Quando ho letto venerdì scorso, 19 novembre, la lettera che il CE.PA nazionale (Centro Patronati Acli-Inas-Inca-Ital) ha inviato al Ministero del Lavoro, al Ministero degli Esteri, ai Presidenti di importanti Commissioni parlamentari e a numerosi deputati (me compreso), ho davvero avuto difficoltà a credere a quello che leggevo.
Da anni mi batto (e ci battiamo) a favore di una sanatoria degli indebiti pensionistici dei pensionati residenti all’estero, con l’appoggio e il consenso delle nostre collettività, degli organismi più rappresentativi delle stesse – compresi in primis i Comites e il Cgie (vedere tra l’altro l’ordine del giorno approvato venerdì all’Assemblea Plenaria) -, e anche con il sostegno, almeno così mi è sembrato fino adesso, degli stessi sindacati e patronati, e ora scopro che il CE-PA dopo aver “lamentato alcune lacune nelle modalità comunicative adottate dall’Inps” intende “rinnovare la propria disponibilità a cooperare con l’Inps”, “promuovere l’attivazione di nuove modalità di comunicazione con le autorità diplomatiche”, “favorire il rispetto della legge senza che ciò appaia un’operazione punitiva”, sostenendo che (cito testualmente l’epilogo della lettera) “non si tratta di studiare ipotesi di condono, poiché se qualche (sic!) pensionato ha percepito prestazioni non dovute, è giusto che restituisca quanto indebitamente percepito”.
Traduzione: i patronati rappresentati nel CE.PA ritengono, e lo scrivono a Ministeri e al Parlamento, che non si deve chiedere una sanatoria degli indebiti perché è giusto che i pensionati restituiscano il “maltolto”; l’importante è invece rinnovare la cooperazione con l’Inps.
E’ veramente incomprensibile, ingiusto e controproducente, che il CE.PA scriva una lettera del genere esponendosi così alle ovvie e giuste reazioni del mondo dell’emigrazione che loro stessi rappresentano da anni con la loro utile attività di tutela previdenziale in tutto il mondo. Letteralmente incomprensibile !!
E’ doveroso e necessario un immediato pubblico chiarimento da parte del CE.PA. Vorrei capire, e non solo io immagino, se si è trattato di un refuso, di una semplice distrazione semantica, oppure di un clamoroso cambio di rotta dei maggiori patronati italiani sulla questione della sanatoria degli indebiti e allora se ne assumano una chiara responsabilità,
Vale la pena quindi ribadire un aspetto della annosa “questione indebiti” di cui i patronati nazionali dovrebbero essere a conoscenza: gli indebiti che si sono costituiti all’estero si differenziano in modo sostanziale da quelli che si costituiscono in Italia per la semplice ragione che nel caso dei nostri pensionati emigrati la causa degli indebiti, di norma, non è (stato) il dolo degli interessati, ma bensì la frequenza sporadica delle rilevazioni reddituali effettuate dall’Inps all’estero e la macchinosa procedura di riscossione che consentono il costituirsi degli indebiti e il loro prolungarsi nel tempo. La sanatoria è perciò un atto dovuto (almeno fino a quando l’Inps non effettuerà le rilevazioni reddituali all’estero con cadenza annuale) che tutela giustamente pensionati poveri (titolari di prestazioni collegate al basso reddito) che non hanno alcuna colpa se non quella di aver continuato a riscuotere in buona fede importi di pensione non dovuti. Stiamo parlando di decine di migliaia di pensionati (e non di “qualche” come affermano con leggerezza i patronati del CE.PA nella loro lettera) i quali sono stati assistiti proprio dagli stessi patronati che ora sostengono, paradossalmente, che i loro assistiti devono restituire gli indebiti…
Il CE.PA, forte della sua rappresentatività, non può rischiare di sminuire o vanificare con una lettera ufficiale a Governo e Parlamento tutti gli sforzi fatti finora (in questo momento è all’esame della Commissione Lavoro della Camera la mia proposta di legge sulla sanatoria degli indebiti sottoscritta da deputati di opposizione e maggioranza).
Invito quindi i patronati interessati a riformulare questa lettera inopportuna (nella parte relativa agli indebiti ovviamente) e chiedere a Governo, Ministri e Parlamento di approvare al più presto una legge di sanatoria degli indebiti dei pensionati residenti all’estero per motivi di giustizia, di equità, e di umanità.