Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo si è riunito a Buenos Aires per l’assemblea annuale

Dall’1 al 3 novembre scorsi, il Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo si è riunito a Buenos Aires per l’assemblea annuale. Presieduti da Franco Santellocco, i lavori hanno visto la partecipazione di tre consiglieri regionali, Riccardo Chiavaroli, Franco Caramanico e Antonio Prospero. Nella sua relazione – parte integrante del documento finale approvato dall’assemblea. Santellocco ha sottolineato il ruolo centrale dell’associazionismo nelle politiche migratorie della Regione, comunque invitata ad occuparsi con maggiore continuità e mezzi degli abruzzesi nel mondo.
“Siamo consapevoli della nostra forza?” la domanda con cui Santellocco, che è pure consigliere del Cgie, ha iniziato il suo intervento, ricordando che “il fenomeno associativo dei connazionali all’estero é ben noto, un associazionismo nazionale, ma spesso più forte e convinto regionale. Le affinità con la Regione di provenienza, spesso con il Comune da cui partirono un tempo lontano i genitori o i nonni, costituiscono un legame profondo che favorisce la consapevolezza di appartenenza alla comunità. I collegamenti con la famiglia di origine vengono spesso perseguiti con curiosità, talvolta con determinazione, i confronti fra i ricordi e i racconti dei vecchi sono evocati con interesse, i raffronti fra una realtà lasciata da lustri e quella ritrovata suscitano desiderio di approfondire conoscenze, costumi, tradizioni”.
“É – ha sottolineato con forza – un associazionismo che non conosce barriere ideologiche, ma sente fortemente il richiamo di una comune appartenenza ad una identità più spesso regionale che nazionale. Rappresenta e coagula attese, aspirazioni, richieste nei confronti della comunità nazionale, al cui sviluppo ha preso parte dapprima con l´emigrazione, alleggerendo spesso con enormi sacrifici il peso sociale che gravava sul Paese e poi con la mole monetaria delle rimesse, contribuendo in maniera sostanziale al benessere di Regioni e Comuni altrimenti sfavoriti. L’associazionismo regionale é costituita da persone che hanno duramente lavorato nei Paesi di accoglienza per costruire un futuro per sé e per i propri figli, nella speranza fortemente voluta o nella illusione pervicacemente coltivata, per i più anziani, di poter un giorno ritornare al luogo di origine, nella consapevolezza, per i più giovani, che il loro destino é ormai strettamente connesso al luogo in cui erano cresciuti e si erano formati, nella professione e nella vita civile”.
“Si sono sentiti spesso dimenticati e trascurati, oggetto di passerelle interessate: dopo sessant´anni di oblio – ha proseguito il vicepresidente del Cram – è parso che l´Italia, finalmente, si fosse ricordata dei connazionali lontani, restituendo un diritto politico, che fino ad allora era stato più virtuale che reale, il voto in loco per corrispondenza. In questo preciso momento anche i partiti nazionali si sono improvvisamente ricordati dei connazionali lontani, con promesse, lusinghe ed ogni altra azione capace di catturare consensi. Ma gli eletti nelle due esperienze finora vissute si sono lasciati sommergere nel magma dei gruppi parlamentari e coinvolgere nella disciplina di partito, dimentichi o impotenti di fronte alle esigenze dei connazionali all´estero. Non sono quindi i partiti nazionali lo strumento più efficace per la difesa degli interessi degli italiani all´estero: ancora una volta l´associazionismo – ha richiamato – rimane, come nel passato, il più solido strumento di difesa dei connazionali all´estero. É nel suo ambito che vanno individuate le persone oneste, sagge e capaci, che abbiamo già avuto nel loro passato una esperienza di vita “pubblica” nella cerchia delle comunità italiane all´estero, che ne conoscano vitalità e ricerca di riconoscimento specifico”.
Secondo Santellocco, “la legge elettorale italiana, qualora essa non venisse modificata, può consentire in determinate circostanze, un grande potere contrattuale, non tanto nell´ambito della Camera dei Deputati quanto nell´elezione dei Senatori. Infatti, in situazione di quasi parità, come si verificò con il governo Prodi, i Senatori eletti all´estero divennero arbitri della sopravvivenza del Governo. In quella circostanza essi non seppero cogliere compiutamente il privilegio che veniva loro offerto di rappresentare con forza le aspettative dei loro elettori, ma si accontentarono di alcuni deboli interventi, limitati nel tempo, che furono presto dimenticati dai Governi successivi”.
“Le associazioni – ha ammonito Santellocco – non devono lasciarsi sottrarre dai partiti nazionali la capacità di proporre i candidati: li selezionino nel loro ambito, ne esaminino le capacità, studino il programma, scelgano le alleanze con altre associazioni che abbiamo aspettative ed esigenze comuni, si mobilitino con l´entusiasmo di cui hanno così spesso dato prova. Il tempo ormai é prezioso e se gli abruzzesi nel mondo vogliono contare nella loro Regione e nel Parlamento nazionale devono prepararsi al cimento: organizzazione, unione e determinazione possono condurre al successo l´affascinante ipotesi che il mondo complesso della emigrazione sia rappresentato dalle sue associazioni storiche e non dalle Segreterie dei Partiti nazionali”.
Nella seconda parte della relazione, è stato approfondito il rapporto tra associazioni, Comites e Cgie, tra “compiti, forza e limiti”.
