Autore Sonia Alfano
La Commissione Parlamentare Antimafia si sta occupando di “stanare” gli indegni eletti alle ultime elezioni amministrative, e Pisanu ha già lanciato l’allarme sottolineando che “l’immagine complessiva che se ne ricava è che la disinvoltura nella formazione delle liste sia molto più allarmante di quella che noi abbiamo immaginato. Sono liste gremite di persone che non sono certo degne di rappresentare nessuno”.
Una dichiarazione molto pesante, anche in virtù del fatto che a dirlo non è un noto comunista o un affermato giustizialista ma Giuseppe Pisanu, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia e tesserato PDL. Le ultime elezioni dimostrano che il codice di autoregolamentazione per le elezioni approvato alla Camera lo scorso febbraio è stato in troppi casi disatteso, e quindi evidentemente non basta.
In un articolo pubblicato su Repubblica la scorsa settimana, Roberto Saviano scrive che “il codice etico elettorale viene sbandierato quando si è molto lontani dalle elezioni e poi dimenticato quando bisogna candidare chi ti porta i voti”. Non si parla di sospetti e non si tratta di complottismo: ci sono i dati. E sono semplicemente agghiaccianti.
La verità è che bisogna cambiare registro, è indispensabile fare in modo che quantomeno chi è stato condannato per reati gravi non sia candidabile. In questo senso i partiti hanno dimostrato per l’ennesima volta di non essere in grado di garantire ai cittadini candidature “degne”. Non sono stati in grado di sviluppare alcun senso legalitario, e probabilmente non lo saranno nemmeno in futuro se i cittadini non si faranno carico della responsabilità di farsi sentire e pretendere che il “sistema” cambi. E’ arrivato il momento. Nonostante i partiti, soprattutto quelli italiani, sembrino essere “restii” all’approvazione di norme che contrastino la presenza di “indegni” all’interno delle istituzioni, stiamo portando avanti dentro e fuori le aule del Parlamento Europeo la battaglia per ottenere l’incandidabilità di chi è stato condannato in via definitiva per reati che lo rendono incompatibile con lo svolgimento di un così delicato ruolo nelle istituzioni. Insieme a Rita Borsellino, Rosario Crocetta e Eva Joly abbiamo lanciato una dichiarazione scritta per fare prendere una posizione su tale argomento al Parlamento Europeo. Per sostenere questa battaglia, ormai giunta alle sue battute finali, stiamo promuovendo una petizione con la quale chiediamo, in vista delle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2014, una revisione dell’Atto riguardante le elezioni dei rappresentanti che includa il seguente testo: “I candidati alle elezioni europee non devono essere stati condannati per corruzione, reati contro la pubblica amministrazione, incitamento al razzismo o per reati riconducibili a rapporti con le mafie, la criminalità organizzata e il terrorismo“.
In questa maniera gli Stati membri saranno tenuti ad adottare tale modifica e a ratificarla prima del 2014, così che i cittadini già alle prossime elezioni europee potranno avere una maggiore fiducia nelle istituzioni europee e nella qualità dei candidati.
Per raccogliere le firme necessarie, però, serve la collaborazione di tutti. Per questo motivo vi chiedo non solo di firmare la petizione e di inviare una mail ai deputati europei per chiedere di firmare la dichiarazione scritta nr. 59, ma anche di inserire il banner dell’iniziativa sui vostri siti o blog e di diffondere l’iniziativa il più possibile. Grazie a tutti!