di Luigi de Magistris, da luigidemagistris.it
Il ministro dello Sviluppo ha lasciato intravedere quale sarà l’obiettivo del suo mandato: garantire gli interessi Mediaset e l’immagine di Berlusconi. E siamo all’inizio. Il dg Rai invece ha confermato l’Armageddon: vuole e deve portare al padrone d’Arcore la testa di Santoro e lo scalpo delle voci critiche (Fazio e Saviano). E siamo alla fine, forse. Perché tra la vecchia e la nuova bastonatura del dissenso, la verità è semplice: sullo stesso Masi è piovuta addosso la rabbia di un premier che non lo considera all’altezza della mission censoria a cui è stato preposto. Dunque Masi cerca di portare a casa il risultato prima che sia troppo tardi e che il sire d’Arcore decida una sostituzione, compiendo l’epurazione dell’epuratore.
In entrambi i casi, quello di Romani e di Masi, la vittima è la stessa e stessa la causa, come medesimo è il danno. Che si chiamino Santoro, Gabanelli, Fazio o Saviano, il target è l’informazione critica, quella che tocca i nervi scoperti del Cavaliere: offshore tipo Flat point&co; affari e speculazioni immobiliari poco chiari come ad Antigua; rapporti con banche sospette di riciclaggio come la Arner, giudicata negativamente da Bankitalia mentre le procure di Palermo e Milano hanno chiesto chiarimenti alla sede centrale svizzera.
Quell’informazione che affronta i temi scomodi: legami fra mafia e politica, sodalizi con personaggi tipo Dell’Utri, emergenza rifiuti e terremoto, dossieraggio e macchina del fango (scaletta di Fazio e Saviano). La causa è evidente: l’informazione che vigila sul potere – in particolare quello di re Silvio – va stroncata. Il danno è dei telespettatori e del servizio pubblico: Annozero e Report (con il loro boom di ascolti) garantiscono introiti salvifici per la Rai, mentre lo stesso avrebbe fatto il programma di Fazio e Saviano, il quale già ha esaurito gli spazi pubblicitari a disposizione.
La tecnica di censura è identica: mettere gli autori e i protagonisti nella condizione di non poter più lavorare sotto i colpi della burocrazia, diciamo anche dell’omicidio professionale con carta da bollo. Contratti volontariamente non firmati o l’imposizione di regole interne su improbabili contraddittori da dover garantire, ma anche una costante polemica e frequenti ricorsi a Commissioni e autority prima e dopo la trasmissione (Annozero).
Scuse economiche che coprono ragioni politiche (Vieni via con me): gli ospiti cancellati da Masi a poche settimane dal debutto perché troppo alti i loro compensi (veramente Benigni era disposto a partecipare anche gratuitamente, veramente la presenza di una star mondiale come Bono dovrebbe dar lustro all’azienda), ma anche spostamenti di messa in onda (alla fine è stato imposto il lunedì, in contemporanea con il Gf). Purtroppo la verità è un’altra e lo è da troppo tempo. Almeno 16 anni. La censura riguarda il contenuto televisivo: quel Paese reale e quella reale politica che Berlusconi, leader della realtà immaginaria e pubblicitaria da regime, vorrebbe oscurare per incassare consenso dopato, frutto di una narcolessia sociale.
Riguarda anche l’occhio vigile dell’informazione sul potere che, quando è limpido, si lascia guardare, ma quando è opaco cerca di sfuggire. Così Romani dimostra di esser rimasto fedele a se stesso: pensa ancora di essere una mente prestata agli affari Mediaset e alla tutela del capo, nonostante sia ministro dello Sviluppo con compiti delicati, come quello del rinnovo del contratto di servizio Rai. Quando dismette questi panni, il massimo che riesce a produrre è la promessa di una nuova centrale nucleare in Lombardia. Così non sappiamo in quale ambito relegarlo perché sia meno dannoso. Masi è l’uomo di sempre, quello delle intercettazioni dell’inchiesta di Trani che riceve le telefonate del premier che gli chiede di realizzare il confino dall’etere di Santoro.
E quelle di sempre restano le domande: sig. Presidente, che cosa può dirci dei rifiuti e degli appalti, di Dell’Utri e cosa nostra, della oscura macchina del fango che coinvolge il suo giornale di famiglia? E delle offshore di cui si è servito e si serve (oltre 60) oppure dell’immobiliarismo rampante in cui si è lanciato ad Antigua, cosa può dirci sig. Presidente? Intanto strangola l'informazione libera e le coscienze del paese le stordisce con il bromuro delle sue tv, quelle della realtà che non esiste, o meglio esiste solo nella mente del regime. Il suo.