“Abbiamo più volte ripetuto e non ci stancheremo di farlo – ha detto in merito Santellocco – che non sono i partiti nazionali lo strumento più efficace per la difesa degli interessi degli italiani all’estero: ancora una volta ribadiamo che L’ associazionismo rimane, come nel passato, il più solido strumento di difesa delle comunità italiane. Tuttavia è doveroso riconoscere che l’associazionismo nazionale e regionale all’estero, dopo una storia di tutto riguardo, comincia a soffrire condizioni di crisi. La vitalità associativa delle prime generazioni dell’emigrazione sembra stia progressivamente spegnendosi nel crescente allontanamento delle nuove generazioni, sempre più assimilate nei Paesi d’accoglienza. L’associazionismo ha assicurato il mutuo sostengo tra gli emigrati nel difficile salto di culture e nell’inserimento nelle nuove società, ma soprattutto nella conservazione dell’identità, prima regionale e poi nazionale, nei suoi valori culturali e sociali. Molte migliaia sono le associazioni regionali ed italiane sorte fin dagli albori della grande emigrazione italiana in tutti i Continenti. L’associazionismo all’estero ha svolto un ruolo fondamentale su diversi fronti, sicuramente notevole nel mantenere saldi i legami con le proprie radici, con tradizioni e culture delle regioni di provenienza e con il senso della propria italianità”.
“C’è ora da chiedersi – secondo il vicepresidente Cram – se le giovani generazioni sentono ancora come propri questi valori, sentono di appartenere ad una comunità nazionale di grande cultura che ha saputo affrontare e superare difficoltà immani di ordine sociale, economico, politico, grazie anche al sacrificio dei milioni di connazionali sparsi nel mondo. E se così non fosse c’è da chiedersi quali siano gli incentivi, le politiche innovative da mettere in campo per rilanciare il ruolo dell’associazionismo, perché sia in grado di conquistare l’attenzione dei giovani. Contribuire alla ricostruzione della continuità culturale ed a custodire la ricchezza della propria storia. L’Italia e il Paese dei Comuni medioevali, delle Signorie rinascimentali, delle Repubbliche marinare, delle tradizioni regionali. A queste forse è opportuno richiamare le Giovani generazioni, prima ancora che all’idea di Nazione: e su questo terreno che devono impegnarsi, nella scoperta delle realtà regionali, delle trasformazioni che hanno dato vita e linfa alle terre lasciate dai loro nonni e genitori, per apportare il loro contributo innovatore, tratto dall’esperienza di vita nei Paesi di cui sono ormai cittadini. Le associazioni devono quindi mutare aspetto e statuti, per non essere soltanto fonte di ricordo e conservazione, ma per proiettarsi nel futuro attraverso un rapporto che deve farsi sempre più solido con la realtà regionale di oggi”.
“L’impegno che si richiede alle Giovani generazioni – si legge ancora nella relazione – è quello di partecipare con determinazione alla vita associativa, di ricercare e riconoscersi nelle tradizioni regionali della famiglia, di partecipare alla vita politica per influenzarne le scelte, di battersi per il voto per corrispondenza anche in occasione delle elezioni regionali, di partecipare alla vita delle Consulte regionali per individuare gli obiettivi e dare voce alle aspettative. La partecipazione è essenziale per mantenere in vita la coesione sia nazionale che regionale. L’Italia non è attualmente nelle condizioni di dare vita ad una forte politica di sostengo alle comunità nazionali all’estero: tuttavia se in ogni famiglia la lingua italiana viene insegnata e praticata, sia pure con errori o inflessioni dialettali, un obiettivo importante sarà conseguito. L’associazionismo, anche in una sua versione moderna e giovanile, è fine a se stessa e si esaurisce all’interno delle comunità e delle relazioni con la Regione di riferimento? Ebbene un forte associazionismo è la fonte della legittimazione degli organismi rappresentativi degli italiani all’estero”.
I Comites “rappresentano nell’ambito delle circoscrizioni consolari gli interessi dell’insieme delle comunità: tanto più forti sono le associazioni tanto più la loro voce sarà ascoltata dalle autorità consolari, tanto più radicate nel territorio sono le associazioni tanto più debole sarà il potere dei partiti nazionali, che spesso desiderano impadronirsi degli organismi rappresentativi al solo scopo di mostrare potere più che di rappresentare in termini adeguati le esigenze e le aspettative delle diverse comunità. Dai Comites trae origine la legittimazione del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), il più alto organo di rappresentanza delle comunità italiane all’estero, una cassa di risonanza, un organismo di mediazione delle diverse esigenze e di elaborazione delle aspettative, una palestra di pensiero alla ricerca di soluzioni da proporre all’esecutivo. È doveroso riconoscere che attualmente esso è diventato un organismo sindacale poco convincente. È allo studio una riforma complessiva degli organismi di rappresentanza che negli auspici dovrebbe ridurre il peso delle organizzazioni politiche e sindacali nazionale per dare più voce alle comunità all’estero. L’augurio è che tale riforma si realizzi, pur nelle traversie che agitano in questi tempi la politica nazionale”.
“Tuttavia – ha osservato Santellocco – qualsiasi riforma non potrà conferire peso alla voce degli italiani all’estero se la loro partecipazione alla vita associativa non sarà più rilevante di quanto non lo sia stata per il passato: nelle passate elezioni per i COMITES, pur con il beneficio del voto per corrispondenza, ha votato non più del 30% degli aventi diritto, decisamente poco per conferire autorevolezza ai rappresentati eletti. Per questo, per avere forza è indispensabile far rivivere l’associazionismo, solo strumento di rappresentazione delle esigenze e delle aspettative di una comunità radicata sul territorio, un associazionismo che sappia trarre forza dalla ritrovata sinergia con le regione di origine, con le sue tradizioni e, perché no, con i suoi particolarismi”.

Exit mobile version