Site icon archivio di politicamentecorretto.com

BANCA D’ITALIA: SALE LA DISOCCUPAZIONE, MALE L’ECONOMIA

Autore Sandro Trento

Pochi giorni fa sono usciti nuovi dati e analisi della Banca d’Italia. Sono dati molto preoccupanti: la disoccupazione è arrivata all’11% se teniamo conto dei cassaintegrati e delle persone che sono scoraggiate e quindi non cercano lavoro. Si tratta di un fenomeno molto più esteso al Sud che non in altre aree del Paese e il tasso di disoccupazione tra i giovani, supera il 33%; significa che un giovane su tre è senza lavoro. Le imprese che hanno dichiarato nei sondaggi di non volere assumere lavoratori superano significativamente quelle che nel prossimo trimestre intendono fare nuove assunzioni.

Il fenomeno nuovo, potremmo dire, è che la disoccupazione oramai comincia a colpire in maniera molto sensibile anche i lavoratori a tempo indeterminato. Quindi non soltanto i giovani precari, ma anche le persone che fino a poco tempo fa avremmo detto “con il posto sicuro”.
Hanno perso il lavoro nel secondo trimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quasi 200mila persone. Complessivamente la Cassa Integrazione Guadagni è aumentata rispetto al trimestre precedente di quasi il 10%, per l’esattezza il 9,8%.

Si tratta quindi di dati tutti molto preoccupanti, che ci dicono che la crisi non è ancora finita, che c’è ancora in corso una situazione molto difficile sul mercato del lavoro. La Banca d’Italia stima che quest’anno la nostra economia crescerà dell’1,3%. Per avere un’idea, la Francia, sempre nel 2010, crescerà dell’1,9 e la Germania, addirittura, del 4, 2%.

Di fronte a questi dati così preoccupanti, il Governo è sostanzialmente fermo, e il dibattito tra Berlusconi e Fini continua ad essere incentrato su misure che interessano personalmente il capo del Governo.

Noi invece vorremmo che in questa situazione così difficile, venisse lanciato un piano di sostegno alle famiglie più povere, prese misure a sostegno dei giovani precari, interventi finalizzati al rafforzamento della nostra capacità innovativa e per la ricerca. Diciamo anche basta con i tagli all’Università e alla Cultura attuati da questo Governo negli ultimi tempi.

Exit mobile version