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VENEZIANI: E L’UNITA’ D’ITALIA

Qui di seguito alcune note di Cristiana Grosso a seguito dell’incontro pubblico di venerdì scorso a Verbania con Marcello Veneziani che ha parlato, nel quadro degli incontri dei “Caffè letterari”, sui problemi dell’unificazione italiana con considerazioni sul 150° che si festeggerà nei prossimi mesi.

Secondo Veneziani l’unificazione della penisola è stata voluta principalmente da una minoranza di borghesi animati dall’ideale romantico di Patria tipico del periodo ottocentesco; non è stata voluta dal popolo, e lo stesso Cavour non ne era così convinto : ci è voluto quel diavolo rosso di Garibaldi per forzare la mano al Destino e alla Storia e consegnare la patata bollente a Vittorio Emanuele II.

Soprattutto c’erano diversità enormi tra le varie zone , problemi anche economici a non finire e non c’era alcuna conoscenza delle popolazioni del Sud.(nda. Pare fosse più agevole viaggiare nei paesi oltre le Alpi che inoltrarsi nel Regno delle 2 Sicilie). Eppure, paradossalmente , l’Italia esisteva già, perchè era l’Italia della Cultura . Tutti gli abitanti colti della Penisola si erano abbeverati alla stessa fonte : la romanità con i suoi testi e le sue architetture sacre e profane . E poi la lingua che aveva espresso i suoi primi vagiti in Sicilia con le poesie di corte all’epoca di Federico II e si era arricchita con Dante e Petrarca e poi perfezionata ancora con Manzoni , Leopardi egli altri autori italiani.

Letteratura, pittura,musica , architettura, la Cultura unificava già idealmente lo Stivale e anzi ne travalicava i confini per diffondersi nel resto d’Europa e oltre. Era un’Italia di elite, perché la massa dei contadini non aveva seguito i profeti dell’unificazione e questa era lontana dai loro interessi e dalla loro sensibilità. Essi chiedevano solo protezione al Re o al potente , fosse anche il clero o i baroni, sostanzialmente per poter sopravvivere e molte volte del nuovo ceto borghese e affaristico avevano conosciuto solo le prepotenze. Chiuse di fronte al nuovo, incredule di fronte alla possibilità di qualsiasi miglioria , tragicamente abituate ai cambi di padrone dal passato di dominazioni straniere, le popolazioni d’Italia non si sono sollevate a favore dell’ideale di unità .

Chiesto di giudicare anche il pensiero delle popolazioni meridionali, Veneziani a discolpa degli abitanti della Puglia ha ricordato gli eccidi commessi dai giacobini della neonata repubblica partenopea ad inizio dell’ 800 quando in diversi paesi del sud: furono massacrate 15.000 persone e questo ricordo allontanava e faceva temere un’ideale di riunificazione. I libri di storia ricordano sorprendentemente però solo gli 80 ammazzati dai reazionari restauratori dell’ancien regime e questo testimonia quante singole verità ancora siano da riscoprire. Fatta quindi l’Italia bisognava comunque fare gli Italiani. Veneziani ha proseguito elencando quelli che sono stati i fattori di unificazione e soprattutto l’importanza della 1° Guerra Mondiale quando soldati che provenivano da tutte le regioni si ritrovarono insieme a soffrire e combattere. Poi venne il Fascismo e l’emigrazione da Sud negli anni del boom economico,quando tanti meridionali sono venuti a lavorare nelle fabbriche del Nord.

.Zacchera – che fungeva da moderatore – ha ricordato a questo punto che negli anni ‘60 a Verbania a fronte di una popolazione di poco più di 20.000 persone della nostra zona, ne siano giunte 10.000 dal Sud e quasi tutti da Spinazzola di Puglia. Da questa immigrazione venne un nuovo impulso all’amalgama di abitudini e dialetti diversi. Veneziani ha rimarcato poi che negli anni successivi , se il polo produttivo e trainante del Paese si è stabilito nel Nord i meridionali sono entrati a far parte del funzionamento globale dello Stato occupandosi dell’apparato burocratico e insegnante , amministrativo e delle forze armate .

Si è poi passati a parlare dei tempi recenti e secondo Veneziani gran danno all’unità d’Italia è derivato dall’istituzione delle Regioni , i cui danni di cattiva gestione sono spesso evidenti. Il federalismo , sarebbe appunto l’unico correttivo possibile, secondo Zacchera. Veneziani ha detto di sentire una contrapposizione ed un livore fra schieramenti di destra e sinistra inusitati, che non precludono a nulla di buono .(in un articolo aveva ben descritto questa reazione immatura degli italiani per cui il bipolarismo si trasforma in una epica lotta fra il Bene e il Male. Nda )

Poi gli interventi del pubblico in cui si sono espresse : preoccupazione riguardo al futuro del Governo, alla crisi economica. Dibattito acceso tra esponenti ideologicamente vicini alla Lega ed altri che ricordavano con favore perfino il Regno delle 2 Sicilie. Secondo Veneziani il federalismo di Gioberti e di Cattaneo sbandierato come la migliore soluzione , allora non avrebbe funzionato ma alla domanda se non sarebbe meglio riconoscere finalmente la diversità e separare le diverse Italie che vanno a velocità diverse ha risposto che non ci sono due Italie ma 222 , nel senso di una nazione piena di contraddizioni e spiriti municipali. Per Veneziani bisogna coltivare il senso di appartenenza , il sentirsi ‘cittadini di ‘ rende gli uomini più completi , più coscienti e, concludendo con una domanda sulla riforma Gelmini ha rimarcato la positività complessiva della riforma , ma che è persino troppo timida.

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