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In scadenza i limiti antitrust, ma non bastano a fermare la lobby

A fine mese scadrà il divieto previsto dalla legge Gasparri circa i limiti di concentrazione o partecipazioni incrociate previsti per stampa e televisione. Il particolare di non poco conto è stato rilevato dall’Agcom che ha inviato una segnalazione (che potrete leggere in allegato) al Governo ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lett. c), n. 1) della legge 31 luglio 1997, n. 249, in merito ai limiti antitrust per stampa e tv e alla rilevanza della prima anche ai fini della legge n. 215 del 2004.

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Segnalazione dell’Agcom
Queste sono le conclusioni indicate dall’Agenzia:

“Alla luce dell’analisi qui svolta si osserva quanto segue:

In ordine alle conseguenze dell’ormai prossima scadenza del divieto recato dall’articolo 43, comma 12, del Testo unico, che lascerebbe l’Italia sprovvista di una norma tutt’ora utile al complessivo sistema dell’informazione, l’Autorità auspica che il Governo, qualora convenga sull’opportunità della proposta avanzata, voglia porre mano ad un intervento legislativo finalizzato alla conservazione della norma che vieta gli incroci di proprietà tra il settore televisivo e quello editoriale.

Con l’occasione, tale disposizione, che nella formulazione attuale risulta limitata al possesso di reti nazionali televisive analogiche, andrebbe adeguata alla trasformazione del sistema radiotelevisivo intervenuta dal 2004 a tutt’oggi, e, in particolare, all’evoluzione tecnologica digitale terrestre, satellitare e via cavo, nonché a quella di mercato del settore.

Quanto, invece, alla discrasia che si è riscontrata nel sistema della legge n. 215/2004 tra ambito soggettivo ed oggettivo di applicazione della normativa in materia di “sostegno privilegiato”, l’Autorità rappresenta al Governo la problematicità della questione, segnalando che, in caso di rivisitazione della legge sulla risoluzione dei conflitti di interessi, andrebbe colmato il vuoto normativo che non consente, allo stato della legislazione vigente, di configurare la sussistenza del “sostegno privilegiato” da parte delle imprese della carta stampata”.

Da parte nostra condividiamo quanto scritto dall’Agcom, anche se la situazione del mercato è tale da rendere in qualche modo superato il divieto. Da anni, infatti, anche se non ci sono incroci azionari o concentrazioni di testate, si è andato consolidando un patto tra editori che produce patti d’azione condivisi. Non si tratta di accordi parasociali ma di intese tra società diverse che, però, risolvono da sole i problemi di concorrenza o di altro tipo. D’altra parte tutto ciò non deve stupirci, semmai suggerire un più rigido controllo non solo dei pacchetti azionari ma anche dei portafogli delle concessionarie pubblicitarie, dei distributori o degli stampatori. Si potrebbe così capire a quale livello è giunta la lobby editoriale e intervenire con efficacia.

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