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ANCORA UNA VOLTA BOCCIATA LA GELMINI

L’On. Di Giuseppe ha chiamato il Ministro Gelmini a rispondere in Parlamento dell’iniquo trattamento riservato ai precari della scuola per effetto dei provvedimenti spacciati dal Governo come “salva-precari”, ma che in realtà di salvifico hanno ben poco. Infatti si tratta di decreti che nei fatti, al di là della nomenclatura, condannano molti precari alla rinuncia ai benefici della disoccupazione ordinaria, che sarebbe spettata loro se non fossero stati oggetto delle premure del Ministro e dei suoi diabolici collaboratori.
L’On. Di Giuseppe ha interrogato la Gelmini, ponendole quesiti definiti “tecnici” dallo stesso Ministro; la Gelmini che – diciamolo – anche questa volta si è presentata impreparata all’interrogazione, ha risposto fin dall’inizio arrampicandosi sugli specchi e cercando goffamente di mescolare le carte in tavola: ha esordito infatti utilizzando il luogo comune dell’eredità dei precedenti governi circa la formazione del problema del precariato (come se non fosse stata lei a tagliare 67.000 cattedre e 35.000 ATA in due anni!), per poi passare a millantare le scelte operate dall’attuale governo per “evitare che tanti giovani venissero ancora illusi con false promesse”. Ci chiediamo: a cosa intendeva riferirsi il Ministro? Forse “le false promesse” fatte ai giovani sono le aspettative di un impiego stabile, legittimamente maturate da chi per anni ha lavorato su cattedre vuote all’interno delle scuole italiane? Infatti è doveroso precisare che i precari a cui è rivolto il salva-precari sono quelli che fino allo scorso anno scolastico erano regolarmente assunti su cattedre, nella maggior parte dei casi, prive di titolare ed erano in attesa della stabilizzazione lavorativa che ci sarebbe stata, senza i tagli del governo!
Infatti per estromettere questi lavoratori dalla scuola, il Ministro ha dovuto elaborare quella catastrofica pseudo-riforma che riduce, in certi casi drasticamente, le ore che i ragazzi passano a scuola: un caso clamoroso è quello del liceo linguistico che passa da 34 a 27 ore settimanali al biennio e da 35 a 30 ore settimanali al triennio! Ha dovuto poi aumentare il numero degli alunni nelle classi: pensate che ci sono arrivate denunce di classi che superano i 40 alunni, senza alcun riguardo per le leggi sulla sicurezza che impongono in ogni caso di non oltrepassare il limite di 26 persone in un’aula scolastica per garantire, in caso di evacuazione improvvisa, la possibilità a tutti di accedere alle vie di fuga. Chissà se la Gelmini iscriverà sua figlia in una di queste scuole, noi scommettiamo che si guarderà bene dal farlo! Facile, in queste condizioni, incolpare gli insegnanti dei disastri del nostro sistema di istruzione!
Quando la Gelmini è entrata nel merito della risposta se non altro ha ammesso che il salva-precari non è altro se non “una semplificazione delle procedure” perché non concede alcun beneficio economico al di là della normale indennità di disoccupazione che spetta ad ogni lavoratore che possiede i requisiti previsti dall’INPS. Se non concede alcun beneficio economico oltre quello che l’INPS concede regolarmente a qualsiasi lavoratore, perché il Ministro lo ha spacciato per un provvedimento salva-precari? Forse ci troviamo di fronte ad un’altra bufala “del governo del fare”: si annunciano grandi riforme e provvedimenti legislativi che nei fatti si rivelano assolutamente inefficaci o addirittura peggiorativi dell’esistente.
Ma questa volta il Ministro Gelmini si è spinta oltre: non avendo assolutamente capito quale fosse il meccanismo perverso che questo provvedimento ha innescato presso l’INPS, ha dichiarato che il salva-precari “non ha previsto alcun trattamento di sfavore rispetto ai soggetti che si trovano nelle stesse condizioni dei precari della scuola inclusi nel salva-precari”. L’on. Di Giuseppe nella replica ha dovuto, a ragione, apostrofare il Ministro, dichiarando apertamente la propria insoddisfazione rispetto alla risposta. L’IdV non solo si ritiene insoddisfatto, ma prova anche una profonda indignazione: di fronte ad un parlamentare che sta ponendo una questione specifica che riguarda centinaia di precari rimasti senza lavoro e senza indennità di disoccupazione, il Ministro non si è preso neanche la briga di verificare come stanno realmente le cose. Se il Ministro si fosse rivolto, come abbiamo fatto noi, a qualsiasi ufficio INPS, un semplice impiegato avrebbe saputo spiegarle i termini della questione. Certo non è stato facile comprendere a fondo i meccanismi tecnici con cui l’INPS determina la liquidazione dell’indennità di disoccupazione, ma, se ci siamo riuscite noi che non siamo ministri, pretendiamo che i membri del Governo che ci rappresenta nelle sedi istituzionali sia in grado di farlo. E quindi anche questa volta dobbiamo concludere bocciando la Gelmini, il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca della Repubblica italiana.

Letizia Bosco e Ilaria Persi

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