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Lettera aperta a un dirigente nazionale del Pd

Lettera aperta a un dirigente nazionale del Pd

A Vannino Chiti, n.q. commissario regionale Pd Lazio e membro della Direzione Nazionale

Le credenziali che posso vantare per rivolgermi a te, Vannino Chiti, si limitano esclusivamente all’ impegno di militante romano del Pd e, prima, nei Ds, dalla loro fondazione, a Firenze, nel 1998 .

Di provenienza e fede socialista, continuo infatti a dare il mio contributo di speranza all’ incontro fra le storiche componenti della democrazia italiana, implicito a Firenze nel messaggio della “cosa due” e rinverdito negli ultimi tre anni dalla formazione del nostro partito.

Ti ho incontrato una sola volta ( presso la Casa delle Culture di Roma ) nel pubblico dibattito che affrontasti appena nominato commissario regionale del Pd Lazio.

Ti prestai ascolto con attenzione, soprattutto alle tue chiose su alcune puntualizzazioni della platea, inerenti allo stato politico dell’arte del Pd romano e laziale.

Mi parve, pur nella estrema cortesia dei tuoi modi, di cogliere una tua interpretazione del ruolo commissariale assai riduttiva ma, comunque, lontana da una necessaria immedesimazione nella gravità della crisi del Pd, nella regione e specificamente nella città di Roma.

Non ne feci cenno esplicito, né allora né in successive opportune occasioni, anche perché tenevo rispettosamente conto del parere prevalente di molti iscritti, anche di rango parlamentare, che salutarono pubblicamente il carattere salvifico della tua nomina.

Ora, tuttavia, vicende, ancora in corso, hanno segnato un linea discriminante così poco decorosa delle scelte dei nostri rappresentanti regionali, che mi sembrerebbe una mancanza del mio dovere di militante il non porti un quesito preciso.

Mi riferisco a un provvedimento assunto dall’ assemblea della Regione Lazio che prevede un aumento delle Commissioni di lavoro dalle 16 attuali al numero di 20 .

Tale provvedimento approvato quasi unanimemente dall’ assemblea, con l’ unica eccezione dei due rappresentanti radicali, ( con il relativo presumibile corteo di presidenti, vicepresidenti, un numero imprecisato di nuovi incarichi per i consiglieri e automobili di servizio ) ha un carattere consociativo che si commenta da solo.

Non basta tuttavia perché emergono due ulteriori aggravanti : l’ avallo del Pd e dell’ Idv è avvenuto in piena concomitanza col dibattito sulla fiducia al governo e la circostanza che le competenze fissate per le nuove commissioni ( come ha sommessamente riconosciuto il nostro capogruppo Esterino Montino durante la discussione in aula ) erano pienamente accorpabili con le già esistenti commissioni.

Esauriti i preliminari , Vannino Chiti , quali che siano i criteri interpretativi del ruolo commissariale che ricopri, ti chiedo : a) se puoi spiegare la completa omissione di atti ostativi, o almeno dissuasivi, in ordine a un gruppo consiliare , non certo rafforzato dal recente esito elettorale, che compie discutibili scelte senza apparenti consultazioni con il partito , oppure b ) se debbo ritenere, come militante, di dovermi uniformare alle mitiche fatiche di Sisifo : “ad maiorem gloriam” delle personalità nazionali e regionali del Partito.

Cordialmente, Pierluigi Sorti ( “circolo Mazzini” di Roma del Pd )

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