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L’ Iran e il Partito di Dio, fatti e misfatti

L'intreccio degli avvenimenti politici internazionali, i rapporti tra l'occidente e la cultura islamica, la scottante questione della corsa agli armamenti nucleari da parte di Ahmadinejad, la lotta dei Mojahedin, movimento popolare per la democrazia e la secolarizzazione dell'Iran.
L'interdipendenza tra democrazia e secolarizzazione delle civiltà, e le responsabilità delle politiche occidentali nel rapporto geopolitico con i paesi orientali, in bilico tra il desiderio di democrazia e l'imposizione teocratica dei fondamentalismi.
Sono questi i punti cardine da cui partire se si vuole tentare di comprende la complessa questione della Repubblica Islamica.
L'Iran è un paese che da oltre trent'anni vive sotto il dominio di feroci dittature, imperversa ora, il regime clericale e dittatoriale dei Mullah, che opprime il popolo attraverso una dittatura sanguinaria, fondamentalista e prevaricatrice dei più elementari diritti umani.
Ma la cosa che è necessario chiarire, è che il popolo iraniano, la gente, è qualcosa di profondamente diverso dal regime, che agli occhi dell'occidente, li rappresenta.
Gli iraniani, sono un popolo che sta attuando una resistenza indomita nei confronti della dittatura, che non vogliono e non accettano.
Il primo febbraio del 1979, l'Ayatollah Khomeini, tornò in Iran cavalcando la rivolta sociale che aveva decretato la fine di una monarchia millenaria. Cominciò quindi a sostituire la monarchia con la costruzione della Repubblica Islamica, un regime basato sul principio di “Velayate Faghih” (assoluta sovranità clericale).
L'organizzazione dei Mujahedin del popolo (PMOI), e altri gruppi politici, a fianco di movimenti di opposizione, che si erano appena affacciati alla rinnovata libertà, cominciarono a protestare contro il regime, sostenendo che la loro idea di democrazia, non poteva prescindere dai diritti politici e sociali.
Mentre le guardie rivoluzionarie e i gruppi paramilitari reprimevano ogni voce della
protesta, gli iraniani organizzavano manifestazioni o raduni contro il regime.
Fu in questa atmosfera concitata che i Mujahedin del popolo, il 20 giugno 1981 manifestarono pacificamente a Teheran, con più di cinquecentomila iraniani e molti gruppi politici che si opponevano. Ma la manifestazione venne repressa nel sangue con l'uccisione, il ferimento e l'arresto di migliaia di manifestanti. Seguì un'estate fra le più sanguinose della storia iraniana. Perciò il 20 giugno è diventato il simbolo dei martiri e dei prigionieri politici della resistenza popolare.
In seguito alla presa del potere da parte degli Ayatollah, nell'autunno del 1981, per iniziativa di Masud Rajavi, leader dei Mujahedin del popolo, venne fondato il Consiglio Nazionale della resistenza iraniana (C.N.R.I). Che raccoglie i partiti ed i gruppi di opposizione politica di maggiore rilievo, e molte personalità indipendenti, ma soprattutto composto al 70% da donne, che del resto sono in maggioranza nel movimento della resistenza, nonché il “cuore pulsante”, e la “testa pensante” della ribellione al regime, leader del movimento resistente, è Mariam Rajavi esule a Parigi.
In Iran le donne hanno storicamente avuto ruoli strategici nei luoghi del potere, e un livello di scolarizzazione altissimo, motivo per cui il regime le perseguita e le teme, ne è letteralmente ossessionato.
Attualmente il regime di Khamenei, guida suprema della Repubblica Islamica, Al Maleki, premier irakeno, attraverso una meticolosa opera di “disinformazione”, ha incolpato i Mojahedin del popolo (PMOI), e alcune forze straniere, di omicidi che in realtà sono stati commessi dal regime, per esempio questo è avvenuto nel caso di Neda Agha-Soltan, la studentessa di 26 ammazzata durante una manifestazione di protesta contro le elezioni farsa (dopo le quali Ahmadinejad si è impossessato del paese, con un vero e proprio colpo di stato).
Amnesty Internetional in una dichiarazione del 4 settembre 2009 ha detto: “attualmente trattenuto nel Carcere di Evin a Theran, Caspian Makan (il fidanzato di Neda) ha raccontato alla sua famiglia che se firmerà una confessione, dichiarando che il PMOI ha ucciso Neda, potrà essere rilasciato”. Makan è poi scomparso all'estero. Questo fa parte di un monitoraggio continuo che il regime mette in atto per impedire che vi sia informazione sui fatti e misfatti reali, cercando di sabotare qualsiasi tentativo di fuoriuscita di informazioni attraverso la stampa o la rete. Condannando a morte tutti gli oppositori, definiti “nemici di Dio”, definizione che in Iran equivale a condanna a morte, anche quelli che si trovano all'estero (compresi i non iraniani che in qualche modo sostengono la resistenza divulgando notizie, ovviamente anche i giornalisti che scrivono in modo sfavorevole al regime).

