In giro ci sono troppi smemorati

di Renzo Balmelli

Gelida Angela – Con una frase che ha raggelato gli animi Angela Merkel, sbrigativa come solo sanno esserlo i tedeschi, ha fatto esplodere l’opzione del multiculturalismo definendolo un fallimento. E’ la nuova grande questione del duemila, una questione che risveglia vecchi fantasmi e puo’ far perdere le elezioni. Sembra il segnale di una svolta imminente per non fare nascere a destra – dice la Bundeskanzlerin – un movimento pericoloso. Di fatto pero’ a destra già esistono le derive inquietanti del filone xenofobo che continua a crescere nelle forme piu’ odiose. Contrapporvi il multiculturalismo quale antidoto al disfacimento della tolleranza è quindi ben piu’ di un sogno di idealisti. Oggi avere buoni sentimenti nelle politiche di integrazione significa trovarsi in grande difficoltà. Chi non ricorda la storia è condannato a ripeterla, dice un vecchio detto. E in giro ci sono già troppi smemorati.

LIVORE – Con i merletti e le delicate tazzine del “five o clock tea” non hanno nulla in comune. Se qualcosa hanno copiato dalla vecchia Europa è l’orribile manifesto dell’UDC svizzera che paragona i lavoratori frontalieri a ratti predatori. Gli attivisti del Tea Party, la destra ribelle che sfida la Casa Bianca con proclami da guerra santa e messaggi rabbiosi, ne hanno fatto una versione yankee in cui si gioca con le parole democrat e rat (topi democratici). Con rozzi intenti provocatori il presidente Obama è ritratto come attentatore suicida, gangster, bandito messicano e gay . Sono le armi improprie, intinte di livore estremista, con le quali il Tea Party si lancia nelle elezioni di “mid term” per conquistare una fetta di potere a Washington anche a scapito dell’establishment repubblicano. E potrebbe farcela!

EMERGENZA – Si aggiunge un nuovo capitolo nella difficile situazione nel Darfur, la regione dell’Africa dilaniata da 19 anni di guerra civile e religiosa. Negli ultimi tempi le notizie dal Sudan occidentale sono scomparse dalle prime pagine, ma cio’ non significa che il peggio sia passato. Qui si combatte ancora e il rispetto dei diritti umani è un compito reso più arduo dall'ostracismo del presidente al-Bashir, incriminato per genocidio dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja. Quella che si consuma in mezzo al deserto è la piu’ grave e complessa emergenza umanitaria in corso nel mondo e una ferita dolorosa nel cuore dell’Africa che con molta fatica prova a cambiare il proprio destino.

VIRUS – Puntuale come il virus dell’influenza riparte l’offensiva delle regole ad personam. Dal suo bunker il presidente del consiglio detta gli obbiettivi. Si demonizza la FIOM, bollata di estremismo politico, che si sta riprendendo da sola i diritti del lavoro negletti dalla destra. Poi la censura preventiva contro la RAI nell’intento di anestetizzare gli ultimi bastioni di libertà che in particolare sulla Terza rete resistono alle ingerenze del sultano. Infine con una manovra scandalosa si (re)impone al paese il Lodo salva-Silvio, addirittura retroattivo, che deforma la costituzione per conformarsi all’anomalia del premier. Giustizia è fatta? No, giustizia disfatta.

DIAGNOSI – Dopo l’ultima, spietata diagnosi sul calcio italiano in crisi di gioco e risultati, qualche raffronto con i palazzi del potere è inevitabile . Se l’inamovibile totem domenicale vacilla cio' puo’ significare che ormai il mondo del pallone è allo stremo, ne piu' ne meno di quanto accade con il governo, incapace di rinnovarsi dopo ventanni di sterile berlusconismo. Prigioniero delle sue contraddizioni e di vizi radicati, il calcio è scivolato sempre più giù, sempre più in basso, e quasi non se n'è accorto. Adesso è cominciata la caccia ai responsabili di una vecchia storia di scandali culminata nel processo di Calciopoli che invece di chiarire ingarbuglia e confonde. A questo punto dire che vi siano curiosi elementi in comune con chi anziché fare le riforme ha brigato per evitare i processi, è quasi un'ovvietà.

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