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Fatti Reati Studenti e Stato a confronto

12 maggio 1977: “Giorgiana Masi quando fu ammazzata il 12 maggio del 1977 aveva 19 anni, fu in un giorno romano con una bella Carica d’ Alleggerimento: se oggi fosse viva sarebbe una signora 50enne”. Scrivevo queste righe il 13 maggio del 2009 su Giornalismo Partecipativo.

6 dicembre 1990: Strage dell’Istituto Salvemini : un Aermacchi MB 326 dell’Aeronautica Militare italiana precipitò dentro alla II A dell’Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno uccidendo 12 studenti di quindici anni. Morirono 12 studenti di quindici anni, 88 persone vennero ricoverate, a 72 di esse fu in seguito riconosciuta invalidità permanente, in un’aula di una scuola. Era il 6 dicembre del 1990.Il Comune di Casalecchio e l’Associazione Vittime del Salvemini, nel frattempo, chiesero più volte l’approvazione di una legge che vietasse le esercitazioni militari sui centri abitati. Nessuno li ascoltò. Il 26 gennaio 1998 la Cassazione confermò l’assoluzione degli imputati: il Fatto non costitisce reato.
30 ottobre 2008: In un’intervista rilasciata il 25 ottobre a “Quotidiano Nazionale”, l’ex presidente della Repubblica, dall’alto dell’esperienza maturata in qualità di ministro dell’Interno nel ’77, dispensa consigli a Maroni su come neutralizzare la protesta studentesca contro la riforma Gelmini. “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quando ero ministro dell’Interno”, dice. Riferendosi in particolare agli studenti universitari, suggerisce di “lasciarli fare” e di “ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città”. “Dopo di che […] mandarli tutti all’ospedale. Non arrestarli, che tanto i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano”. Bisogna concentrarsi sulla soluzione auspicata da Cossiga. In particolare, quella che vuole le forze dell’ordine “ritirate” in modo da lasciare i manifestanti mettere “a ferro e fuoco le città”. Tecnicamente, ciò che Cossiga vorrebbe che i manifestanti facessero è previsto e punito con la reclusione da 8 a 15 anni dall’art. 419 del codice penale, reato intitolato “devastazione e saccheggio”, che altro non è che un’azione prolungata e indiscriminata di danneggiamento e di furto posta in essere da un numero indeterminato di persone. Il problema, però, è che secondo il metodo Cossiga questi reati andrebbero incoraggiati attraverso il ritiro delle forze dell’ordine e l’utilizzo di “infiltrati”. Un’azione deliberata, quindi, volta a favorire la commissione del reato di devastazione e saccheggio da parte dei manifestanti. Deliberata da chi, come il ministro dell’Interno (che controlla l’ordine pubblico a livello nazionale), per posizione istituzionale ha invece l’obbligo di prevenire i reati. E l’art. 40, comma 2°, del codice penale parla chiaro: “Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”. In quest’ottica, il ministro dell’Interno Maroni, se seguisse alla lettera i consigli di Cossiga, commetterebbe il reato di devastazione e saccheggio in concorso con i manifestanti . Anche la reazione delle forze dell’ordine, così come auspicata da Cossiga, consistente nel “mandare tutti all’ospedale” una volta cessate le devastazioni, costituirebbe evidentemente reato, per il semplice fatto che un tale comportamento non potrebbe rientrare né nella legittima difesa né nell’uso legittimo delle armi, figure che escludono la responsabilità penale solo in quanto operino in un’ottica di prevenzione dei reati. Le esternazioni di Cossiga non sono pura manifestazione del pensiero, riconducibili all’art. 21 Cost., ma consigli tecnici su come gestire un ministero in una fase delicata. Cossiga è stato ministro dell’Interno nel periodo forse più nero della Repubblica, con riferimento al problema dell’ordine pubblico. I suoi sono quindi consigli molto autorevoli, anche in considerazione della sua qualità di ex capo dello Stato, dispensati a beneficio dell’attuale ministro Maroni, il quale, oltre ad essere molto più giovane, vanta un’esperienza e un’autorevolezza nettamente inferiori. In