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Presentato a Niscemi l’Osservatorio permanente sulla legalità 

di Giovanni Tizian

Un Osservatorio permanente per la legalità. E’ l’ultima iniziativa messa in campo dall’Amministrazione comunale di Niscemi il cui sindaco, Giovanni Di Martino, ha fatto della lotta alle cosche uno dei punti cardine del suo mandato. E continua a proporre idee e progetti nonostante l’intimidazione subita il 17 settembre scorso. Volti ignoti hanno incendiato l’auto di Di Martino per avvertirlo che cosche e “compari” non hanno digerito gli ultimi provvedimenti messi in campo per salvaguardare l’economia legale di Niscemi dall’inquinamento diffuso della mafia niscemese. La tracciabilità delle forniture, introdotta con le “White List”, ha scosso gli equilibri mafiosi segnando uno spartiacque, dalla quiete all’attacco frontale. “White List” che sono state applicate ad un grosso appalto i cui lavori stanno per cominciare. Non si arrende il sindaco di Niscemi – subentrato a tre anni di commissariamento per mafia, il secondo che ha riguardato la cittadina del nisseno – e, caparbio, ha lanciato l’Osservatorio per la legalità, un protocollo firmato a giugno e inaugurato il 18 ottobre scorso.

“Con questo progetto – spiega Giovanni Di Martino – ci proponiamo di incoraggiare ogni forma di lotta non violenta e di opposizione contro ogni manifesta e occulta infiltrazione illegale e malavitosa sul territorio e nelle istituzioni”. L’Osservatorio ha come finalità lo sviluppo di una cultura del partenariato istituzionale e sociale nella pratica della pubblica amministrazione, per favorire l’affermarsi dei principi di legalità e di giustizia sociale, dei diritti e dei doveri di cittadinanza così che mai nessuno, sia lasciato solo nella lotta per la legalità democratica contro le mafie.

Tra i principi statutari c’è anche il progetto di elaborare modelli di interpretazione e di conoscenza dei temi dello sviluppo socio economico e culturale, al fine di ricostruire le dinamiche storiche che nel tempo hanno determinato il radicamento del fenomeno mafioso. “Stidda e Cosa nostra – spiega Lirio Conti, Gip presso il tribunale di Gela – per anni si sono contese questo territorio e Niscemi, è stata sicuramente terra di innumerevoli omicidi. I collaboratori di giustizia che, dopo 20 anni, a Niscemi hanno parlato, hanno dipinto una terra fortemente martoriata dai fenomeni mafiosi. L’Osservatorio è un buon punto di partenza, dove potere analizzare la storia giudiziaria di questo territorio e avviare importanti percorsi di mutamento”. Tra i propositi del neonato ente c’è, infatti, l’obiettivo di predisporre una mappatura dell’economia locale per elaborare modelli finalizzati all’individuazione dei settori maggiormente a rischio: usura ed estorsione. In questo modo si avvierà la possibilità di incoraggiare azioni comuni di collegamento tra associazioni, enti, persone impegnati, sia territorialmente che a livello nazionale, in un progetto di legalità e cittadinanza attiva”. Il magistrato ha ricordato la confusione che riguarda la competenza tra distrettuali antimafia. Niscemi, per ragioni geografiche rientra nella competenza del Tribunale di Caltagirone e ha come riferimento la Dda di Catania. “Il paradosso è che la città che rappresento è in provincia di Caltanissetta e le attività investigative per competenza vengono svolte dalle forze di polizia che fanno capo a questa provincia”. Una questione di non poco conto che fa traballare l’efficacia della Giustizia sul territorio niscemese.

“Uno strumento importante per la città di Niscemi – spiega Giusy Aprile, responsabile di Libera Siracusa –. La via obbligata per l’affermazione della legalità passa attraverso le amministrazioni comunali che, attraverso i propri atti sono in grado di tirare fuori le contraddizioni che consentono la partecipazione collettiva alla cosa pubblica. Uno strumento fondamentale di contrasto ai fenomeni mafiosi”.

Per il raggiungimento di questi obiettivi l’Osservatorio opererà su più versanti: con la pubblica amministrazione per ridurre nodi ed inefficienze, per una politica dell’occupazione, per il risanamento ambientale e per sottrarre manodopera alla criminalità. Con la società civile attraverso politiche ed azioni di sviluppo dal basso; con la scuola, prima ed insostituibile risorsa per l’educazione alla legalità. A questo si aggiunge l’importante cooperazione con il mondo produttivo, disposto a denunciare il racket delle estorsioni, nella stessa direzione anche la collaborazione con la Consulta giovanile. Lo scopo è quello di accrescere il protagonismo dei giovani, quale strumento deterrente, nei confronti della devianza minorile. Infine, il percorso dell’Osservatorio permanente per la legalità, prevede la collaborazione con tutte quelle associazioni, enti locali e singoli impegnati in un progetto di legalità contro i fenomeni malavitosi, nei diverso aspetti della vita civile, sociale, politica, economica e culturale.

A Niscemi gli affari delle cosche sono disturbati dalla determinazione di amministratori determinati a non lasciare campo ad ambiguità. Un esempio di buona politica in un Paese dove la “malapolitica” è questione quotidiana.

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