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Un appunto però non posso evitare di farglielo

La mia lettera, da voi già pubblicata, dal titolo: “Le lettere ai giornali questa volta a qualcosa sono servite” è apparsa ieri 30 ottobre sul quotidiano Avvenire col titolo: “Non c'è solo cattivo giornalismo”. Riporto la risposta del direttore e la mia breve precisazione.

Risposta del direttore di Avvenire

Apprezzo molto di ciò che lei scrive, gentile signora, ma non tutto (noterà che ho sfumato alcune notazioni “personali” del suo testo: non le usiamo mai sulle nostre pagine, a nessun proposito e per nessuno). E condivido – lei d’altronde ripropone addirittura la mia – la sua indignazione niente affatto trattenuta. Un appunto però non posso evitare di farglielo: se nessuna voce di uomo di Chiesa s’è dovuta levare per «ricordare ai giornalisti cattolici il dovere di rispettare i morti» è perché quei cronisti che non nascondono la propria fede cristiana e si sforzano di essere coerenti con essa, questo rispetto l’hanno dimostrato. Non mi stanco di dirlo: c’è un altro modo di fare giornalismo. Certo c’è su Avvenire, e – grazie al cielo e alla retta coscienza umana e professionale di tanti – c’è anche altrove. Non basta ancora, non basta mai, ma non va sottovalutato. E va sostenuto e tenuto caro.

Precisazione di Miriam Della Croce

Gentile direttore, la ringrazio per la pubblicazione e per la risposta ed anche per l'appunto, ma c'è stato un malinteso. Ho parlato di giornalisti cattolici, non pensando che per tale espressione s'intende: giornalisti che scrivono sui giornali cattolici. Volevo riferimi ai giornalisti conduttori televisivi che si dichiarano cattolici o perlomeno cristiani. In realtà, forse la voce di un vescovo sarebbe stata opportuna per tutti.

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