Al nord la mafia non esiste? Eppure una collaboratrice di giustizia viene sciolta nell’acido

A Milano Lea Garofalo è stata rapita e assassinata dal suo ex compagno. Il PD: “Solo uno Stato presente ed efficace può davvero sconfiggere le mafie: servono risorse e non la propaganda del governo”

Uccisa dall'ex convivente perché aveva deciso di collaborare con la gli inquirenti. È una storia che si ripete quella di Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia scomparsa a Milano circa un anno fa, è stata assassinata e sciolta in 50 chilogrammi di acido in un terreno a San Fruttuoso, vicino a Monza. Movente, le dichiarazioni rese dalla donna sull'omicidio di Antonio Combierati elemento di spicco della criminalità calabrese. E' il contenuto della richiesta di custodia cautelare in carcere firmata dal gip milanese Giuseppe Gennari e notificata dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano a sei persone, tra cui l'ex convivente della donna Carlo Cosco e Massimo Sabatino (entrambi già in carcere).

La donna aveva già subito un attentato, ma dall’aprile 2009 era uscita dal programma di protezione dei testimoni.

Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati PD, “La ‘ndrangheta è ovunque e usa le sue armi barbare al Sud come in una via centralissima di Milano. Oggi, mentre commentiamo l’esecuzione di Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia che, secondo le parole del sottosegretario Mantovano, aveva rinunciato alla protezione, mi viene ancora una volta in mente che la propaganda dell’esecutivo sulla criminalità sconfitta o relegata nel Mezzogiorno è e resta tale”.
“Da meridionale – continua la Calipari – mi viene da considerare che nella recrudescenza e nel rafforzarsi della ‘ndrangheta calabrese, stiano per aprirsi anche degli spiragli di speranza con magistrati e forze dell’ordine seriamente impegnati e per questo sotto tiro e con donne che rompono il silenzio e l’omertà di questa organizzazione criminale. Soltanto uno Stato presente ed efficace può davvero sconfiggere la ‘ndrangheta, la mafia, la camorra. E per questo servono risorse e non propaganda di questo governo”

La capogruppo del Pd nella commissione Antimafia, Laura Garavini, pone l’accento sulle responsabilità dello stato nei contronti di Lea Garofalo: “Lo Stato aveva un solo dovere: garantire la sua sicurezza. Questo non è avvenuto, probabilmente per più di un errore. Quello che oggi colpisce nel leggere le parole del sottosegretario all'Interno Mantovano è vedere come la morte di una persona, uccisa solo perché aveva denunciato la mafia, non meriti neppure una parola di rammarico per il fallimento, oggettivo, dello Stato”. Sulla mancata protezione si è espresso anche il Consiglio di Stato, dando ragione a Lea Garofalo, continua la Garavini: “Sembra esserci l'ennesima forzatura delle regole nella gestione del Comitato Centrale del Ministero dell'Interno che ha contraddistinto tante altre vicende che hanno riguardato sia testimoni che collaboratori, forzature che sarà bene chiarire anche in Commissione Antimafia”.

Per Emanuele Fiano, presidente del Forum Sicurezza del Pd, commenta, questo omicidio e la barbara modalità con cui ci si è disfatti del corpo: “Ci dice che lo Stato non deve abbassare la guardia. Sarebbe opportuno – prosegue Fiano – che il governo, e i ministri sempre pronti a dichiarare ed a bearsi degli arresti compiuti grazie al lavoro di magistrati e uomini delle forze dell'ordine, prendessero spunto da questo scioccante episodio per riaffermare sempre e con forza la cultura della legalità. Berlusconi la smetta di attaccare Saviano e “la Piovra”; la smetta di delegittimare la magistratura e di far approvare norme come lo scudo fiscale. Si annullino subito – continua Fiano – i vergognosi tagli alle
risorse del comparto sicurezza che indeboliscono la lotta alla criminalità e mettono in pericolo le forze dell'ordine. La criminalità organizzata in Italia ha oggi una capacità di penetrazione nella società, nell’economia e nella politica come forse non era mai accaduto. Si approvino rapidamente i
provvedimenti di legge antiriciclaggio e anticorruzione che più di molti proclami possono favorire il lavoro così difficile della magistratura antimafia.”

Walter Veltroni, membro “La barbara esecuzione di Lea Garofalo, conferma che la criminalità organizzata nel Paese è più forte che mai: le organizzazioni mafiose e i loro legami politico-finanziari dominano anche al Nord. Berlusconi la smetta di dire che il suo governo ha sconfitto le mafie: dia ai magistrati gli strumenti necessari e revochi i tagli alle forze dell'ordine impegnate ogni giorno in prima linea.”

Per Pina Picierno, deputata PD: “Il barbaro omicidio deve far riflettere profondamente le istituzioni. Le organizzazioni criminali sono ancora in grado di raggiungere e uccidere ovunque chi ha avuto il coraggio di rompere il muro di omertà, prelevando la giovane donna in pieno centro a Milano e uccidendola senza pietà. Lea Garofalo era entrata e poi uscita dal programma di protezione dello Stato. Oltre a rafforzare la legislazione esistente nel contrasto alle mafie e a ribadire sempre con coerenza il pieno sostegno a magistrati e forze di polizia impegnati in prima linea, è necessario assicurare a chi collabora e testimonia contro le mafie programmi di protezione che garantiscano non solo la sicurezza personale, ma anche la dignità nelle condizioni di vita e lavoro. Ci auguriamo che dopo questo omicidio efferato le istituzioni tutte assumano questo punto come una priorità da affrontare prima possibile nelle aule del Parlamento”

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