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Conoscenza e lavoro: la sfida dei green skill

LAVORO E DIRITTI

a cura di rassegna.it

Conoscenza e lavoro: la sfida dei green skill

Lo sviluppo delle energie rinnovabili può dare impulso a una nuova politica industriale che, improntata alla promozione della eco-compatibilità e della qualità dei processi, dei prodotti e dell'occupazione, riqualifica il lavoro

di Serena Rugiero *)

molecoleonline.it

Con la Strategia di Lisbona il Consiglio Europeo ha stabilito l'obiettivo strategico di “far diventare l'Unione Europea l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro ed una maggiore coesione sociale”.
La sfida di “un'economia basata sulla conoscenza” è stata resa più ambiziosa perseguendo l'integrazione degli obiettivi di sviluppo economico e sociale con quelli di sostenibilità ambientale: l'Agenda di Lisbona si è così intrecciata con quella dello sviluppo sostenibile, attraverso un rafforzamento reciproco[1].

Entrambe queste strategie mirano a sostenere gli interventi a favore dell'innovazione tecnologica e degli investimenti in capitale umano, sociale ed ambientale.

In linea con il quadro complessivo di politica di sviluppo delineato, le tecnologie rinnovabili si stanno affermando come i fattori portanti di un nuovo paradigma di crescita che, nell'ambito della “riconversione verde” dell'economia, è in grado di connettere competitività, sostenibilità e lavoro. Proprio nell'attuale crisi economico-finanziaria globale esse si configurano, infatti, come un importante obiettivo di politica economica, oltre che ambientale, contribuendo al rilancio produttivo ed occupazionale.

In particolare, lo sviluppo del settore delle rinnovabili, non solo permette di abbattere le emissioni di anidride carbonica, ma può dare impulso ad una nuova politica industriale che, improntata alla promozione della eco-compatibilità e della qualità dei processi, dei prodotti e dell'occupazione, promuove un ripensamento critico dei tradizionali modelli di produzione e di consumo ed una riqualificazione del lavoro.

La nuova politica energetica europea, basata sullo sviluppo delle energie rinnovabili, del risparmio e dell'efficienza energetica[2], difatti, oltre ad avere un impatto positivo sul consumo di energia e sull'ambiente, influenzerà la struttura del mercato del lavoro del settore, la composizione dell'offerta, i profili professionali richiesti dalle imprese, la produzione e la produttività.

Nuove conoscenze per i lavoratori: i green skill

Come è emerso da una ricerca dell'Osservatorio Energia e Innovazione dell'Ires[3] per poter beneficiare delle opportunità offerte dalla crescita delle energie rinnovabili è essenziale un forte investimento in ricerca e sviluppo, parallelamente a quello per la formazione delle figure professionali coinvolte nei processi di innovazione tecnologica. La riqualificazione delle strutture produttive legata alle tecnologie verdi ha, infatti, profonde implicazioni sulle attività lavorative, in termini di richiesta di nuove competenze, conoscenze e abilità, fino al delinearsi di nuovi profili professionali. Molte delle professioni emergenti possono essere considerate come il frutto di processi di riqualificazione attraverso l'acquisizione di nuovi skill (abilita') e sono perciò collocabili lungo un continuum che va da una minima riqualificazione del lavoro tradizionale alla transizione ad una nuova occupazione, sulla base delle tre ipotesi dell'indagine citata, secondo le quali:

i) i nuovi green skill si configurano semplicemente come supplementari ai requisiti richiesti ai lavoratori standard, potendone aumentare l'occupabilità;

ii) i nuovi green skill si collegano a significativi cambiamenti nel lavoro e nei requisiti richiesti al lavoratore diventando un requisito necessario per la professione standard;

iii) i nuovi green skill determinano la transizione a nuovi lavori: le occupazioni verdi emergenti.

Oltre Lisbona: verso la società sostenibile della conoscenza

E' importante sottolineare che la crescita del settore delle rinnovabili può rappresentare un'occasione interessante sia di sbocco occupazionale per i giovani e gli inattivi, se essi sviluppano quelle competenze specifiche di cui il settore ha bisogno, sia di riconversione dei lavoratori in mobilità, ricapitalizzando figure professionali provenienti da settori in crisi che possono vivere una fase di rivitalizzazione generata dalla crescita delle nuove tecnologie rinnovabili (ad esempio, si può assistere ad un incremento di richiesta di forza lavoro qualificata per fare fronte alla accresciuta domanda di turbine eoliche). In questi casi si è in presenza di un processo di riconfigurazione di profili lavorativi standard e/o di un percorso di re-orientamento di figure professionali tradizionali nei comparti delle energie rinnovabili, cui possono beneficiare lavoratori in mobilità, vittime dei processi di espulsione determinati dalla crisi economica.

A tal fine è fondamentale la pianificazione e l'implementazione di interventi per la riqualificazione delle competenze, da aggiornare in funzione delle nuove mansioni e delle nuove specialità, che sono imprescindibili per consentire ai lavoratori di cogliere le opportunità di impiego che derivano dallo sviluppo delle energie verdi e per incidere sulla qualità dell'occupazione.

La formazione delle figure professionali implicate nei processi di innovazione tecnologica deve favorire lo scambio tra istruzione e mercato del lavoro e tra sistema formativo e mondo produttivo attraverso uno sforzo di coordinamento con le politiche finalizzate a promuovere lo sviluppo del settore delle rinnovabili.

E' dunque auspicabile, anche nel nostro Paese, lo sviluppo di politiche industriali ed energetiche capaci di spostare in avanti il paradigma tecnologico con un'adeguata promozione della filiera dell'innovazione e, contestualmente, della formazione che riveste un ruolo centrale nell'accompagnare le trasformazioni in atto nel sistema energetico.

E' seguendo questa direzione che la green economy potrà contribuire all'avvio di un nuovo processo di crescita all'insegna dell'integrazione tra sviluppo economico e tutela dell'ambiente per la costruzione di società sostenibile della conoscenza.

* Serena Rugiero, Ricercatrice, Coordina l'Osservatorio Energia e Innovazione dell'Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (IRES)

Note

[1] Con il Consiglio Europeo di Goteborg del 2001 ha preso effettivo avvio la “strategia europea” per lo sviluppo sostenibile; ad essa è seguita la nuova “strategia europea per lo sviluppo sostenibile 2005-2010” e la decisione del Consiglio Europeo del 6 ottobre 2006 inerente gli “Orientamenti strategici comunitari per la coesione economica, sociale e territoriale 2007-2013”; l'integrazione tra le dimensioni economica, sociale ed ambientale viene ulteriormente confermata dalla Nuova Strategia Europa 2020, approvata lo scorso marzo, che mira a promuovere un'economia sociale di mercato sostenibile e a rendere l'Europa competitiva, innovativa e inclusiva con alti tassi di occupazione e una crescita più verde.

[2] Con il Pacchetto Clima-Energia 20-20-20 l'Unione Europea ha stabilito che entro l'anno 2020 dovrà: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra; portare al 20% il risparmio energetico; aumentare al 20% la quota di energie da fonti rinnovabili.

[3] S. Rugiero, S. Notargiovanni (a cura di), 2010, “Lotta ai cambiamenti climatici, efficienza e fonti rinnovabili: gli investimenti, le ricadute occupazionali e le nuove professionalità”, Rapporto di Ricerca Ires, in corso di pubblicazione: http://www.ires.it/node/1047

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