Attribuzione della morte di Neda a qualcuno che proviene dall'Inghilterra (quotidiano Kayan, 31 dicembre 2009):
Il Ministro degli Interni iraniano, Mostafa Mohammad Najjar, parlando durante una conferenza, ha citato il supporto di alcuni governi occidentali alle azioni illegali, mettendo in scena azioni e propaganda per preparare lo senario all'uccisione dei dimostranti. Riguardo al piano per l'uccisione di Neda Agha-Soltan, a seguito delle elezioni del 12 giugno 2009, Najjar ha detto: “la persona che la accompagnava era arrivata dall'Inghilterra pochi giorni prima (della morte di Neda)”.

Dichiarazione del regime in merito ai paesi stranieri (Agnezia ISNA, 4 gennaio 2010):
I collegamenti tra alcuni elementi delle recenti sedizioni e l'inghilterra sono stati sottolineati nella conferenza della fazione della Rivoluzione islamica con il Ministro dell'intelligence Hojat al Islam Hassan Nowrouzi, il parlamentare di Robat-Karim, ha detto che quanto accaduto il giorno di Ashura, non è stato un incidente che ha avuto luogo per errore come risultato di azioni di alcuni giovani ribelli. E' stato uno sforzo coordinato e orchestrato dal PMOI e Wahabi (riferimento all'Arabia Saudita). Si è dovuto sottolineare come ci fossero dei collegamenti tra questi elementi e paesi stranieri, in particolare l'Inghilterra.

Il regime dei Mullah ha cercato, e cerca costantemente tutt'oggi di attribuire la colpa degli atti brutali della soppressione, agli “stranieri”, nonostante l'evidenza che fosse stata responsabilità del regime e dei suoi agenti. Nonostante il fatto che negli ultimi due anni il governo del Regno Unito e l' Unione Europea hanno “rimosso” il PMOI dalla lista del terrorismo (nella quale era finito a causa della distorsione delle notizie che il regime stesso dava all'occidente) seguendo le sentenze di varie Corti.
Un certo numero di personalità internazionali, tra cui Rudolph Giuliani, candidato alla presidenza degli Stati Uniti, ed ex Sindaco di New York, John Bolton, ex Ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, sono intervenute ad un raduno di migliaia di Iraniani a New York contro Ahdmadinejad il 26 settembre 2010, per dichiarare che:
“E' tempo qui in America, di riparare al torto che è stato fatto a voi, e alla vostra causa, fuori dal concetto errato, che il regime violento e tirannico dell'Iran, avrebbe potuto essere addolcito. E' arrivato il momento di spuntare l'Organizzazione dei Mohjaedin del popolo iraniano (PMOI/MEK), dalla lista dei terroristi”.
Tuttavia il regime continua ad utilizzare il termine “terrorismo”, riferendosi al PMOI, per legittimare le esecuzioni dei suoi sostenitori e altri crimini contro la popolazione, che chiede democrazia e rispetto dei diritti umani.
La determinazione del popolo iraniano è dovuta alla consapevolezza di non poter vivere, agire, pensare, ascoltare musica, esprimere opinioni, di essere lapidati per adulterio (anche solo sospettato).
E' fondamentale quindi, l'importanza del mantenere aperte le vie di comunicazione e informazione, in modo che gli iraniani all'interno, e all'esterno del paese possano raccontare cosa sta avvenendo, aggirando tecnologicamente la censura, in modo che abbiano accesso online e al giornalismo dei cittadini.
Le persone arrestate, vengono per prima cosa sottoposte a violenza sessuale, poi torturate, e spesso uccise tramite impiccagione, o lapidazione per le donne. E per quelli che verranno in seguito liberati, è pratica usuale l'amputazione di uno o più arti.
Il popolo iraniano ha dimostrato al mondo intero, e soprattutto ai governi occidentali, di essere pronti a pagare con la vita pur di ottenere un cambiamento democratico, e la nascita di un governo laico e secolarizzato.
Coloro che direttamente o indirettamente appartengono al regime guidato dal leader supremo Ali Khamenei, capo religioso e politico, sono parte integrante del sistema clericale, e lottano esclusivamente per mantenere il proprio potere, anche se di tanto in tanto, fingono di chiedere qualche riforma. Ma il regime non è riformabile, perchè in Iran non esistono riformisti. Esiste solo il “Partito di Dio”.
Il cosiddetto “riformista” Moussavi, leader battuto daAhdmadinejad (grazie al determinante sostegno di Khamenei), rivendica in realtà l'eredità di Khomeini, che era sostenitore della partecipazione popolare al sistema. Insomma, Moussavi, attraverso le parole di Rasfanjani (detto “squalo” per la sua sete di potere, vero sponsor di Moussavi), è in realtà in lotta per il potere attualmente detenuto da Ahdmadinejad, ma a questo, non farebbe altro che contrapporre al progetto del “Khomeinismo senza clero” di Ahdmadinejad e Khamenei (che ritengono il consenso popolare inutile e non in accordo con l'Islam), un “Khomeinismo in turbante”.
Di fatto la lotta tra le due linee è ancora aperta in Iran, ma nessuna di queste due condurrebbe alla democratizzazione e secolarizzazione del Paese, che è ciò che la maggioranza degli iraniani auspica.
“La Repubblica è un giocattolo della democrazia, che è fonte della corruzione” (Khomeini).

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