altre parole, vi sono quegli elementi che la giurisprudenza ritiene sufficienti perché si possa parlare di un comportamento (quello di Cossiga) “idoneo a provocare la commissione di delitti”, dove qui i delitti sarebbero quelli (eventuali) di Maroni che ritira le forze dell’ordine lasciando che i manifestanti mettano a ferro e fuoco le città, per spedirle poi contro i manifestanti in un’ottica di pura rappresaglia. Concorrendo così nella commissione dei relativi reati. In termini tecnici, bisogna concludere che Cossiga, pronunciando quelle frasi, ha commesso il reato di istigazione a delinquere (art. 414 del codice penale), che punisce “chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati”.”
19 maggio 2010: “La Corte d’appello di Genova ha riconosciuto le responsabilità di 27 tra agenti e dirigenti della polizia per i gravi abusi commessi durante il G8 di Genova, nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, ai danni di decine di persone presso la scuola Diaz.Ne emerge una conferma del quadro già allarmante ricostruito in primo grado: gravi violazioni (tra cui lesioni gravi, arresti illegali, falso e calunnia) furono commesse a Genova da agenti di polizia e dai loro responsabili nei confronti di decine di manifestanti inermi, aggrediti mentre si trovavano in un luogo di riparo notturno al termine delle manifestazioni indette in occasione del G8. In questi nove anni, sottolinea la Sezione Italiana di Amnesty International, non c’è stata alcuna parola forte di condanna da parte delle istituzioni per il comportamento tenuto dalle forze di polizia nel luglio 2001 a Genova. Il riconoscimento delle responsabilità penali di dirigenti di polizia per i fatti della scuola Diaz rende ancora più urgente che le istituzioni coinvolte si interroghino sul fallimento nella gestione dell’ordine pubblico a Genova nel luglio 2001 e sulle gravi e molteplici violazioni dei diritti umani commesse in pochi giorni nei confronti di centinaia di persone. Il quadro complessivo che emerge da questa sentenza di appello, da quella emessa nel marzo scorso relativamente alle brutalità compiute a Bolzaneto e da altre decisioni precedenti, rende quest’analisi necessaria. I sistemi operativi e di controllo delle forze di polizia non garantirono la protezione e la sicurezza dei manifestanti e tuttora manca un’analisi interna a questi organismi di tale fallimento.Le lacune di sistema che hanno concorso alle violazioni dei diritti umani alla scuola Diaz non sono state colmate dalle autorità italiane, che non hanno adottato alcuna misura per impedire abusi di analoga natura da parte della polizia.”
18 dicembre 2010: “E’ di 81 denunciati il bilancio delle indagini della Digos in relazione alle manifestazioni studentesche che nelle ultime settimane hanno interessato il centro della Capitale. Per tutti è stato contestato il reato di manifestazione non preavvisata, oltre al blocco stradale, interruzione di pubblico servizio, oltraggio e resistenza pubblico ufficiale. Intanto la Digos sta indagando anche per reato di incendio doloso in relazione ai roghi appiccati durante le proteste di martedì scorso.”
Fosse che ogni Governo ha bisogno dei suoi ribelli?

Un dicembre con il clima surriscaldato ma a volte c’è il sole, a volte nevica, a volte piove.
Quel giorno del ‘77 appena uscita dal lavoro, capii che c’era qualcosa di nuovo nell’aria anzi d’antico. Si salvi chi può, chi vuole. La vita
Se…Senza aggiungere altro.
Doriana Goracci

“…se la rivoluzione d’ottobre fosse stata di maggio
se tu vivessi ancora
se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio
se la mia penna fosse un’arma vincente
se la mia paura esplodesse nelle piazze
coraggio nato dalla rabbia strozzata in gola
se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza
se i fiori che abbiamo regalato
alla tua coraggiosa vita nella nostra morte
almeno diventassero ghirlande
della lotta di noi tutte donne
se…
non sarebbero le parole a cercare di affermare la vita
ma la vita stessa, senza aggiungere altro”

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