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Imprese post-terremoto aquilano colluse con ‘ndrangheta

La viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti: “È la storia italiana che si ripete. L’omertà ha nascosto problemi nell’edilizia già precedenti alla catastrofe”

La Procura distrettuale antimafia del capoluogo abruzzese ha interrotto l’attività di tre ditte edilizie impegnate nella ricostruzione post-terremoto, presumibilmente collegate alla ‘ndrangheta. “Le infiltrazioni mafiose erano prevedibili – ha dichiarato Barbara Del Fallo, viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti –, in quanto era chiaro che l’accaduto avrebbe attirato l’interesse dell’edilizia nazionale, ma non è un problema di oggi. La stessa catastrofe è senza dubbio imputabile a responsabilità soggettive e all’omertà dilagante negli uffici preposti, poiché alcuni edifici non sarebbero nemmeno dovuti crollare”.

Delle aziende implicate, due sarebbero settentrionali e una del Sud, quella che al momento risulterebbe maggiormente coinvolta. Osserva la Del Fallo: “Saviano docet: le infiltrazioni mafiose nel ‘settore del mattone’ ci sono sempre state. Le macerie aquilane sono il risultato di un lavoro che nasce nelle mani delle organizzazioni di stampo criminale. L’accaduto è l’effetto di una situazione degradante che gli stessi media hanno sempre taciuto”.

Concludendo, l’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro ribadisce: “La storia italiana ci insegna che la speculazione edilizia e la corruzione sono caratteristiche del nostro Paese e tutti avrebbero dovuto essere più vigili e denunciare precedentemente queste gravi vicende per evitare ciò che poi si è verificato. Ora si parla del post-terremoto, ma la realtà è che quello a cui stiamo assistendo oggi non è altro che la reiterazione di una cattiva abitudine italiana”.

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