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Privatizzazioni contro parentopoli e scarsa efficienza

Autore Sandro Trento

Il centrodestra si era presentato all’Italia come una coalizione attenta al mercato e alla concorrenza. In realtà, però, in questi anni il governo Berlusconi ha fermato il processo di liberalizzazione dei mercati e di privatizzazione delle aziende pubbliche, in particolare ha bloccato l’apertura dei servizi – penso alle professioni – e la liberalizzazione di quelli pubblici locali che svolgono varie funzioni legate ai cittadini e alle imprese economiche (energie, trasporti, smaltimento dei rifiuti…). Il fatto che queste prestazioni locali siano in gran parte, in quasi tutte le città italiane, affidate ai Comuni, spesso in regime di semimonopolio, ha diminuito i vantaggi che i cittadini avrebbero potuto ricevere dalle liberalizzazioni avviate dal governo Prodi e dai precedenti esecutivi del centrosinistra.
Quindi si è creato un collo di bottiglia: le liberalizzazioni fatte a livello centrale si sono bloccate a quello locale perché incontrano dei monopoli gestiti da enti pubblici. Su questo fronte c’erano diverse proposte di legge mai portate avanti.
Noi dell’Italia dei Valori siamo convinti che sia importante riprendere il processo di apertura di questi servizi, non perché crediamo in assoluto che il privato sia meglio del pubblico ma perché in concreto pensiamo sia necessario rimuovere i monopoli che di fatto riducono i benefici dei cittadini, mantengono prezzi più alti per i servizi erogati, offrono una qualità più bassa rispetto a quella che si avrebbe se fossero offerti in regime di concorrenza. C’è un altro fattore che bisogna tenere in considerazione: in questi giorni a Roma è stato scoperto che in molte aziende municipalizzate, che offrono servizi pubblici locali, sono state assunte decine e decine di persone vicine al centrodestra e in particolare all’ex Alleanza Nazionale (il partito del sindaco Gianni Alemanno). Questa commistione tra politica e economia è uno dei fattori che ci fa ritenere che sia necessario dare la gestione di questi servizi ai privati perché probabilmente sarebbero molto più attenti alle assunzioni. Abbiamo scoperto che sono stati assunti parenti, amici, segretari, spesso privi di titoli di studio e curricula pertinenti, di competenze adeguate per ricoprire le funzioni a loro assegnate; tutto questo in un momento storico in cui migliaia e migliaia di persone perdono il loro posto di lavoro, tantissimi giovani vivono in una situazione di precariato lavorativo. Ecco, proprio quando le persone “normali”, senza parentele importanti, sono costrette a cercare lavoro con grande fatica, gli amici degli amici di chi governa la capitale vengono assunti con estrema facilità nelle aziende municipalizzate.
Noi dell’Idv non siamo in astratto contro le aziende pubbliche ma siamo contro l’abuso che si fa di queste aziende, perciò pensiamo che sia importante avviare la liberalizzazione delle imprese pubbliche locali per garantire ai cittadini una migliore qualità dei servizi, tariffe più basse, innovazione tecnologica e per evitare che tali aziende diventino una riserva di privilegi per coloro che governano gli enti locali.

Autore Sandro Trento

Il centrodestra si era presentato all’Italia come una coalizione attenta al mercato e alla concorrenza. In realtà, però, in questi anni il governo Berlusconi ha fermato il processo di liberalizzazione dei mercati e di privatizzazione delle aziende pubbliche, in particolare ha bloccato l’apertura dei servizi – penso alle professioni – e la liberalizzazione di quelli pubblici locali che svolgono varie funzioni legate ai cittadini e alle imprese economiche (energie, trasporti, smaltimento dei rifiuti…). Il fatto che queste prestazioni locali siano in gran parte, in quasi tutte le città italiane, affidate ai Comuni, spesso in regime di semimonopolio, ha diminuito i vantaggi che i cittadini avrebbero potuto ricevere dalle liberalizzazioni avviate dal governo Prodi e dai precedenti esecutivi del centrosinistra.
Quindi si è creato un collo di bottiglia: le liberalizzazioni fatte a livello centrale si sono bloccate a quello locale perché incontrano dei monopoli gestiti da enti pubblici. Su questo fronte c’erano diverse proposte di legge mai portate avanti.
Noi dell’Italia dei Valori siamo convinti che sia importante riprendere il processo di apertura di questi servizi, non perché crediamo in assoluto che il privato sia meglio del pubblico ma perché in concreto pensiamo sia necessario rimuovere i monopoli che di fatto riducono i benefici dei cittadini, mantengono prezzi più alti per i servizi erogati, offrono una qualità più bassa rispetto a quella che si avrebbe se fossero offerti in regime di concorrenza. C’è un altro fattore che bisogna tenere in considerazione: in questi giorni a Roma è stato scoperto che in molte aziende municipalizzate, che offrono servizi pubblici locali, sono state assunte decine e decine di persone vicine al centrodestra e in particolare all’ex Alleanza Nazionale (il partito del sindaco Gianni Alemanno). Questa commistione tra politica e economia è uno dei fattori che ci fa ritenere che sia necessario dare la gestione di questi servizi ai privati perché probabilmente sarebbero molto più attenti alle assunzioni. Abbiamo scoperto che sono stati assunti parenti, amici, segretari, spesso privi di titoli di studio e curricula pertinenti, di competenze adeguate per ricoprire le funzioni a loro assegnate; tutto questo in un momento storico in cui migliaia e migliaia di persone perdono il loro posto di lavoro, tantissimi giovani vivono in una situazione di precariato lavorativo. Ecco, proprio quando le persone “normali”, senza parentele importanti, sono costrette a cercare lavoro con grande fatica, gli amici degli amici di chi governa la capitale vengono assunti con estrema facilità nelle aziende municipalizzate.
Noi dell’Idv non siamo in astratto contro le aziende pubbliche ma siamo contro l’abuso che si fa di queste aziende, perciò pensiamo che sia importante avviare la liberalizzazione delle imprese pubbliche locali per garantire ai cittadini una migliore qualità dei servizi, tariffe più basse, innovazione tecnologica e per evitare che tali aziende diventino una riserva di privilegi per coloro che governano gli enti locali.

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