Fini a Napoli: il ritorno della speranza

di Marco Cipriano

La destra italiana ha ritrovato il suo leader indiscusso. «Forse siamo stati un po’ troppo prudenti. Dovevamo fare prima la scelta che abbiamo fatto» Con queste parole, pronunciate da Gianfranco Fini a Napoli il 15 ottobre, si chiude definitivamente la parentesi nel Pdl, e si riparte da «un’assunzione di responsabilità». Un progetto ambizioso, Fini disegna come dovrà essere Fli, quindi la destra italiana del terzo millennio «un movimento d’opinione che sappia produrre risposte di qualità ai problemi della gente». Fli non intende essere il paladino del Sud, nessuna contrapposizione con la Lega, ma deve essere il collante per sanare una frattura che fa male al Paese, la collocazione geopolitica del neo movimento è la Patria, la linea è quella di una politica autenticamente nazionale, che possa riequilibrare le sorti di tutti gli italiani.
Le parole di Fini hanno colto nel segno. Tutti i napoletani, che si sentono prima cittadini d’Italia e poi d’Europa hanno facilmente compreso che una lega sud, sarebbe una sciocchezza. Non si può più pensare al “campanile”. Bisogna comprendere, che la stessa Europa inizia ad apparire troppo piccola, oggi, nell’era della globalizzazione. Parlare ancora, ed oltre, di neo razzismo ed egoismo geografico, servirebbe esclusivamente ad indebolire l’Italia e quindi il sud dell’Europa, perché piaccia o non piaccia ai signori del nord, per gli europei l’intera Italia è sud.
Se per il vecchio continente la Francia ha sempre rappresentato il faro ideologico, per il sud Italia lo scettro appartiene al capoluogo campano, quindi inevitabilmente le sorti di metà dello stivale, passano per Napoli, “capitale del mezzogiorno”. Ma Napoli può cambiare? Si, se cambia la mentalità, se si cancella la rassegnazione, se si evita di pensare che la città possa essere il porto franco della giustizia. I confini tra legalità ed illegalità si sono troppo assottigliati, occorre ripristinare il concetto di “sanzione” e di certezza della pena, che non vuole dire repressione, ma libertà. Personalmente penso che il federalismo fiscale sia l’ultima occasione che abbiamo per riscattarci, per iniziare a vivere, o meglio rivivere da cittadini e non da sudditi. La possibilità, questa volta concreta, di rialzarci e camminare con le nostre gambe non può e non deve passare inosservata. Per tanto, troppo, tempo siamo stati il “problema” nazionale, il celeberrimo mezzogiorno. Un sud bistrattato, maltrattato ed offeso, che ha visto imprenditori spregiudicati, politici inefficienti e malavita, padroni di un territorio privo di giustizia. La loro mano tesa è stata riempita di danaro che non ha mai, però, soddisfatto i nostri bisogni. I soldi che giungevano, e ne sono giunti tanti, sono stati utilizzati per altro, per altri, per tutto, ma non per Napoli. La rassegnazione, l’indifferenza, il menefreghismo di un popolo stanco, ha fatto il resto.
Quella che fu la capitale del regno delle due Sicilie, e quella che dovrebbe essere la terza città d’Italia è irriconoscibile. Anni di cattiva amministrazione, l’hanno condotta al fallimento. Retorico elencare i problemi all’ombra del Vesuvio, sarebbe come enunciare una triste poesia, riaprire un’inutile ferita.
Basta lacrime, basta assistenzialismo, il futuro è nell’emancipazione nel diventare tutto quello che oggi non siamo. Napoli, ed il sud, hanno l’occasione di poter ripartire, il capoluogo campano può sfruttare l’occasione delle prossime amministrative per tagliare l’ultimo filo che la lega ad un passato di ombre, ma ciò da solo non basta. Occorre che cambi la mentalità, occorre che i cittadini capiscano che ora abbiamo le chiavi della cassa, e dobbiamo saperla gestire. Come? Magari nel ritrovare la vocazione turistica, per troppi anni mortificata da un’industria che ha inquinato l’inquinabile. Ora è il momento di sfruttare le nostre potenzialità, di valorizzare la nostra tradizione, la cultura, rimpossessarci della città, ritrovare il clima e l’unicità del sud, viverlo nelle sue sfumature e nella sua antica tradizione.
Lo stupore degli studenti di oggi nel sapere cosa fu Napoli, vorrei pervadesse i giovani delle prossime generazioni sfogliando un libro di storia, leggendo quello che oggi è il nostro presente, sperando che per loro sia un passato lontano, così lontano, da affermare meravigliati «Ma davvero Napoli era ridotta così?»

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy