensibile ha legittimato una consapevolezza certa: le nostre strade dovevano cominciare a dividersi.

I principi e le aspirazioni intorno alle quali era stato strutturato nel marzo 2009 il progetto del Popolo della Libertà, sono state soppiantate mese dopo mese da mere esigenze personalistiche, autoreferenzialità e costanti esaltazioni del leader e del suo operato.

Tutto il resto, ciò che faceva parte del programma e delle nostre priorità, ha cominciato ad allontanarsi arrivando al punto di svanire nel marasma padronale di ciò che rimaneva del progetto originario.

L’esigenza di recuperare quanto di buono avevamo messo nel PdL della prima ora è stata un’intuizione coraggiosa e lungimirante che ha trovato buona sintonia con le ambizioni di quanti in ogni parte d’Italia e in ogni comunità italiana nel mondo, sognavano ancora un pensiero moderno, liberale e pienamente europeo.

Questa esigenza oggi rappresenta il primo vero tentativo di creare un centrodestra pienamente europeo che abbandoni la demagogia populista di una certa esperienza, e che incominci a parlare la lingua dei cittadini che attendono ancora risposte.

E’ vero il popolo di ciò che è rimasto del PdL ci ha accusato un po’ di tutto: di tradimento, di dossieraggio di collusione con la magistratura, le potremmo chiamare barzellette, o affermazioni pour parler.

Ma resta il fatto che le accuse con le quali hanno additato il nostro movimento sono il sintomo di qualcosa di grave dinanzi al quale non si può restare con gli occhi ancora chiusi.

Ma questa vasta e complessa campagna di sfaldamento mediatico che ha raggiunto il suo massimo picco con la pubblicazione della lista di proscrizione su Libero lo scorso 4 dicembre rinnova la volontà di cambiamento del modo di fare politica in Italia.

Le campagne di linciaggio giornalistico lasciamole fare a loro, anche perché su di esse non potrà essere costruito alcun tipo di progetto di medio-lungo periodo, ma servono semplicemente ad assecondare qualche fermento che proviene dalla massa, approfittando dell’onda emotiva che certi cambiamenti politici sollecitano normalmente nell’opinione pubblica.

A noi spetta il fare non in senso demagogico ma in senso tecnico.

E dinanzi a noi c’è davvero tanto da fare.

Questo non si limita soltanto ai residenti in Italia.

Anche voi, con rinnovata forza, sarete protagonisti di questo cambiamento!

Gli italiani nel Mondo sono stati considerati dal governo Berlusconi un di più, una zavorra di cui sarebbe stato più opportuno liberarsi.

Ascoltare gli italiani nel mondo, sappiamo bene che è una responsabilità: c’è bisogno di attenzione, di approfondimento, di comprensione di certe dinamiche e bisogna saper alzare anche la voce quando è necessario.

Purtroppo queste facoltà non sembrano appartenere a tutti, da qui il silenzio del Governo su tematiche strategiche per le nostre comunità.

Dalla costituzione del nostro gruppo al Parlamento in tempi piuttosto rapidi invece abbiamo cominciato a strappare risultati perché abbiamo preteso con la forza il confronto.

La discussione della legge di Stabilità è stata la nostra arena, abbiamo strappato con i denti risultati non trascurabili, mentre i colleghi del PdL stavano a guardare a bocca aperta.

E proprio ai fatti dobbiamo guardare da oggi, perché soltanto quelli confermeranno la capacità e la volontà di azione di un referente, poiché le chiacchiere e la demagogia non appartengono a Futuro e Libertà.

Ognuno di voi sarà chiamato a costruire il progetto di FLI, indipendentemente dal territorio di residenza – perché l’italianità non ha e non deve avere alcun tipo di confine – dando il proprio contributo, evidenziando le proprie idee ed i propri pensieri.

Essere protagonisti come è ovvio non significa recepire in maniera passiva quanto dettato dal leader e dal suo entourage e questo aspetto per così dire “rivoluzionario” Fli lo ha dimostrato fin dalle prime battute. E forse questa è una delle ragioni alla base della crescente corrispondenza con i cittadini.

Questo carattere per così dire democratico del nostro modo di fare politica e di creare politica assume dei tratti di maggiore rilevanza all’estero, dove la lontananza dai territori di origine oltre che la difficoltà di recepire informazioni alimenterebbero ovvie difficoltà di interfacciamento con un’organizzazione politica.

Il numero crescente di adesioni da ogni parte del mondo, e di sottoscrizioni del Manifesto per l’Italia presentato a Perugia a Novembre confermano quanto sia viva e condivisa questa volontà di cambiare rotta. E voi tutti siete per l’appunto testimonianza sul territorio di questo cambiamento.

Quella che dobbiamo gestire è una sfida vera e propria: quella di far comprendere all’opinione pubblica che l’esperienza padronale di una certa politica è fallita e che si passerà a breve alla fase della responsabilità superata quella della referenzialità.

Noi all’estero ci apprestiamo quindi ad essere parte integrante di un programma dal quale sembravamo esclusi: le recenti parole proferite dal Presidente Napolitano in occasione della giornata internazionale del migrante rappresentano –a mia parere – una premessa alla configurazione che la nostra migrazione dovrà avere nel progetto Italia.

Alla vecchia migrazione, legata a ragioni di sopravvivenza e di miglioramento delle condizioni di vita si è aggiunta oggi una nuova fattispecie come ricordava il Presidente, poiché ci si trova dinanzi ad emorragia di talenti, che si configura come un segnale di debolezza del nostro sistema economico e produttivo. Sono certo che le stesse ragioni che hanno condotto ognuno di voi ad emigrare all’estero possano essere la base per un ragionamento approfondito che consenta al Paese di recuperare lì dove è stato deficitario fino ad oggi.

Rappresentate una risorsa indispensabile anche perché siete il veicolo dell’italianità oltre confine, quindi il motore della promozione del made in Italy. Quella marcia in più per il Paese, per la sua economia, e per il suo appeal culturale.

Sono certo che questa esperienza umana e culturale prima ancora che politica saprà potenziare, valorizzare, ottimizzare il lato migliore dell’Italia, e la vostra presenza sarà il motore di questa evoluzione.

Il mio più grande desiderio è che voi tutti proprio come me, possiate vivere la politica con passione, dimostrando di voler credere in un progetto nuovo che non sia più schiacciato su pretese e posizioni che non ci appartengono e che non appartengono alle priorità del Paese. Continuare a sognare un’Italia migliore è ancora possibile, buttando alle spalle esperienze drammatiche in cui l’interesse sociale è stato abilmente soppiantato da quello personale.

Grazie di esserci e ancora tanti auguri

Aldo Di Biagio

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